Statuto, Articolo 37: appello all’Ars contro la truffa dello Stato

Un appello all’Ars per scongiurare la truffa che lo Stato italiano sta confezionando in danno della Sicilia sulla presunta attuazione dell’articolo 37 dello Statuto.

L’iniziativa è dei Comitati apartitici “La Sicilia e i Siciliani per lo Statuto” e “I Cittadini Siciliani per lo Statuto:

 “In seguito alla vicenda della proclamata imminente attuazione dell’articolo 37 dello Statuto di Autonomia della Regione Siciliana-che permetterebbe alla stessa di incassare dalle imprese che hanno stabilimenti e impianti nell’Isola ma la sede legale altrove,le imposte per la quota del reddito da attribuire a tali impianti – dopo riunioni di mobilitazione in tutta la Sicilia, i Comitati apartitici ‘La Sicilia e i Siciliani per lo Statuto’ e ‘I Cittadini Siciliani per lo Statuto’, rappresentativi di migliaia di cittadini che hanno guardato con tanta speranza il nascere del nuovo governo regionale e apprezzato le ferme prese di posizioni espresse in più occasioni dal presidente Crocetta a salvaguardia dello Statuto siciliano ed a tutela dell’Istituto autonomistico, hanno deciso-come si legge in un comunicato-di far pervenire a tutti i capigruppo delle forze politiche rappresentate all’ARS, ai Presidenti dell’ARS e della Regione ed al Governo Regionale, un documento per mezzo del quale si chiede che nel decreto attuativo dell’articolo in questione – che il Governo Italiano stilerà nei prossimi giorni di comune accordo con la Regione Siciliana vengano inseriti alcuni punti di fondamentale importanza per la tutela delle prerogative sancite dallo Statuto della Regione Siciliana.

L’ultimo decreto con il quale vengono “concessi” 50 milioni di euro alla Regione Siciliana presenta, riteniamo, non poche lacune e zone d’ombra. Leggendo attentamente il decreto, infatti, ci si accorge che la somma di denaro-comunque irrisoria e non adeguata (50 mln? Più o meno?) -concessa dallo Stato alla Regione per mezzo dell’articolo 37, le sarebbe tolta da altri contributi; inoltre, si darebbe un colpo di spugna sul “maltolto” che lo Stato, dal 1947 al 2012, ha indebitamente prelevato dalle casse regionali. Inaccettabile.

Ci permettiamo di ricordare che lo Statuto Siciliano è parte integrante della Costituzione Italiana e come tale va rispettato e riconosciuto e non può essere oggetto di macchinazioni che mirino a minarne in ogni possibile occasione le caratteristiche e le prerogative fondanti”.

Questo il testo dell’appello rivolto  ai capi gruppo parlamentari all’Assemblea Regionale Siciliana:

I Comitati “La Sicilia e i Siciliani per lo Statuto” hanno avuto notizia a mezzo stampa del fatto che l’attuazione dell’art. 37, vitale per l’economia siciliana, a parte una discutibilissima norma transitoria che eroga per il 2013 alla Sicilia la somma irrisoria di 49 milioni, peraltro tolta da altrettanti trasferimenti in conto capitale DOVUTI dallo Stato alla Sicilia, e quindi con un gioco a somma zero,per il futuro sarebbe affidata ad un decreto che di concerto il Ministero dell’Economia e l’Assessorato Regionale all’Economia dovrebbero produrre nei trenta giorni successivi all’emanazione del Decreto principale.

A nostro avviso in questo decreto si gioca il futuro della Sicilia e su questo i Siciliani pretendono il rispetto della loro dignità e dei diritti previsti dallo Statuto.

Per questo chiedono formalmente l’impegno di tutti i gruppi parlamentari nell’approvare una Mozione che impegni il Governo della Regione a non accettare alcun concerto con lo Stato in cui siano violati i diritti sanciti nello Statuto siciliano e, più precisamente, chiedono che pubblicamente si impegnino a far ogni mossa politica in loro possesso affinché il decreto attuativo definitivo abbia almeno il seguente contenuto:

1. Dal 2014 l’attribuzione del gettito per le imposte sui redditi d’impresa per soggetti che non sono residenti in Sicilia non sia affidato a calcoli presuntivi dello Stato ma ad automatismi che leghino questo gettito o in maniera analitica alla tenuta di una completa contabilità separata per i rami d’azienda esistenti in Sicilia o, in maniera sintetica, attraverso un’attribuzione virtuale al territorio
della Sicilia di un reddito calcolato al 50 % in relazione ai ricavi e al 50 % in relazione a definite classi di costi aziendali che abbiano avuto la loro manifestazione finanziaria nell’Isola.

2. Che il “simmetrico passaggio di competenze” dallo Stato alla Regione avvenga nei limiti di quanto previsto costituzionalmente dal primo comma dell’art. 20 dello Statuto siciliano: una volta esaurite le funzioni proprie della Regione e degli enti locali da questa vigilati, il maggior gettito deve restare integralmente in Sicilia senza alcuna compensazione. E’ impensabile che la Sicilia, una volta che non riceva più nulla dallo Stato, debba “pagare” ancora questo per le imposte che maturano nel proprio territorio.

3. Che da queste funzioni da “passare” alla Sicilia siano espressamente escluse tutte quelle prestazioni assistenziali e previdenziali che oggi sono erogate da istituti parastatali che a tale titolo negli anni hanno percepito i relativi contributi e dispongono di un patrimonio immobiliare acquistato con i contributi stessi. La Sicilia, in mancanza di passaggio con capitalizzazione, di tutti i contributi versati dagli aventi diritto e in mancanza di passaggio di tutto il patrimonio degli enti previdenziali e assistenziali presente nell’Isola, non si può e non si deve fare alcun carico di questo tipo
di spese.

4. Che tutti gli uffici finanziari periferici dello Stato passino contestualmente alle dirette dipendenze della Regione siciliana, ivi compresa la Polizia tributaria che dovrà quindi essere trasformata in un Corpo regionale, affinché la Regione assuma il pieno controllo del gettito maturato e riscosso in Sicilia senza più alcuna riserva o accantonamento a favore dello Stato se non nei limiti di quanto previsto espressamente dal secondo comma dell’art. 36.

5. Che dopo aver ottenuto i dati del maggior gettito conseguente a questa riforma relativi al 2014 ed aver disposto i relativi passaggi di competenze e spese alla Regione, ogni successiva variazione,in più o in meno,del relativo gettito non sia più oggetto di alcuna
compensazione da parte dello Stato.

Qualora la riforma non avesse i sopra elencati requisiti, sarebbe soltanto una vera e propria truffa che non potrà mai essere accettata dai Siciliani.

I Siciliani chiedono che, contestualmente nella mozione, si chieda
non solo l’elaborazione di un decreto attuativo che abbia le superiori caratteristiche, ma anche un documento che impegni il Governo ad una piena attuazione del dispositivo finanziario dello Statuto e, più precisamente, che:

1. Il demanio e il patrimonio statale, ivi compresi i benefici economici e tributari delle acque territoriali, passi immediatamente e di diritto alla Regione, con la sola esclusione del demanio militare
fino alla sua eventuale smilitarizzazione.

2. Tutte le imposte, tasse ed entrate pubbliche, ad eccezione di quelle previste dal secondo comma dell’art. 36, siano “regionalizzate” alla pari di quanto previsto per le imposte sui redditi di cui all’art.37 e attribuite alla Regione; il passaggio simmetrico di competenze avvenga con gli stessi criteri.

3. Sia data alla Regione la possibilità di modificare le imposte, tasse ed entrate pubbliche di cui al punto precedente nel solo rispetto della Costituzione e degli obblighi internazionali, come previsto dall’art. 36.

4. Non sia più previsto, sulle entrate di cui ai punti precedenti, alcun “accantonamento” a favore dell’erario per nessuna ragione.

5. Si disponga sulle entrate di cui al secondo comma dell’art. 36, e segnatamente sulle accise petrolifere, una compartecipazione (ai sensi dell’art. 119 della Costituzione) alla Regione ed ai Comuni di almeno il 50 %, con contestuale passaggio di funzioni dallo Stato, questa volta ai sensi del secondo comma dell’art. 20, a partire dalla Polizia,e non escludendo alcuna funzione statale all’infuori di quella della difesa. Il maggior gettito che residuasse resterebbe senza compensazione alcuna.

6. Ripristino dei trasferimenti ex art. 38 dello Statuto collegandoli a base giuridica certa ed automatica, secondo il dettato letterale dello Statuto, con contestuale rinuncia, da parte della Sicilia, del fondo di perequazione per le aree a ridotta capacita impositiva di cui all’art. 119 della Costituzione.

I Cittadini Siciliani

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