Se nei supermercati spariscono le uova…

 

Il bisogno, si sa, aguzza l’ingegno. Soprattutto quando di mezzo c’è la fame. Non la fame di denaro, alla quale ha fatto riferimento oggi, nell’omelia della domenica delle Palme, Papa Francesco, invitando gli uomini a non essere avidi di soldi. E nemmeno la “fame di vento” richiamata dall’Ecclesiaste (in genere si parla di vanità, ma Guido Ceronetti, nella sua bellissima traduzione, parla di “fame di vento”).

Noi, in questo caso, molto più sommessamente, facciamo riferimento alla fame in senso stretto: la fame dei poveri, la fame di tanta gente, una fame purtroppo in aumento a causa delle politiche dissennate dell’Unione Europea e del Governo Monti.

Insomma, la fame di chi non ha i soldi per mangiare. Di chi deve riuscire a mettere d’accordo il pranzo con la cena.

Di questa fame ci è capitato, per ben due volte, di verificare, in presa diretta – come possiamo chiamarli? – i morsi.

La prima volta, tornando a casa e sistemando la spesa, in una confezione di sei uova ne abbiamo trovate cinque. Cose che capitano, abbiamo detto. Veramente, anche la prima volta, un leggero retropensiero era passato tra i nostri neuroni: di solito, nelle confezioni, le uova si possono trovare rotte, ma un vuoto…

La seconda volta è successo al supermercato. Abbiamo infilato nel carrello la solita confezione di uova. Quasi senza farcicaso, spostandola, ci siamo accorti che mancava un uovo.

Che dire? Nei supermercati, è noto, è difficile rubare. All’uscita, se non hai pagato anche un solo prodotto, zact!, ti ‘sgamano’ con il suono del sistema antitaccheggio.

Forse sfilando un solo uovo e infilandolo in borsa o in tasca il sistema antitaccheggio viene eluso? Non lo sappiamo. Però è molto triste dovere constatare che, ormai, tra tasse, disoccupazione, euro e Unione Europea la gente è costretta, per campare, a sfilare le uova singole nei supermercati. Altri che “fame di vento”!. Questa è fame a tutti gli effetti.

 


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Il bisogno, si sa, aguzza l’ingegno. Soprattutto quando di mezzo c’è la fame. Non la fame di denaro, alla quale ha fatto riferimento oggi, nell’omelia della domenica delle palme, papa francesco, invitando gli uomini a non essere avidi di soldi. E nemmeno la “fame di vento” richiamata dall’ecclesiaste (in genere si parla di vanità, ma guido ceronetti, nella sua bellissima traduzione, parla di “fame di vento”).

Il bisogno, si sa, aguzza l’ingegno. Soprattutto quando di mezzo c’è la fame. Non la fame di denaro, alla quale ha fatto riferimento oggi, nell’omelia della domenica delle palme, papa francesco, invitando gli uomini a non essere avidi di soldi. E nemmeno la “fame di vento” richiamata dall’ecclesiaste (in genere si parla di vanità, ma guido ceronetti, nella sua bellissima traduzione, parla di “fame di vento”).

Il bisogno, si sa, aguzza l’ingegno. Soprattutto quando di mezzo c’è la fame. Non la fame di denaro, alla quale ha fatto riferimento oggi, nell’omelia della domenica delle palme, papa francesco, invitando gli uomini a non essere avidi di soldi. E nemmeno la “fame di vento” richiamata dall’ecclesiaste (in genere si parla di vanità, ma guido ceronetti, nella sua bellissima traduzione, parla di “fame di vento”).

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