Le ‘verità’ di un carabiniere scomodo

Vi raccontiamo la storia di un appuntato dei Carabinieri costretto a sottostare a vessazioni psicologiche e a ritorsioni per aver denunciato della pratiche illegali commesse da alcuni colleghi e superiori.

Si chiama Agostino De Pasquale (nella foto a destra, tratta da affaritaliani.libero.it) alle spalle una storia di mobbing, umiliazioni e angherie varie. E una lotta contro un sistema ingiusto in cui tutt’ora si imbatte giornalmente, come un marchio che segnerà la sua vita pubblica e privata, le sue scelte e il suo lavoro. La sua storia la racconta al quotidiano online Affaritaliani.it.

Tutto ha inizio nel 1985, quando De Pasquale, originario di Marsala, prestava servizio di vigilanza presso la Banca d’Italia di Trapani. Il regolamento prevedeva l’obbligo da parte dei sottufficiali di presenziare durante i cambi di servizio e di monitorare l’entrata e l’uscita dei militari che si davano il turno. Le chiavi in loro possesso poi dovevano essere riportate al comando provinciale.

Una mattina si verificò qualcosa di inconsueto e fuori dall’ordinario. I militari si ritrovarono in possesso di un duplicato di chiavi all’interno della Banca d’Italia, fatto probabilmente da due marescialli e da un brigadiere. L’esistenza di seconde chiavi non era prevista, proprio per evitare che qualcuno potesse farne abusivamente delle altre copie e metterle nelle mani di qualche sconosciuto.

Ma, a quanto pare, questo era un ‘metodo’ per ‘snellire’ le mansioni dei superiori, per evitare che questi dovessero sorvegliare le entrate e le uscite dei militari e per far sì che si potessero svincolare prima, senza dover attendere per forza l’arrivo del collega successivo.

Inutile fu il tentativo di De Pasquale, di denunciare l’accaduto al proprio Capitano. Dinanzi alla sua indifferenza, preferì infatti consegnare il mazzo di chiavi al direttore della Banca, pensando di aver fatto la cosa più giusta.

Per i due marescialli inizierà un lungo processo che li vedrà imputati a una condanna avvenuta solo nel 1998, quando i due non erano più in servizio. Altri, proseguiranno la loro normale attività come se non fosse accaduto nulla.

Invece, per De Pasquale, inizierà un lungo calvario: verrà mobbizzato dai suoi stessi colleghi, nonché superiori e tormentato da una serie di angherie, abusi d’ufficio e sopraffazioni.

Il suo lavoro sarà minato da diverse sanzioni disciplinari: gli verranno affidati altri incarichi e verrà sottoposto a un primo trasferimento a Palermo come scorta ai magistrati, in un momento delicato in cui avvenivano frequenti attentati mafiosi.

Verrà sottoposto a snervanti e continue trasferte nelle regioni più disparate. Nel 1987 verrà trasferito senza un vero motivo a Mazara del Vallo. Qui, De Pasquale, per tutta risposta, subirà una controdenuncia da parte dei suoi superiori, poiché erano stati accusati dallo stesso di correità con la criminalità.

Si ebbe riscontro di ciò nell’individuare alcune attività di un brigadiere mosse a commettere degli illeciti insieme a noti personaggi malavitosi.

Da questo momento, per l’onesto carabiniere inizierà una lunga battaglia giudiziaria per difendersi da alcuni provvedimenti penali a suo carico, costruiti ad hoc per colpirlo.

Sarà accusato di abusi sessuali nei confronti di una donna e verrà ricoverato in una clinica psichiatrica perché considerato mentalmente instabile e depresso.

Non è finita qui. L’uomo si troverà circuito dai suoi stessi persecutori in una ragnatela incessante di soprusi e violenze psicologiche: tant’è che verrà spedito in Sardegna e tenuto ‘sotto controllo’ poiché ritenuto non idoneo.

“Mi volevano far dichiarare pazzo, sottoponendomi anche a visite psichiatriche. Non ce la facevo più – ha dichiarato De Pasquale dopo un lungo sfogo -. In questi anni ho speso più di mille euro in raccomandate inviate alle varie istituzioni senza ricevere mai una risposta. Ho manifestato anche davanti al Quirinale”.

Le ritorsioni continuano e l’uomo subirà 13 processi finiti tutti con la sua assoluzione perché i fatti non sussistono. E proprio perché sarebbero infondati i motivi che avrebbero determinato le sue dimissioni, aspetterà la sentenza definitiva per chiedere all’Arma dei Carabinieri di essere reintegrato in servizio.

C’era una legge che glielo consentiva. Ma anche in questa occasione l’uomo troverà un muro di gomma e l’opposizione del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, poichè la domanda di reintegro doveva essere presentata entro il termine perentorio del 13 agosto 2004, nonostante il processo fosse terminato solo nel maggio del 2006.

Le cose sembrano arrivare a una svolta solo nel 2011, quando De Pasquale torna in servizio, grazie a un incontro avuto con l’ex ministro Ignazio La Russa. E’ da questo momento in poi che ricomincia il tormento e quell’attimo di gioia sembra essere stato solamente un abbaglio.

Ancora oggi, l’appuntato sta vivendo la punizione più grande per aver denunciato i suoi superiori. Trasferimenti continui lontano da casa e dalla famiglia e, per di più, l’impossibilità di salire di grado a causa di una valutazione di un vicecomandante che lo considera non idoneo a far parte dell’Arma dal 1998 al 2011, periodo in cui l’uomo non era neppure in servizio.

Ma De Pasquale, nonostante la sfiducia nei confronti della vita, e le numerose battaglie che molte volte non l’hanno portato a niente, rifarebbe tutto.

“Se ripenso a tutto quello che ho passato ed alle sofferenze personali ed economiche subite da me e dalla mia famiglia non so dire come sarebbe stato meglio agire. Probabilmente, seguendo il cuore, rifarei la stessa cosa”.

La triste vicenda richiama quella altrettanto sfortunata di Giuseppe Picone, (vedi link: http://www.linksicilia.it/2012/12/sei-onesto-allora-sei-pazzo/#.UMmWbfGedds.facebook) la guardia giurata vittima di mobbing che ha avuto stravolta la propria vita per ‘aver fatto bene il suo lavoro’.

 


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