Rivolta nel centro di accoglienza di lampedusa. Tutto è accaduto durante una partita di calcio tra eritrei e somali. Avrebbe dovuto essere unoccasione di svago e relax. Invece è finita in rissa. Con sette immigrati che sono rimasti feriti e sono finiti al poliambulatorio. Una partita dai toni piuttosto nervosi, se è vero che, per placare gli animi, sono dovuti intervenire i carabinieri.
Rissa al Centro di accoglienza di Lampedusa
Rivolta nel centro di accoglienza di Lampedusa. Tutto è accaduto durante una partita di calcio tra eritrei e somali. Avrebbe dovuto essere unoccasione di svago e relax. Invece è finita in rissa. Con sette immigrati che sono rimasti feriti e sono finiti al Poliambulatorio. Una partita dai toni piuttosto nervosi, se è vero che, per placare gli animi, sono dovuti intervenire i Carabinieri.
La partita di calcio finita in rissa, secondo chi vive nellisola, è la spia di un nervosismo dovuto al fatto che nel Centro di accoglienza, costruito per ospitare 300 persone, vivono oltre 700 immigrati in condizioni difficili. (a sinistra, il Centro di accoglienza di Lampedusa: foto tratta da internationalpost.it)
A sottolinearlo è il Sindaco di Lampedusa, Giusy Nicolini (nella foto a destra), in una dichiarazione riportata dal quotidiano on linea, Grandangolo.
Nel Centro della nostra isola – dice Giusy Nicolini – ci sono ancora 763 profughi. Di questo, 80 sono minori. Tutto questo in una struttura di 300 posti letto. Queste persone, come ripetiamo da tempo, vivono in una situazione di grandissimo disagio. Problemi accentuati dal freddo di questi giorni. Vivono da semireclusi. Non hanno nulla da fare. E chiaro che, in queste condizioni, tutto diventa difficile. Spesso si ubriacano. E quello che è avvenuto ieri sera è già successo altre volte.
Il Sindaco di Lampedusa a dichiarato che chiamerà ancora una volta la ministra degli Interni, Anna Maria Cancelleri, per rappresentarle la gravità delle situazione.
A quanto pare, succede che nel Centro di Lampedusa vengono accolti profughi di Paesi diversi e di fede religiosa diversa. Padre Moses Zerai, direttore dellAgenzia Habeschia, che tiene i contatti con i profughi della zona sub sahariana, avrebbe ricevuto una telefonata da una donna che denunciava problemi di convivenza tra somali, eritrei ed etiopi.