Giovedì 22 novembre a saponara alle 17,15 verrà presentato il libro "inferno di fango" di gianluca rossellini, edito da città del sole edizioni. Lopera che parla delle alluvioni che hanno colpito messina e provincia negli ultimi anni, verrà illustrata dal giornalista roberto pintaldi nell'ambito delle iniziative per la commemorazione delle vittime di saponara. Sarà presente anche l'artista dimitri salonia, fondatore della scuola coloristica siciliana che mostrerà il suo quadro sull'alluvione (che si trova nella quarta di copertina del libro) e la sua installazione artistica per ricordare le vittime di saponara.
Messina e dintorni, quattro alluvioni in tre anni
Giovedì 22 Novembre a Saponara alle 17,15 verrà presentato il libro “Inferno di fango” di Gianluca Rossellini, edito da Città del Sole Edizioni. Lopera che parla delle alluvioni che hanno colpito Messina e provincia negli ultimi anni, verrà illustrata dal giornalista Roberto Pintaldi nell’ambito delle iniziative per la commemorazione delle vittime di Saponara. Sarà presente anche l’artista Dimitri Salonia, fondatore della Scuola Coloristica Siciliana che mostrerà il suo quadro sull’alluvione (che si trova nella quarta di copertina del libro) e la sua installazione artistica per ricordare le vittime di Saponara.
La presentazione ufficiale del libro sarà poi martedì 27 Novembre, alle 17,00, presso la Chiesa Santa Maria degli Alemanni a Messina. Il libro sarà illustrato dal giornalista Tito Cavaleri della Gazzetta del Sud. Saranno presenti i parenti delle vittime Antonio Lonia, Raffaella Maugeri, Pippo Neri e Gianluca Ghezzi, il presidente del Comitato di cittadini di Giampilieri Corrado Manganaro, una rappresentante del comitato di Scaletta, Irene Falconieri. Lattore Giuseppe Pagano reciterà una pagina dellopera.
(a sinistra, foto tratta da peppecaridi2.wordpress.com)
Le tremende alluvioni ha detto Gianluca Rossellini – che dal 2009 al 2011 hanno devastato le frazioni di Messina e i comuni della sua provincia hanno lasciato un segno indelebile nel territorio e nel tessuto sociale. Un mare di melma ha sotterrato al suo passaggio case, auto, negozi, aziende e vite umane. Quattro alluvioni in tre anni (zona ionica del Messinese, San Fratello, Messina e zona tirrenica, sempre del Messinese) hanno provocato 40 vittime, tra le quali quattro bambini di età compresa tra i due e i dieci anni, decine di feriti, 800 milioni di euro di danni, nonché migliaia di sfollati.
Questa inchiesta ripercorre prosegue Rossellini – i giorni dei disastri, evidenziando le gravi mancanze nel controllo del territorio e nella prevenzione e gli assurdi ritardi nellerogazione dei fondi per la ricostruzione. Ci sono state molte passerelle inutili e vuote promesse, insieme a una colpevole approssimazione nella gestione dellemergenza. Dopo le accuse di abusivismo edilizio, poi rivelatisi false, le alluvioni nel Messinese sono diventate tragedie di serie B, e presto sono state oscurate dai grandi mezzi di comunicazione, dimenticate dal resto dei cittadini italiani.
A questo punto è doveroso aggiungere qualcosa. Precisando che le alluvioni che hanno colpito i centri del Messinese sono sì il frutto del’inclemenza del clima, ma sono anche il risultato di una gestione dell’ambiente, da parte dell’uomo, dissennata.
La provincia di Messina, di per sé, presenta una condizione idro-geologica difficile. Se a questo, però, sommiamo l’abbandono sistematico di alcune coltura arboree tipiche di queste zone andato in scena dalla seconda metà degli anni ’80 del secolo passato ai nostri giorni ci accorgiamo che anche l’uomo, in questa tragedie, ha giocato un ruolo – negativo – non secondario.
Dobbiamo dimenticare la ‘cementificazione’ delle ‘Fiumare’ del Messinese attuata in modo criminale negli anni ’70 e negli anni ’80? Quando un fiume viene ‘cementificato’, è noto, si predispone l’ambiente circostante a possibili inondazioni.
Sino alla fine degli anni ’70 il nocciolo era la gloria e il vanto delle aree collinari e montuose del Messinese. Una coltura abbandonata con pesanti responsabilità della Regione siciliana, dello Stato e dell’Unione Europea (che allora si chiamava Comunità economica europea). Per non parlare dei Piani regolatori generali dei Comuni di questa particolare zona della Sicilia che avrebbero dovuto prevedere e prevenire almeno gli effetti nefasti delle piogge torrenziali (e quando qualche Piano regolatore metteva nel conto questi pericoli, ebbene, tali avvertimenti sono stati ignorati da chi ha attuato lo strumento urbanistico).
Per non parlare del Pai, sigla che sta per Piano di assetto idrogeologico, che c’è ma non si vede, nel senso che è stato approntato, qualche anno fa, dagli uffici dall’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, ma non è stato mai attuato per motivi mai chiariti.