Nel Far West dell’Asi di Agrigento dove la mafia detta legge

Il loro licenziamento risale allo scorso agosto. Spediti a casa dall’ex commissario straordinario del Consorzio Asi di Agrigento, Alfonso Cicero, perché scoperti ad operare in modo “scellerato, irresponsabile e illecito”. Atti che avrebbero finito col far lavorare, indisturbate, aziende ritenute colluse o in odore di mafia.

Antonino Casesa e Salvatore Callari si sono rivolti al giudice del lavoro. Ma il loro ricorso è stato rigettato dal giudice, Chiara Gagliano.

In questa sede a noi non interessa i fatto di cronaca in sé, quanto una ricostruzione ragionata di quello che è avvenuto ad Agrigento. Fatti personaggi e cose che sono un po’ il paradigma della Regione siciliana che il presidente uscente, Raffaele Lombardo, lascia in ‘eredità’ al nuovo governatore, Rosario Crocetta, che si è insediato ieri. Iniziamo, quindi, questo ‘viaggio’ nell’inferno ‘appaltistico’ e mafioso dell’ex Asi agrigentina. (nella foto a sinistra, tratta da asicaltanissetta.it, uno degli ecomostri dell’area industriale Campobelllo-Ravanusa, in provincia di Agrigento) 

Risulta interessante ripercorrere il doppio licenziamento – caso unico e raro – operato dall’ex commissario straordinario del Consorzio Asi di Agrigento, Alfonso Cicero. Atto di raro coraggio, ripetiamo, perché, in genere, i pubblici funzionari lasciano volentieri alla magistratura l’onere di allontanare certi personaggi dalla pubblica amministrazione.

Il Commissario straordinario Cicero, invece – sorretto dall’azione amministrativa dell’ex assessore regionale  alle Attività produttive, Marco Venturi – lo scorso agosto, ha licenziato con effetto immediato l’ex dirigente generale Antonino Casesa, l’ex dirigente responsabile dell’ufficio tecnico Salvatore Callari e l’ex dirigente responsabile dell’ufficio contabile Rosario Gibilaro, già sospesi da alcuni mesi. Il Commissario ha inoltre adottato un provvedimento disciplinare nei confronti dell’ex consegnatario Antonio Todaro, trattenendo 7 giorni dello stipendio e riservandosi di intraprendere ulteriori azioni. (a destra, l’ex assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi) 

Il Commissario Cicero ha espulso tutti i dirigenti dell’Asi, in base all’art. 52 del C.C.R.L. Vigente, riguardante l’area della dirigenza. I dirigenti in questione, si legge in un comunicato diramato lo scorso 23 agosto. “hanno operato in modo scellerato, irresponsabile, illecito e, per quanto riguarda Casesa e Callari, hanno favorito con l’ignobile ‘gioco’ dei ritardi amministrativi e delle omissioni, aziende ritenute colluse ed in odore di mafia”.

Cicero era stato nominato commissario dell’Asi di Agrigento dal già citato ex assessore regionale alle Attività produttive, Venturi. Cicero ha cacciato dall’Asi 8 aziende in odore di mafia, tra cui un’impresa che aveva ottenuto un appalto di oltre 5 milioni di euro dal Consorzio Asi.

Per la cronaca, l’Asi agrigentina – oggi in liquidazione in seguito alla legge di riforma delle Asi voluta dall’ex assessore, Venturi – è sommersa dai debiti. Quando avvenivano i fatti il personale era senza stipendio per via di un pignoramento a seguito di una sentenza non appellata dal Consorzio (oggi tutti i dipendenti degli ex Consorzi Asi sono senza stipendio, come hanno più volte denunciato i sindacati). Sempre nello scorso agosto, diversi pignoramenti erano stati effettuati contro il patrimonio immobiliare, compresa la stessa sede dell’Asi.

Quando avvenivano i fatti, gli uffici del Consorzio Asi agrigentino – fatti accertati dall’ex commissario Cicero – erano “pieni di fatture non pagate, una montagna di crediti non riscossi, numerose sentenze esecutive mai onorate, numerosi precetti, avvisi di distacco delle utenze, blocco di ogni attività del consorzio, disordine amministrativo creato ad arte per occultare diversi atti, creditori che rischiavano di fallire per via delle ingenti somme spettanti, imprenditori che si sfogavano per essere stati costretti ad accettare inquietanti pressioni, tasse e oneri fiscali non pagati, lo scandalo del centro direzionale della zona industriale ‘Campobello-Ravanusa’ costato 5 miliardi di vecchie lire e distrutto dai vandali e ‘cricche’ di professionisti come avvoltoi a banchettare con i soldi pubblici. Tutto ciò ha provocato un danno all’immagine ed all’interesse pubblico in un contesto territoriale oppresso dalla presenza della criminalità organizzata, contrastata con coraggio in modo straordinario dalla magistratura e dalla forze dell’ordine”. (sopra, a sinistra, l’ex commissario straordinario del Consorzio Asi di Agrigento, Alfonso Cicero)

“Nel merito dei licenziamenti – leggiamo sempre in un comunicato diffuso lo scorso agosto – si ricorderà che l’ente, su cui grava un debito complessivo pari a circa 22 milioni di euro, negli ultimi tre anni ha continuato a spendere denaro pubblico anche in modo illegittimo ed illecito, con atti sottoscritti dai dirigenti, nonostante bilanci ripetutamente bocciati e ritenuti inattendibili da una revisione contabile richiesta dall’attuale gestione commissariale. La mancanza del rapporto di fiducia con i predetti dirigenti è testimoniata dalle gravissime contestazioni rilevate dalla gestione commissariale che, dal 29 marzo scorso, ha subito connotato la propria attività per il ripristino della legalità e la correttezza amministrativa, denunciando le collusioni ed omissioni della precedente gestione in favore di aziende vicine o colluse con Cosa nostra, come risulta da apposita ispezione della Regione siciliana”.

“Il danno causato dai dirigenti licenziati, presumibilmente – si legge sempre nel comunicato – ammonta in questa prima fase a circa 1 milione di euro, come denunciato alla Procura regionale della Corte dei Conti di Palermo. Ulteriori verifiche sono in corso per i danni ingenti causati all’erario dalla mancata presentazione di dichiarazioni fiscali e l’omesso versamento di ritenute Irpef”. (a destra, il Centro direzionale Campobello-Ravanusa, foto tratta da notizie.radiocl1.it)

“La giusta causa per la risoluzione del rapporto di lavoro dell’ex dirigente generale, Casesa – leggiamo sempre nel comunicato diffuso il 23 agosto – risiede negli atti adottati dal medesimo – numerosi e ripetuti, connotati da perdurante grave illegittimità che, oltre ad avere arrecato ingente danno all’ente, testimoniano la mancata osservanza delle più elementari regole di gestione della cosa pubblica. Tra i provvedimenti oggetto di contestazione si segnalano, a titolo esemplificativo, l’auto-promozione da dirigente di terza a dirigente di prima fascia, la proposta di contratto di collaborazione al proprio figlio e la firma di mandati di pagamento in suo favore, affidamenti illegittimi a professionisti, erogazione a sé stesso di emolumenti maggiorati per stipendi ed indennità, mancato recupero di indennità non dovute agli amministratori del consorzio, pagamento di prestazioni per contratti scaduti da tempo, canoni d’affitto di favore ad alcune note aziende che spadroneggiano nel campo dell’energia e del fotovoltaico, banchetti costati fino a 25.000 euro di denaro pubblico in un solo giorno, ritardi ed omissioni nei confronti di numerose imprese raggiunte da informative antimafia e perfino l’acquisto del lussuoso marmo bianco di Carrara, fornito da una ditta di Casteltermini, del cui utilizzo non c’è traccia così come del beneficiario finale…”.

E ancora: “Per quanto riguarda l’ex dirigente dell’Area tecnica, Callari, i fatti che hanno determinato l’esaurimento del rapporto di fiducia vanno ricercati, tra l’altro, nell’avere bandito e celebrato gare per affidamento di progetti a professionisti esterni per circa 500 mila euro senza alcuna copertura finanziaria, nonché per aver annullato illegittimamente procedimenti definitivi di revoca di lotti industriali e avere sottoscritto il collaudo di lavori elettrici di dubbia esecuzione, oltre ad aver contribuito a mandare in malora infrastrutture di ingente valore”.

“Per quanto concerne il dirigente contabile, Gibilaro – prosegue il comunicato – gravi e numerose sono le contestazioni che hanno determinato il licenziamento per giusta causa, tra cui l’atto di promozione illegittimo a dirigente di prima fascia del Casesa, il mancato recupero di indennità maggiorate corrisposte agli ex amministratori, l’aver sostenuto, in mancanza dei bilanci 2010 e 2011, spese non obbligatorie senza alcun criterio di priorità e imparzialità, il pagamento di stipendi e indennità maggiorati, l’omesso versamento di tributi erariali, l’ acquisto di panettoni, colombe pasquali e fiori alle signore e, addirittura, il pagamento illegittimo di contributi alla Cassa forense di Roma e di rimborsi chilometrici in favore dell’ex presidente, Stefano Catara”.

“Infine – leggiamo sempre nel comunicato – una trattenuta di sette giorni di retribuzione è stata comminata nei confronti del funzionario, Antonio Todaro, per assenza momentanea dal servizio, irregolarità nello svolgimento delle funzioni di consegnatario, per avere consentito l’allocazione, nella stanza affidatagli, di numerosi atti sensibili e super sensibili (tra i quali documenti inerenti le informative prefettizie antimafia e altri riguardanti la privacy) insieme a strumenti, apparecchiature e materiale di risulta, oltre ad omissioni concernenti rapporti di lavoro intrattenuti dal proprio figlio con questo Consorzio”.

“Queste gravi violazioni – conclude il comunicato del 23 agosto scorso – rappresentano solo una breve sintesi dei danni che i ‘burocrati malvagi’ hanno provocato all’Asi, all’imprenditoria sana, al personale del Consorzio ed alle relative famiglie, nonché all’intero territorio della provincia di Agrigento”.

All’Asi di Agrigento l’azione del commissario Cicero, voluto dall’ex assessore Venturi, ha dimostrato che il pubblico amministratore può (deve!) cacciare via sia gli “utenti mafiosi”, sia “burocrati compiacenti ed illegali” senza alcun indugio. Se presso gli apparati della Regione siciliana e, in generale, in tutti li enti pubblici siciliani ogni amministratore facesse il proprio dovere chissà quanti sprechi e paludi affaristico-mafiose potrebbero essere debellate.

Invece, durante la presidenza della Regione di Raffaele Lombardo è avvenuta la cosa inversa: ad essere stati ‘debellati’ – respinti come ‘corpi estranei’ all’amministrazione regionale – sono stati l’ex assessore Venturi e il commissario Cicero.

Sarebbe molto interessante chiedere a tutti i commissari nominati da Lombardo cosa hanno riscontrato di anomalo, di illegittimo e di illecito nella gestione degli enti pubblici.

Chiaramente, visto il silenzio di tutti questi commissari che hanno intascato indennità dorate, dal 2008 ad oggi tutti gli enti pubblici saranno “paradisi” di trasparenza, eccezionali esempi di efficienza e perfettamente impermeabili all’infiltrazione mafiosa. Diversamente, questi colonnelli e caporali hanno chiuso uno o due occhi o, addirittura, hanno partecipato ai “sistemi perversi”.

 

Esclusiva/Le mani di Cosa nostra sull’Asi di Agrigento: la video inchiesta

 

 

 


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