Che sulla pelle dei 1800 dipendenti della gesip - dal primo settembre senza stipendio e senza ammortizzatori- si stia giocando una brutta partita politica è ormai un fatto acclarato. Le reticenze del governo monti sia sul piano di salvataggio, sia sulla cassa integrazione, e il silenzio dei rappresentanti siciliani dei partiti che lo appoggiano (che poi sono gli stessi che hanno creato e garantito la società negli anni passati e, oggi, all'opposizione al comune di palermo) la dicono lunga sulla volontà della politica di concentrarsi su un'emergenza reale al di là delle appartenenze.
Gesip, l’Ars scarica tutta la ‘colpa’ sul Comune di Palermo
Che sulla pelle dei 1800 dipendenti della Gesip – dal primo settembre senza stipendio e senza ammortizzatori- si stia giocando una brutta partita politica è ormai un fatto acclarato. Le reticenze del governo Monti sia sul piano di salvataggio, sia sulla cassa integrazione, e il silenzio dei rappresentanti siciliani dei partiti che lo appoggiano (che poi sono gli stessi che hanno creato e garantito la società negli anni passati e, oggi, all’opposizione al comune di Palermo) la dicono lunga sulla volontà della politica di concentrarsi su un’emergenza reale al di là delle appartenenze.
Un’altra prova della guerra politica in atto – sempre a scapito di 1800 padri di famiglia ridotti sul lastrico- è quanto sta avvenendo in questi giorni lungo l’asse che unisce Palazzo delle Aquile, sede dell’amministrazione comunale di Palermo, e Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento siciliano.
Come sappiamo, i dipendenti hanno più volte provato a chiedere aiuto ai deputati. Finalmente ricevuti dalla Commissione Bilancio dell’Ars, si sono sentiti dire che, se la Regione non può aiutarli, è perché il sindaco Orlando non li ha interpellati. Non avrebbe, cioè condiviso con loro i piani per il futuro della società, né ha inviato ufficialmente i documenti relativi al caso.
Da qui l’esortazione di Dario Marasà, precario storico della municipalizzata, che a nome dei colleghi che stamattina hanno dato vita ad un altro sit-in davanti l’Ars dice: “Sappiamo che Orlando è stretto tra Roma e Palermo, ma per il nostro bene è meglio che cominci a collaborare con la Regione. Da solo non può farcela. Sappiamo che legislatura è alla fine, ma sarebbe un segnale importante coinvolgere l’Ars, perché il nuovo governo si troverebbe già sul tavolo il nostro caso”.
Ma a Palazzo delle Aquile non la pensano così. A Sala d’Ercole non sanno quali sono i piani per la società? “E’ triste constatare che i deputati non leggono i giornali” dice a LinkSicilia l’ufficio stampa del comune di Palermo. Riferendosi al fatto che si tratta di documenti pubblici, abbondantemente diffusi dalla stampa. Ma non solo.
“A parte il fatto che si tratta di un governo e di un parlamento dimissionari, quindi in carica solo per l’ordinaria amministrazione, l’alibi dell’Ars è davvero ridicolo. L’unico aiuto concreto che avrebbero potuto dare sarebbe stato quello di farsi carico del problema a Roma. Non lo hanno fatto anche se sono esponenti dei partiti che appoggiano Monti”.
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