L’allegra brigata della Gesap

Da oltre dieci giorni cerhiamo, senza fortuna, notizie sulla Gesap, la società che si dovrebbe occupare del funzionamento dell’aeroporto ‘Falcone-Borsellino’ (già Punta Raisi) di Palermo. Abbiamo interpellato consiglieri comunali del capoluogo sicilano, funzionari dell’amministrazione comunale e altra gente. Ma non abbiamo cavato il classico ragno dal buco. Bocche cucite e nessuna notizia. Si vede che, sotto, ci debbono essere ‘cose da rompere’.

Così ci siamo procurati i pochi atti ufficiali in circolazione: per esempio, il bilancio dell’esercizio 2010, l’ultimo disponibile perché al Ferragosto 2012, alla chiusura dell’esercizio precedente, non si hanno ancora notizie sul bilancio relativo all’anno 2011. Cosa che, in Sicilia, è considerata normale. Sennò come farebbero a fare sparire il denaro pubblico?

Intanto, apprendiamo dalla stampa che l’assessore comunale, Cesare La Piana, è uscito soddisfatto dalla riunione del consiglio di amministrazione della Gesap, alla quale ha partecipato in rappresentanza del Comune, socio di maggioranza relativa della Gesap con il 30 per cento del capitale sociale. La Piana ha fatto sapere – così almeno ci è sembrato di capire – che durante la riunione sono stati illustrati con precisione tutti i punti all’ordine del giorno. Insomma, lui si è ‘allatinato’, di informare i palermitani sui ‘misteri’ di questo ‘carrozzone’ con le ali non se ne parla nemmeno.

Poiché siamo cocciuti, siamo andati a caccia di altre notizie al di fuori dei canali ufficiali ed abbiamo ricavato alcune informazioni frammentarie, ma perfettamente documentabili, che ci hanno fatto capire meglio dove risiedono le ragioni della lievitazione dei costi del personale della Gesap.

Il personale di questa società, infatti, ìnghiotte’ il 48,3 per cento dei costi di esercizio. E a poco serve il recupero di produttività realizzato attraverso l’incremento del ‘fatturato’ 2010, che sfiora il 32 per cento.

Nel 2005, appena insediatosi a direttore della società di gestione dell’aeroporto di Punta Raisi, il dottor Carmelo Scelta ha avviato la separazione della gestione dei servizi a terra, dando vita ad una società – la GH Palermo – che si occupa di questo compito, avvalendosi di circa 100 lavoratori Gesap trasferiti alla già citata GH Palermo spa (che, per la cronaca, opera in società con la Gesac Handling spa di Napoli, poi denominata GH Napoli spa).

Da questo spostamento di unità lavorative la Gesap avrebbe dovuto trarre vantaggio sui costi del personale. Invece accade che i costi lievitano sino ad incidere per il 48,3 per cento sui costi di gestione. In pratica, a fronte della diminuzione del numero degli addetti, è cresciuto il costo del restante personale ridotto di ben 100 unità.

Come è potuto accadere questo ‘eccezionale’ fenomeno?  Le cose non sono poi così complicate. Basta assumere una ventina di grandi manager con contratti che prevedono costi e cifre esorbitanti, concedere qualche premio aggiuntivo (superminimi) ai pochi dipendenti fedelissimi ed il gioco è fatto. E’ il modo classico di gestire le clientele e di mantenere i rapporti con amici & sodali. Per uscire dal generico ed entrare nel dettaglio – seppure frammentario, visto che di alcuni di questi ‘fortunati’ abbiamo solo i cognomi – proviamo a citare i grandi manager assunti a seguito della riduzione del personale.

Ecco Natale Chieppa, napoletano verace, manager presente molto saltuariamente (diciamo che ogni tanto si fa vedere), 160 mila euro di compenso professionale; poi la dottoressa Romito, manager, 260 mila euro di compenso professionale; quindi Eugenio Petrigni; e, ancora, un certo dottor Listro.

Le retribuzioni di questi ‘scienziati’ fanno lievitare di oltre un milione di euro il costo del personale. Al quale vanno aggiunti i superminimi assegnati quale premio-fedeltà ai lavoratori più ‘bravi’. Se poi aggiungiamo i maggiori costi derivanti dal rinnovo contattuale delle retribuzioni dei lavoratori, beh, i conti tornano. (sopra, una metafora della Gesap) 

Insomma, tutti a tavola, paga Pantalone. Anzi, pagano gli ignari contribuenti, visto che si tratta di una società pubblica. E pagano anche i disgraziati che parcheggiano le auto all’aeroporto di Palermo, che subiscono ‘salassi’ inverosimili. Il tutto per mantenere questo ambaradan di clientele. 

Per completezza di informazione, va detto che Alitalia ha preteso migliori servizi a terra e, per questo, è aumentato il numero degli addetti.

In conclusione, però, una notazione non può essere omessa. Se questa è la situazione dello scalo aereo palermitano e tutto è alla luce del sole, non si capiscono le ragioni delle resistenze in atto al cambio della rappresentanza della nuova amministrazione comunale. Perché tanti ‘cianchiamenti’ tesi a ritardarne il più possibile il cambiamento?


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