Lombardo, Cascio e il Pd di Cracolici e Lumia: una pagina da dimenticare

Tra le tante cose sentite in questi mesi, la più ‘simpatica’ è quella del presidente dell’Ars, Francesco Cascio. Spiega Cascio in una ‘dotta’ intervista che lo Statuto siciliano, da solo, non basta. Dal 2001 – cioè da quando è stata introdotta l’elezione diretta del presidente della Regione da parte del popolo – noi sappiamo che l’unico contrappeso alla strapotere del capo dell’esecutivo regionale, da parte dei deputati di Sala d’Ercole, è la possibilità, per i parlamentari, di raccogliere la metà più una delle firme di dimissioni e di presentarle alla segreteria generale. Con un minimo di 46 deputati che presentano le dimissioni, decadono automaticamente Governo e Ars.

Questo sapevamo. Perché così c’è scritto nello Statuto. Ma adesso scopriamo che quello che c’è scritto nello Statuto non conta nulla. E’ carta straccia. Cascio ci spiega che per mandare a casa il presidente non bastano le dimissioni: ci vuole un’altra legge, poi un’altra legge, poi un’altra legge ancora. Supponiamo che questo ‘dotto’ ragionamento non sia farina del sacco del presidente Cascio, ma di qualche ‘giurista’ di Palazzo Reale. E infatti i siciliani pagano a colpi di oltre 20 mila euro al mese due o tre alti burocrati del’Ars non per avere le leggi regionali scritte in lingua italiana, ma per poter usufruire di tali ‘dotte’ interpretazioni dello Statuto.

Così scopriamo che, dal 2001, i siciliani non eleggono un presidente della Regione che un parlamento, in casi estremi, può sfiduciare con le dimissioni della metà più uno dei parlamentari, come sta scritto nello Statuto: eleggiamo un ‘tiranno’ che per cinque anni può fare quello che vuole. Davvero una bella scoperta!

Dunque il parlamento siciliano, a maggioranza, non può ‘sfiduciare’ il presidente? Sì, può farlo. Ci vuole, però, una mozione che il presidente dell’Ars deve ‘calendarizzare’. E qui il problema si complica perché prima di mandare a casa il presidente della Regione il parlamento deve approvare un altro centinaio di leggi, possibilmente di spesa, che verranno regolarmente impugnate dal commissario dello Stato…

Qual è la verità? La verità è che al Governo Lombardo-Cracolici-Lumia-Innovazioni servono altri due mesi per ‘pilotare’ mille e una nomine di sottogoverno. Forse il presidente dell’Ars, Cascio, parteciperà a questo ‘festival’ delle nomine? Non lo sappiamo. Ma sappiamo che non è la prima volta che il presidente dell’Ars, Cascio, fa da ‘sponda’ al Governo Lombardo.

La verità, amara, è che, da quando Governano Lombardo e il Pd, ne stiamo vedendo di tutti i colori. In tanti anni non abbiamo mai visto una legge di bilancio impugnata. Anzi, in tanti anni non avevamo mai visto tante impugnative, una dietro l’altra. E non avevamo mai visto un Governo impegnato a governare così male.

L’altro ieri sera le firme di dimissioni raccolte, da parte dei deputati dell’Ars, erano 38. Ieri sera sono arrivate a 41. A questo punto è arrivata la strana precisazione e del presidente Cascio.

Noi crediamo che sia arrivato il momento di porre fine alla pantomima del Governo Lombardo. Con un presidente che, eletto nel 2008 con i voti del centrodestra, governa da quattro anni con il centrosinistra grazie a un ribaltone. Con un Pd che ha perso le elezioni del 2008 e che, invece di stare all’opposizione, governa.

Non contenti di aver portato la Regione siciliana alla deriva, il Governo Lombardo e il Pd di Antonello Cracolici, di Giuseppe Lumia e della corrente Innovazioni, con la sponda del presidente dell’Ars, Cascio, si debbono adesso spartire le poltrone di sottogoverno. Poi, forse, con la ‘pancia piena,, bontà loro, andranno a casa e, magari, consentiranno ai siciliani di votare.

Con questa gente al vertice delle Istituzioni, ‘Autonomia siciliana è stata umiliata. Siamo veramente alla frutta. Continando di questo passo la politica, in Sicilia, non avrà più motivo di esistere. E questo non è giusto.

Noi invitiamo il parlamento siciliano – e cioè i parlamentari dell’Ars di buona volontà – a chiudere questo capitolo inglorioso, sotto tutti i punti di vista, della politica siciliana. Lombardo, Cascio e il Pd di Cracolici, Lumia e Innovazioni rappresentano una pessima pagina della storia dell’Autonomia siciliana. Una pagina da archiviare e da dimenticare.


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Tra le tante cose sentite in questi mesi, la più 'simpatica' è quella del presidente dell'ars, francesco cascio. Spiega cascio in una 'dotta' intervista che lo statuto siciliano, da solo, non basta. Dal 2001 - cioè da quando è stata introdotta l'elezione diretta del presidente della regione da parte del popolo - noi sappiamo che l'unico contrappeso alla strapotere del capo dell'esecutivo regionale, da parte dei deputati di sala d'ercole, è la possibilità, per i parlamentari, di raccogliere la metà più una delle firme di dimissioni e di presentarle alla segreteria generale. Con un minimo di 46 deputati che presentano le dimissioni, decadono automaticamente governo e ars.

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