Cefop, si complica la situazione per i lavoratori. O meglio, per quei lavoratori di questo ente di formazione professionale sul quale pesano operazioni politiche (e non soltanto politiche) non ancora chiare.
Cefop, tavola apparecchiata solo per alcuni…
Cefop, si complica la situazione per i lavoratori. O meglio, per quei lavoratori di questo Ente di formazione professionale sul quale pesano operazioni politiche (e non soltanto politiche) non ancora chiare.
Al Cefop prestavano servizio circa mille e 300 persone. Appena lanno scorso – come abbiamo documentato in un video che trovate ancora su questo giornale – lassessore regionale alla Formazione professionale, Mario Centorrino, invitava i lavoratori ti tale ente a rivolgersi alla Giustizia. In quel momento si contavano oltre 20 milioni di debiti.
In seguito allarrivo di ben tre commissari (peraltro ben pagati, visto che in tre si dividono una parcella di 700 mila euro) si è scoperto che debiti del Cefop ammontano ad oltre 80 milioni di euro. Sul Cefop è in corso lapplicazione della legge Prodi bis. Mentre il governo regionale, che prima aveva definito non finanziabile lente (che, infatti, lanno scorso, è rimasto fuori dal Prof, sigla che sta per Piano regionale dellofferta formativa), questanno prima lo ha finanziato con 12 milioni di euro per fargli recuperare i corsi del 2011 (una somma enorme per organizzare 4 mesi di corsi formativi!) e, adesso, sta provando a erogare, con lAvviso 20 (fondi europei), poco meno di 18 milioni di euro (su questo secondo finanziamento si attende il giudizio della Corte dei Conti, che potrebbe bloccare questa incredibile mangiuglia da 286 milioni di euro in tre anni che, in buona parte, dovrebbe finire nelle fauci di partiti e sindacati).
Sul Cefop interviene Fabrizio Russo, esponente dello Snals Confasal, settore formazione professionale. Per i lavoratori del Cefop – scrive Russo in una nota – oltre il danno la beffa! Malgrado infatti sia stato finanziato il Piano formativo del 2011 con risorse necessarie per la ripresa lavorativa di tutti i lavoratori (i già citati 12 milioni di euro: una somma, lo ribadiamo, enorme per 4 mesi di corsi! ndr), una parte delle organizzazioni sindacali ed i commissari straordinari hanno a tutti costi voluto sottoscrivere una accordo infausto che prevede il riavvio delle attività lavorative soltanto per una parte dei lavoratori. Dunque, il ricorso a uninspiegabile cassa integrazione!.
Insomma, i raccomandati dentro, i figli di nessuno fuori, sembra dire il sindacalista. Che aggiunge: Tuttavia, i tempi, cosi come avevamo previsto, rischiano di essere lunghi, anzi lunghissimi e a dir poco problematici. Impossibile percorrere la strada della cassa integrazione straordinaria, complicato percorre la strada della cassa integrazione in deroga. Cosi i lavoratori del Cefop continuano a subire da una parte i danni delle scelte irresponsabili ed omissive dei piani alti di via Ausonia (il riferimento è alla sede dellassessorato regionale alla Formazione professionale, ubicata a Palermo, per lappunto in via Ausonia ndr), dallaltra parte le scelte di burocrati sindacali il cui relativo stipendio invece è sempre ben garantito.
Cosi come avevamo previsto – osserva ancora il sindacalista dello Snals Confas – il ricorso alla 270/99 ha peggiorato la condizione complessiva dei lavoratori che, da tale procedura, non riceveranno alcun beneficio concreto. Anzi, potrebbero incorrere nel concreto rischio di perdere tutte le retribuzioni pregresse ancora non percepite. Ciò con buona pace degli argomenti chiaramente di natura ricattatoria e palesemente infondati secondo i quali i lavoratori senza lattivazione della legge Prodi/bis avrebbero perso il posto di lavoro.
In realtà – aggiunge ancora Russo – il ricorso alla legge Prodi bis per lente di formazione Cefop ha determinato un danno anche alla pubblica amministrazione siciliana (messaggio alla Corre dei Conti ndr) ed al cittadino contribuente, mantenendo in piedi un carrozzone pieno di debiti, un centro di spesa di risorse pubbliche che era meglio definanziare, cosi come prevedono le leggi regionali ancora in vigore.
Avere voluto tenere in piedi questo carrozzone – conclude Russo – è dunque una scelta da ricondurre alla volontà di una politica ingorda e vorace che, con la complicità della pubblica amministrazione, non perde occasione per sperperare risorse pubbliche contro qualunque altro interesse.
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