Si può gestire uno degli enti lirici più importanti ditalia n una condizione di conflitto permanente? eppure, tutto questo succede al teatro massimo di palermo dove non mancano certo le contestazioni al sovrintendente, antonio cognata, e, soprattutto, al direttore artistico, lorenzo maraini. Per questultimo, ormai, si registra una richesta di dimissioni, da parte degli artisti che lavorano allo stesso teatro massimo, che è quasi unanime.
Al Massimo un direttore in sanatoria…
Si può gestire uno degli enti lirici più importanti dItalia n una condizione di conflitto permanente? Eppure, tutto questo succede al Teatro Massimo di Palermo dove non mancano certo le contestazioni al Sovrintendente, Antonio Cognata, e, soprattutto, al direttore artistico, Lorenzo Maraini. Per questultimo, ormai, si registra una richesta di dimissioni, da parte degli artisti che lavorano allo stesso Teatro Massimo, che è quasi unanime.
La crisi, si sa, morde. E si fa sentire anche in un ente lirico. Ma, nel caso del direttore artistico, i problemi, a dir la verità, sembrano altri. E pare siano legati alle modalità con le quali Lorenzo Maraini sia stato inserito – a volerla dire tutta in modo un po forzato – nel ruolo di direttore artistico.
Leggendo le carte disponibili – una montagna di carte – rintracciamo un emendamento di un certo senatore Asciutti. Lanno è il 2005. Con questo emendamento all’articolo 13 della legge n. 367 del 1996, in sede di conversione del decreto-legge 31 gennaio 2005, n.7, il nostro senatore sana la posizione del direttore artistico del Teatro Massimo di Palermo, il regista Lorenzo Mariani.
Prima di questo provvido emendamento – che poi è diventato l’articolo 3 della legge di conversione 31 marzo 2005, n.43 – per accedere al ruolo di direttore artistico di un teatro lirico bisognava essere musicista o musicologo tra i più rinomati. Grazie allemendamento del senatore Asciutti sono ormai sufficienti …i requisiti professionali individuati dallo statuto dell’ente.
Scopriamo così un fatto che non è secondario: fino a prima dellapprovazione della legge del 2005, Lorenzo Mariani svolgeva il ruolo di direttore artistico del Teatro Massimo senza possederne i requisiti. In forza di quell’emendamento e alla corrispondente modifica statutaria la posizione del regista teatrale è stata sanata. Tutto ciò è verosimile stante che il Parlamento a maggioranza berlusconiana in materia di leggi ad personam ha ampiamente dimostrato di saperla lunga e di non avere bisogno dell’aiuto di chicchessia; di possederne l’imprinting.
Tutto ciò spiega tante cose. Spiega, ad esempio, il conflitto permanente tra chi oggi gestisce il Teatro Massimo e suoi veri protagonisti: orchestra, coro e corpo di ballo. Spiega le profonde divergenze tra i soggetti in campo: consiglio di amministrazione della Fondazione, sovrintendente e direttore artistico da un lato ed artisti e sindacati dall’altro.
La gestione approssimativa del Teatro Massimo, fatta anche di sanatorie di stampe berlusconiano, rientra le tre le ‘perle’ dell’amministrazione cittadina dell’ex sindaco, Diego Cammarata, e dei suoi epigoni. E arrivato il momento di dire a chiare lettere che, dal 2002 in poi, il Teatro Massimo di Palermo ha cominciato ad andare indietro. Nessuno nega che gli sprechi, dove ci sono, vanno eliminati. Ma nessuno che abbia un minimo di conoscenza della lirica può negare che gli spettacoli se debbono essere di alto livello, hanno un costo. Gestire, come ha fatto la passata giunta Cammarata, il Teatro Massimo tagliando su tutto – a cominciare dal personale – e ricorrendo a un direttore artistico in sanatoria è stato un errore.
Si tratta, in estrema sintesi, della concezione della cultura tra chi la interpreta in senso merceologico (o mercenario?) e chi la intende come strumento di crescita civile e umana; tra chi considera la gestione di un ente culturale un esercizio intermediario della spesa pubblica e chi ritiene che la struttura culturale debba essere posta al servizio degli interessi collettivi e sociali. Non è un contrasto da poco.
Esemplificativo, a questo proposito, è il modo nel quale viene concepita la gestione del corpo di ballo. Il sovrintendente considera che debba essere contenuto nel numero perché, ai fini del Fus, il Fondo unico per lo spettacolo, ha scarso rilievo nella determinazione del contributo finanziario. Una follia. Un altro errore culturale ed economico insieme. Non a caso i sindacati, numeri alla mano, sostengono che proprio gli spettacoli di danza hanno fatto registrare il tutto esaurito. Basta dare uno sguardo alle presenze degli spettatori dal 2006 al 201o confrontale con i numeri di concerti. Dati tutti largamente favorevoli verso i primi.
Il Teatro Massimo ha bisogno di voltare pagina. I sindacati hanno ragione. La nuova amministrazione comunale di Palermo che si insedierà dopo le elezioni comunali della prossima primavera dovrà sostituire sia il sovrintendente, sia il direttore artistico del Teatro Massimo.