Giovanna B. e il tumore al seno

Giovanna B. ha poco più di settant’anni. A parte i soliti acciacchi, dovuti per lo più all’età, non ha mai avuto grandi problemi di salute. Una mattina, sotto la doccia, si accorge di avere un nodulo al seno. Ne parla con il suo medico di famiglia. Che la indirizza subito da uno specialista in senologia. Il senologo, che collabora con una clinica privata convenzionata, visitandola, non riscontra il nodulo.
Lo stesso senologo, senza un riscontro radiologico (per esempio, una mammografia), invita la paziente, la stessa mattina, a farsi visitare da un chirurgo che, guarda caso, collabora con la stessa casa di cura privata.
Il chirurgo, con molta probabilità, accerta clinicamente – cioè con un semplice esame obiettivo (cioè con la palpazione delle mammelle) – la presenza del nodulo. A questo punto, senza preoccuparsi di avere prima un riscontro radiologico e, comunque, una stadiazione (cioè un’analisi sull’eventuale diffusione metastatica di quello che si suppone sia un tumore maligno della mammella), lo stesso chirurgo invita la paziente a presentarsi il lunedì successivo in clinica per subire, ‘semplicemente’, una mastectomia radicale, ovvero l’asportazione completa di una mammella.
Piccolo particolare: la visita, a dir la verità un po’ sbrigativa, effettuata dal chirurgo a Giovanna B. avviene il sabato precedente. Appena quarantott’ore prima di questo non preventivato quanto devastante intervento chirurgico.
La paziente è stordita. Intanto ha appreso così, con grande ‘delicatezza’ da parte di questo ‘luminare’ della chirurgia, di avere un tumore. E deve fronteggiare un sorta di ultimatum: “O si fa operare da me lunedì, o mai più”. Ovviamente a pagamento.
Il medico-chirurgo precisa che, se l’anziana signora dovesse decidere di non farsi operare il lunedì successivo, dovrà saldare immediatamente tutto il dovuto. Tutto questo viene detto a una donna che ha appena saputo di avere un tumore maligno alla mammella e che è invitata a subire un’operazione chirurgica pesante e invasiva.
Giovanna B., nonostante tutto, riesce a manteenere quel barlume di calma e di freddezza che le consente di chiedere ulteriori consigli. Paga il chirurgo e torna dal senologo che si trova in una stanza attigua. E gli chiede:
– “Che sta succedendo? La mia malattia è così grave? Mi debbo operare d’urgenza?”.
Il senologo, a questo punto, anche perché sollecitato dalla stessa Giovanna B, propone di effettuare una mammografia (finalmente!). Il senologo, però, fa presente che l’apparecchio in clinica non funziona. E le propone di fare l’esame nel suo studio nel pomeriggio. Naturalmente a pagamento.
Giovanna B. torna a casa. E’ confusa. Impaurita. Non sa che fare. Chiama la sorella e le racconta tutto. Più che altro per avere conforto nella sua disperazione. La sorella chiede consiglio a un suo amico medico. L’amico medico indirizza Giovanna B. presso un ospedale pubblico specializzato in oncologia.
Oggi Giovanna B. è in cura presso una struttura pubblica. Le sue condizioni, piano piano, migliorano. Non ha avuto bisogno dell’intervento chirurgico. Forse non ne avrà bisogno.
Tutto questo è avvenuto a Palermo. Poco più di due mesi fa.


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