Giulia Adamo, la ‘leonessa’ di Marsala

Giulia Adamo è una delle tre donne che siedono a Sala d’Ercole, ed è l’unica presidente di un gruppo parlamentare (presiede il gruppo dell’Udc). Viene da Marsala, provincia di Trapani di cui è stata Presidente, e a Marsala vuole tornare da sindaco.

On. Giulio Adamo

“Ho sempre pensato e detto di non avere mai sentito un attegiamento ostile perché donna. Credo che la politica, sbagliando, abbia un rapporto di ostilità verso le persone (uomini o donne) che sono fuori dal circuito degli addetti ai lavori. Ciò perché – prosegue la Adamo – è un mondo chiuso in se stesso. E’ questa una delle ragioni per cui mi candiderò a sindaco. Non amo le chiacchiere e fare il sindaco significa trovare soluzioni per risolvere i problemi”.

 

Quindi lei afferma che l’ostilità è determinata solo dal fatto di essere interna o esterna al sistema.

 

“Ed è esattamente la ragione per cui non sono mai riuscita a fare l’assessore regionale. Mi sento – e sono fuori da quel sistema – perché sono una persona che vuole rompere le gabbie di un sistema burocratico farraginoso ed impermeabile. Non mi piego alla logica del quieto vivere”.

 

Lei è stata più volte critica con l’azione del governo regionale che il suo partito, l’Udc, sostiene. Perché?

 

“La ragione principale è che io credo nella buona amministrazione e nella capacità di investire le risorse che ci sono. Quando sono stata messa alla prova con una responsabiltà di governo (è stata Presidente della provincia di Trapani ndr) a questa impostazione ho improntato la mia azione amministrativa”.

 

Molte volte i politici alzano la voce per relizzare la famosa massima: “Levati tu che mi metto io…”.

 

“Non è il mio caso. Fare politica, per me, è decidere, risolvere i problemi. E’ questa la ragione principale per cui mi candiderò a fare il sindaco di Marsala. La politica si occupa troppo di formule e di alleanze, supportata, in questo, da un’informazione che preferisce parlare più di formule che di contenuti”.

 

Abbiamo chiesto ai suoi colleghi capigruppo e lo chiediamo a lei: immagini di essere il Presidente della Regione: cosa farebbe nei primi cento giorni?

 

“Mi chiuderei per alcuni giorni con l’assessore al Bilancio per capire dove ci sono soldi da utilizzare e dove gli sprechi. Noi non abbiamo problemi di soldi, basti pensare ai fondi europei. Abbiamo carenza di progetti e di capacità di spenderli in maniera oculata. In Sicilia abbiamo un elevato numero di dipendenti, argomento utilizzato strumentalmente dalla Lega Nord per fare crescere un sentimento antimeridionale. La soluzione non è licenziarli, ma utilizzarli dove servono. La nostra Regione è povera di servizi, bisognerebbe utilizzare queste persone per offrire questi servizi. Tra di loro ci sono buone professionalità male o per niente utilizzate. Le faccio un esempio: spendiamo circa sette milioni di euro per per sportelli informativi nel settore della formazione. Una cosa inutile ed insensata! Perché non utilizzare queste persone per un piano organico di dopo scuola? Otterremo due risultati: valorizzare professionalità mortificate e realizzare il tempo prolungato nelle scuole. Altra cosa che farei è avere un quadro vero e puntuale dello stato delle opere pubbliche, intervenendo nei punti di criticità e velocizzando i percorsi di realizzazione. Bisogna, in sintesi, avere la capacità non di declamare un problema o farci propaganda, ma di risolverlo”.

 

Che giudizio dà del rapporto tra moderati e progressisti?

 

“Mi verrebbe di risponderle con una battuta: chi sono i moderati e chi i progressisti? Fuor di battuta, credo con convinzione nell’alleanza tra terzo polo e Pd, perché ritengo che questa coalizione abbia a cuore il cambiamento della Sicilia. Io ero convinta che dopo il governo Cuffaro era necessaria una discontinuità. Convinzione che mi portò a sostenere Ginranco Miccichè come candidato possibile. Questo scenario non si realizzò. Mi pare che questo governo, pur con limiti, si muova nel solco della discontinuità”.

 

Veniamo adesso ad alcune persone che ha incrociato nel suo percorso politico. Cominciamo con Massimo Russo (attuale assessore regionale alla salute ndr) con il quale ha polemizzato più volte.

 

“!Era un amico, una persona preziosa per cambiare. Adesso, francamente, non lo è più come prima. Ricordo che quando il presidente Raffaele Lombardo gli chiese di fare l’assessore lui era perplesso, mentre io lo spinsi ad accettare dicendogli che avevamo bisogno di persone come lui. A tal punto ero convinta di ciò che quando venne attaccato dalla precedente maggioranza di centrodestra lo abbiamo difeso in maniera determinata. Oggi dico che il bilancio della sua azione di governo è modesto e, per alcuni tratti, fallimentare. Lo dice la Corte dei Conti e lo dice la mia esperienza personale. Siamo in presenza di una crescita della sanità privata a scapito di quella pubblica”.

 

Che ne pensa del senatore Antonio D’ Alì?

 

“E’ stato lui a propormi di entrare in politica e di candidarmi alla presidenza della provincia di Trapani. Nel corso degli anni, pur non avendo mai avuto contrasti personali, il suo atteggiamento nei miei confronti è mutato. A tal punto che parlando di me ha affermato che stavo devastando il sistema. Ed è vero. Il suo giudizio nei miei confronti mutò quando misi mano alle spese legali per contenziosi in opere pubbliche. La provincia di Trapani spendeva 11 miliardi delle vecchie lire. Io li portai a 200 mila euro. Sono rimasta quella di allora, di lui non so dirvi”.


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