Si è conclusa con un'assemblea sotto le antenne la manifestazione contro il grande impianto satellitare dell'esercito Usa. Circa cinquemila i partecipanti, tra performance dal colore rosso sangue e pacifiche azioni di protesta. Come l'invasione della base statunitense. Guarda le foto
Niscemi, oggi il corteo contro il Muos Bruciati per protesta i 29 fogli di via
Appuntamento alle 15 in contrada Ulmo: è questo il punto da cui oggi, 9 agosto, è partita la grande manifestazione contro il Muos, l’impianto di antenne satellitari dell’esercito Usa a Niscemi. Secondo gli organizzatori, i membri dei comitati No Muos di tutta la Sicilia, «i manifestanti erano almeno cinquemila, e sono stati tutti ripresi dalle forze di polizia mentre scendevano dai pullman, come per schedarli», spiegano gli attivisti impegnati nel sistema di informazione, garantito tramite il sito nomuos.info. Ma la presenza delle forze dell’ordine non è bastata a impedire una nuova invasione della base e la presenza continua di sette attivisti – quattro nuovi che hanno dato il cambio ai precedenti – sulle antenne.
Il corteo parte in ritardo. «Un’ordinanza del prefetto ha imposto un blocco stradale da parte delle forze del’ordine e si trova a più di tre chilometri dal punto di ritrovo. Questo – spiegano – ha ritardato l’inizio della manifestazione». Attorno al presidio è presente un grande spiegamento di forze dell’ordine, mentre all’interno della base, a poche decine di metri dalle parabole del Muos, sette attivisti – quattro uomini e tre donne – continuano la propria protesta arrampicati su tre delle 46 antenne radio presenti nella base. La protesta era iniziata nella notte tra giovedì 7 e sabato 8 agosto.
Nelle ore successive, il corteo procede tranquillo. Tra le migliaia di manifestanti, anche il gruppo cattolico Pax Christi, una delegazione degli scout di Caserta e il Forum italiano dei movimenti per l’acqua. «Che, se dipingi un movimento come antagonista, di certo non ti aspetti», ironizzano dai comitati No Muos. Il riferimento è ai divieti di dimora ricevuti da alcuni attivisti a luglio. «È probabile che reiterino condotte violente, minatorie e fomentatrici», così la procura di Gela dipingeva il movimento. oggi, durante il corteo, quegli stessi divieti di mora sono stati bruciati lungo la strada che conduce alla base militare statunitense a Niscemi, come protesta.
Il rosso, il colore del sangue, scelto come simbolo di vicinanza al popolo palestinese, è ricomparso non solo sui volti dei sette manifestanti sulle antenne, ma anche su alcuni partecipanti al corteo. Dello stesso colore è intrisa una bandiera No Muos apposta sulla rete metallica che protegge la base. Almeno fino al momento del suo abbattimento e della pacifica invasione compiuta dai manifestanti che hanno simbolicamente liberato i compagni. Quattro di loro sono scesi dai tralicci, subito identificati dalla polizia, e sono stati sostituiti da altrettanti manifestanti. Gli altri tre restano sulle antenne.
In serata, mentre sotto le antenne si sta svolgendo un’assemblea, circa 200 persone si sono riunite al presidio No Muos, poco sopra la base militare, in segno di solidarietà al piccolo gruppo di attivisti – cinque o sei persone – di solito presenti. I militanti, intorno alla mezzanotte, sono stati portati via dalle forze dell’ordine. Tuttavia prosegue la protesta sulle antenne.
https://www.youtube.com/watch?v=U6z-0tD-JzY
[Foto e video di No Muos]