Timpa di Leucatia, niente rischi per le acque Il Comune rassicura le associazioni cittadine

Nessun cambiamento dal 2007 a oggi. Resta invariato il progetto da un milione e mezzo di euro del Comune di Catania per la Timpa di Leucatia. Un piano con un doppio obiettivo: mettere in sicurezza il costone in zona Canalicchio ed evitare l’allagamento a valle delle cantine e dei garage dei cittadini a causa delle acque che scorrono copiose nell’ambiente umido. Il timore delle associazioni, alla notizia del passaggio di consegne del progetto alla nuova amministrazione comunale, era quella di modifiche al piano originario che avrebbero interferito con il rigoglioso verde della Timpa. Sotto accusa era soprattutto la posizione delle trincee drenanti per frenare gli allagamenti: da porre a valle – tra la Timpa e le case -, secondo i volontari, per evitare di far morire flora e fauna che non sarebbero più raggiunte dall’acqua se le paratie fossero disposte a monte.

La posizione delle trincee drenanti secondo il progetto comunale del 2007, oggi riconfermato

Il progetto del 2007, confermato oggi in una riunione alla sede dell’assessorato comunale Lavori pubblici, prevede di intercettare le acque in profondità e non in superficie. Così da preservare l’ambiente umido ma anche le coltivazioni accanto. Le trincee drenanti saranno poste appena sopra le case di via Tito Manzella e via Leucatia, fino a monte San Paolillo, poco noto tra i catanesi ma sede di interessanti testimonianze archeologiche. Per quanto riguarda invece la messa in sicurezza del costone, il rischio per le associazioni era quello di mettere in pericolo la zona boschiva. Con gli alberi, infatti, sarebbe impossibile disporre delle reti contenitive.

La soluzione trovata è quella di intervenire sui singoli massi pericolanti. Nell’idea del Comune, dove sia necessario per creare dei sentieri per arrivare alle rocce, alcuni alberi potrebbero essere abbattuti. Per le associazioni, invece, c’è la possibilità di intervenire dall’altro senza disboscare, seppure in minima parte. La decisione definitiva verrà presa a settembre, dopo un sopralluogo congiunto. In ogni caso, dove la rocce non è ancora ceduta, si porrà una rete sul singolo masso; dove invece il costone sta già cedendo, i singoli macigni verranno fatti esplodere con una iniezione che ne provoca la frantumazione per una caduta controllata.

«Siamo contenti che il Comune ci abbia ricevuti, ascoltati e tenga in conto la nostra opinione. Vigileremo affinché siano rispettati tutti i criteri perché l’ambiente rimanga preservato così come coloro che utilizzano quest’acqua per le loro coltivazioni», spiega Iorga Prato, dell’associazione Stelle e Ambiente. Presente all’incontro insieme a rappresentanti di Lions, Italia nostra e Lipu.


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