Tre giorni dopo l'operazione della polizia palermitana che ha smantellato un sistema di corruzioni nel mondo della gestione dei rifiuti, nel Comune dove ha sede l'impianto della Oikos si è tenuto un evento per informare i cittadini a cui ha partecipato anche il sindaco di Misterbianco. Al centro delle critiche il primo cittadino mottese, ma anche il presidente della Regione: «Rosario Crocetta si deve ficcare in testa che deve revocare questo cazzo di decreto»
L’urlo di Motta demolisce la discarica Di Guardo: «Carrà è in conflitto d’interessi»
«Collega sindaco, hai solo due strade. O vai a Palermo e dici “Fici na minchiata”, o te ne vai a casa». Il consiglio viene da Nino Di Guardo, primo cittadino di Misterbianco, ed è urlato dal palco del comizio contro la discarica di contrada Tiritì-Valanghe d’inverno organizzato a Motta Sant’Anastasia. Oggetto del suo intervento è l’amministratore mottese, Anastasio Carrà, che alla conferenza dei servizi convocata una settimana fa ha dato il suo assenso all’attività dell’impianto di proprietà della Oikos spa. Un appuntamento, quello di ieri sera, organizzato prima che la squadra mobile di Palermo mettesse agli arresti quattro imprenditori che gestiscono tre impianti tra Agrigento, Messina e Motta (tra i quali l’amministratore della Oikos, Domenico Proto) e un funzionario accusato di aver concesso loro permessi e autorizzazioni dietro lauti compensi. E, inevitabilmente, la cronaca ha monopolizzato il comizio. Anche perché, come sostiene Danilo Festa, consigliere comunale d’opposizione e membro del comitato No discarica mottese, «possiamo gridare una cosa: che avevamo ragione».
La piazza di Motta si riempie solo in determinate situazioni, solitamente tutte legate ai festeggiamenti della patrona o alle esibizioni degli sbandieratori. Quella di ieri era un’eccezione. Ed è fuori dalla norma vedere sei dei sette candidati alle elezioni dello scorso giugno prendere posto sul palco uno accanto all’altro, assieme all’amministratore misterbianchese e al capo scout del gruppo locale. «C’era questo mito della discarica perfetta – afferma Festa – Non se ne poteva parlare, era reato di lesa maestà». Le indagini palermitane, con il peso dello scossone che hanno dato al sistema della gestione dei rifiuti, sfondano molti muri. «Questa battaglia deve abbattere anche un altro tabù, quello della commistione tra politica e gestione dei rifiuti. Questo ha un nome: è mafia», prosegue Festa.
Come racconta Josè Calabrò, storico membro del comitato misterbianchese, «il 18 luglio 2011 (esattamente tre anni prima degli arresti dell’operazione Terra mia, ndr) abbiamo mandato alla Regione una richiesta in autotutela di annullamento dell’ampliamento». Un lavoro curato nella sua parte scientifica da Aurelio Angelini, esperto di tematiche ambientali, «che coincide al 90 per cento con i risultati della commissione di Nicolò Marino». «La strada è ancora lunga», avverte Paolo Conti, anche lui membro del comitato No discarica di Misterbianco. E attacca quelli che chiama «ladri di futuro». Quelli «che ci scippano il futuro perché sanno che abbiamo bisogno di loro». Poi ripercorre anche le vicende elettorali mottesi che hanno portato all’elezione di Carrà, criticato perché uno dei suoi figli lavora proprio per la Oikos spa. «Viene eletto un sindaco fortemente dalla loro parte». «Ma sappiamo che non è finita con l’episodio di Palermo – sottolinea riferendosi alle indagini – Vanno indagati i vecchi amministratori e i tecnici».
«Ora sdirrubba palazzi». Quando al microfono si avvicina Di Guardo la platea ha il sentore che non sarà un intervento pacato. La sua scelta è di introdurre il discorso con un antico proverbio: «Quannu squagghia a nivi affacciunu i puttusi», cita. «E oggi i puttusi sono quantu un puzzu, funnu e largu». Voragini fatte di sospetti, corruzioni, illegalità e timori. «Chi ha da pagare paghi, definitivamente», tuona. All’incontro alla conferenza dei servizi di lunedì scorso «ne abbiamo sentite e viste di cotte e di crude». «C’è un fatto che nessuno può negare – arringa Di Guardo – Il sindaco di Motta era ed è in conflitto di interessi. Non può parlare». E, tra gli applausi, si rivolge al presidente della Regione. «Rosario Crocetta si deve ficcare in testa che deve revocare questo cazzo di decreto».