Opportunità, merito e sapere; il riconoscimento degli errori passati; la promessa di non perdere le competenze del territorio; il ringraziamento ai ricercatori e al loro lavoro. Sono stati questi i temi del discorso che Giacomo Pignataro, rettore dell'Università di Catania, ha pronunciato ieri davanti al presidente della Repubblica per l'inaugurazione dell'anno accademico all'ex monastero dei Benedettini. «Noi ragazzi siciliani faremo la valigia una sola volta e torneremo in questa bella terra solo per le vacanze», afferma invece il rappresentante degli studenti
Napolitano al via dell’anno accademico Rettore: «Momento per riflettere sul futuro»
Tre pilastri fondamentali – opportunità, merito e sapere -, il riconoscimento degli errori passati, la promessa di non perdere le competenze del territorio, il ringraziamento ai ricercatori e al loro lavoro, spesso svolto in maniera gratuita. Un discorso breve ma denso quello del rettore dell’ateneo di Catania, Giacomo Pignataro, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2013-14. A seguirlo, in prima fila, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il quale non concede interviste né commenti e rimane meno di un’ora nell’aula magna del monastero dei Benedettini – tirato a lucido proprio per la sua visita a Catania – giusto il tempo di ascoltare i discorsi del magnifico, del rappresentante degli studenti e la prolusione dal titolo Il chimico: architetto che progetta e costruisce edifici molecolari.
«Linaugurazione dellanno accademico non rappresenta soltanto un momento di affermazione identitaria attraverso il ripetersi di unantica tradizione, ma anche di riflessione sul proprio futuro e sul proprio ruolo sociale», esordisce Pignataro. Poi snocciola i numeri che compongono l’ateneo più antico della Sicilia: 55mila studenti, 1400 docenti e 1100 impiegati tecnico-amministrativi per 22 dipartimenti, due strutture didattiche speciali (Architettura a Siracusa e Lingue a Ragusa) e una scuola di eccellenza. «Siamo un Ateneo che ha da sempre coltivato una forte integrazione con il territorio», spiega il magnifico, che passa ai punti da rinforzare. Primo tra tutti «l’orientamento in ingresso e la transizione tra scuola superiore e università». Altra nota dolente è il tempo di completamento degli studi – «in particolare di quelli relativi alla laurea di primo livello», specifica. E poi integrazione tra formazione e lavoro, attrattività dei corsi magistrali, organizzazione della ricerca scientifica. Altro aspetto da migliorare è il «coordinamento con gli altri atenei dellisola per gestire insieme alcuni servizi, a partire da quelli di biblioteca». Un messaggio rivolto anche ai colleghi rettori di alcune università del Meridione invitati alla cerimonia.
Il rettore dell’Università di Catania, Giacomo PignataroL’analisi si sposta quindi a un evento centrale: «La nostra Regione dovrà assumere importanti decisioni sulla programmazione delle risorse comunitarie per il periodo 2014-2020 – afferma Giacomo Pignataro – si tratta di una straordinaria occasione per intervenire su alcuni ritardi infrastrutturali e per dare risposta ad importanti bisogni collettivi ed individuali, in alcuni ambiti strategici: trasporti, energia, ambiente, agricoltura, beni culturali». Fondi che potrebbero essere utilizzati per un progetto abbozzato dai vertici di palazzo d’Orleans e che riguarda da vicino le vicende di due aziende catanesi in crisi, St microelectronics e Micron. Il rettore non le cita direttamente, ma quando parla di «competenze già disponibili nel nostro territorio su alcune enabling technologies come la nano e la microelettronica» il riferimento è chiaro.
L’intervento si snoda tra riferimenti ai dati allarmanti sulla condizione giovanile – «un quarto ormai dei giovani tra i 15 e i 29 anni non studiano né lavorano» – e quelli sui tagli al settore: «Il sistema universitario è il comparto delle pubbliche amministrazioni che ha pagato più pesantemente di tutti gli altri la crisi economica», afferma rivolgendosi a Napolitano. «Siamo ben consapevoli che lautonomia del sistema universitario italiano ha spesso difettato di responsabilità – ammette il rettore – con ricadute negative sull’efficienza delle nostre organizzazioni, sulla qualità dei nostri servizi formativi e, soprattutto, sulla nostra capacità di valorizzare il merito, in particolare per ciò che riguarda laccesso dei giovani alla ricerca». E poi il riconoscimento all’impegno dei ricercatori, che «pur non avendo obblighi didattici, con il loro impegno ad assumere insegnamenti, spesso in forma gratuita, consentono di non chiudere interi corsi di laurea, nonostante che i loro stipendi siano bloccati ormai da anni».
Giovanni Magni, rappresentante degli studentiCoinvolgente il discorso del rappresentante degli studenti, il senatore accademico Giovanni Magni, 22enne iscritto al corso di Economia e gestione delle imprese. «Il mio sogno – racconta al capo dello Stato – è quello di vivere, formarmi e realizzarmi professionalmente nel Paese che amo, che mi ha dato i natali e soprattutto di contribuire attivamente al suo progresso». Ma, prosegue con amarezza, «lItalia, un tempo Paese di sogni e sognatori, non lascia più spazio alle ambizioni dei giovani, non accoglie più con fierezza i suoi cervelli, non li coccola e ne fa un fattore critico di successo, bensì li lascia andare all’estero, dove fanno la fortuna di altri paesi e imprese che, a differenza del nostro, sono disposti a scommettere su chi dimostra di valere o di volere». Il giovane rappresentante dà voce a paure e angosce comuni di un’intera generazione. «Noi ragazzi siciliani faremo la valigia una sola volta e torneremo in questa bella terra solo per le vacanze – afferma con fermezza e una punta di rimpianto – Se non si riesce a invertire questo trend, sarete responsabili della perdita del capitale umano più pregiato, giovane, colto e preparato senza il quale non ci può essere futuro per la Sicilia e per lItalia». Poi l’invocazione a Giorgio Napolitano: «Ci appelliamo a lei come ultimo baluardo istituzionale di garanzia chiedendo di comprenderci, di farsi portavoce dei nostri sogni, della nostra visione e delle nostre speranze».