In primo grado il tribunale del capoluogo peloritano non aveva dato ragione ad Antonion Ruello, la situazione si è ribaltata con un nuovo accertamento medico-legale. L'Osservatorio nazionale amianto si è occupata del ricorso
Amianto, correlazione tra tumori e il lavoro sui traghetti A Messina risarcimento per la famiglia di un lavoratore
Arriva dalla Corte d’appello di Messina un’importante sentenza con cui viene certificata la correlazione tra la presenza di amianto a bordo dei traghetti di Ferrovie dello Stato e le malattie comparse al personale che lavorava sulle navi. Il caso è quello di Antonino Ruello, ufficiale e poi direttore di macchina che è stato esposto alle pericolose fibre per 31 anni sena protezione. L’uomo, deceduto nel 2017 all’età di 73 anni, aveva contratto due tumori nel 2007. In primo grado le sue richieste erano state rigettate, poi i familiari hanno visto ribaltare la sentenza.
Della vicenda si è occupato anche l’Osservatorio nazionale amianto che, con l’avvocato Ezio Bonanni, ha impugnato la sentenza del tribunale di Messina. Nel corso del processo di appello, i giudici hanno disposto un nuovo accertamento legale che ha portato al riconoscimento del diritto alla rendita e i ratei dal 2007 al 2017 – circa 60mila euro – a carico dell’Inail, a cui si sono aggiunti risarcimenti per quasi 42mila euro. La causa proseguirà per il riconoscimento di un tumore al colon, seguito all’esposizione all’amianto.
I dati in possesso dell’Osservatorio nazionale amianto dicono che fino al 2018 sono stati segnalati 696 casi di mesotelioma legati all’attività in Ferrovie dello Stato. A rendere ancora più pericolosa l’esperienza a bordo dei traghetti sono state anche altre fonti di esposizione, tra cui i gas di scarico, di combustibili, olii esausti, lubrificanti e solventi, campi elettromagnetici e pitture. «L’Ona è da sempre in prima linea per la tutela delle vittime dell’amianto in Ferrovie dello Stato – spiega Bonanni – Ricordo, infatti, che già nel 2014 abbiamo ottenuto una importante sentenza della Corte di appello di Roma che, come in questo caso, ha ribaltato gli esiti negativi del primo grado, e che fu confermata poi in Cassazione con un risarcimento che per l’epoca era record, circa 800mila euro. La nostra azione ora proseguirà con la richiesta di bonifica e messa in sicurezza».