L'Asp di Caltanissetta ha aperto un'indagine sulle immagini di una dottoressa in servizio al Pronto soccorso Covid. «Quando hai finito il turno, non hai ucciso nessuno e puoi tornare a casa a dormire», è la scritta che accompagna una danza latinoamericana
Medica balla in ospedale e posta video su TikTok Il padre di un 26enne morto la denuncia, si indaga
L’Asp di Caltanissetta ha aperto un’indagine interna su alcuni video postati su TikTok da una giovane dottoressa in servizio al Pronto soccorso Covid dell’ospedale Sant’Elia e alla guardia medica di un paese del Nisseno. A denunciare quanto accaduto è stato Vincenzo Mattina, agente di polizia penitenziaria e padre di un giovane morto per una pancreatite qualche mese fa al Pronto soccorso Covid del Sant’Elia. Per la morte di Mirko Mattina, deceduto la notte del 26 dicembre a 26 anni, il padre ha presentato un esposto in procura perché ritiene che al giovane non siano state prestate cure adeguate. L’uomo appena ha visto i video postati dalla dottoressa su Tiktok ne ha realizzato uno in cui denuncia il comportamento – che ha definito «aberrante» – della professionista e lo ha pubblicato su Facebook.
Adesso, spetterà all’Asp verificare quando e in quali locali sono stati registrati i video in cui si vede la giovane dottoressa ballare a ritmo di musica latinoamericana. In una delle frasi a corredo di uno dei video si legge: «Quando hai finito il turno, non hai ucciso nessuno e puoi tornare a casa a dormire». La direttrice dell’azienda sanitaria provinciale del Nisseno Marcella Santino ha provveduto a fare rimuovere i video da Tiktok e ha avviato un’indagine interna tramite il direttore di presidio per prendere gli opportuni provvedimenti «anche in ragione del fatto – ha detto Santino – che l’immagine potrebbe ledere l’azienda ospedaliera e il lavoro di quanti ogni giorno si spendono per i pazienti».
Il sindaco Roberto Gambino espresso la sua «vicinanza a Vincenzo Mattina per il dolore che prova quotidianamente e il coraggio nella ricerca continua della verità sulla morte del figlio Mirko. Ho già chiesto per le vie brevi ai vertici dell’Asp e lo reitero di fare luce sulla vicenda. I medici – ha aggiunto il primo cittadino – sono dei pubblici ufficiali. Credo che sia necessario ridurre i toni in generale e lavorare in silenzio – ha concluso Gambino – con la riservatezza che il ruolo impone a beneficio della collettività».