Originario di Caltagirone, lo street artist di fama internazionale ha realizzato la sua ultima opera ad Aci Trezza, prendendo spunto dall'Odissea. «Antichità e arte urbana possono essere legate tra loro», afferma a MeridioNews
Salvo Ligama, quando il mito riesce a ispirare la street art «Può valorizzare centri storici e fare rinascere le periferie»
L’arte non può prescindere dai riferimenti storici, dalle origini e dal fascino dei miti. Questo può risultare un dogma quasi scontato per gli artisti di qualsiasi corrente del passato, ma diventa un valore aggiunto se a intingere i propri strumenti di lavoro nella storia è uno street artist. Negli ultimi anni, sempre più spesso si cerca di contribuire con opere artistiche a dare valore alle facciate dei casermoni in cemento armato di centri urbani e delle periferie. I temi affrontati dalla street art vanno dal fantasy all’attualità, fino ad arrivare alle icone politiche. La Sicilia, con i suoi panorami, miti e leggende non poteva che fungere da musa ispiratrice a chi nell’Isola ci è nato e ha deciso di esprimersi con la propria arte. È il caso di Salvo Ligama. Artista ormai di caratura internazionale, con opere realizzate in tutta Italia fino a conquistare le pareti degli Stati Uniti, con una Half Afrodite realizzata a Brooklyn.
Ed è proprio l’antichità a contraddistinguere le icone realizzate dal 36enne originario di Caltagirone. Prima di arrivare allo stile degli ultimi anni, Ligama ha dato vita ad alcune opere d’arte che prendevano le mosse dalle immagini digitalizzate che l’artista riproduceva con l’effetto pixellato. Dove ogni singolo pixel, oltre a dare una cromia iridescente all’opera, permetteva a chi la osservava di indagare il disegno e andare a fondo, nei minimi particolari. Ligama, tuttavia, non ha accantonato la vocazione nei confronti della storia dei luoghi e delle immagini che hanno origine da essi. Questa volontà di navigare tra radici e miti della Sicilia ha portato l’artista a realizzare in alcuni luoghi dell’Isola un ciclo di immagini chiamato Sikanie– dal nome di uno dei popoli primigeni della Sicilia – di cui fa parte il volto di Polifemo, l’ultima sua opera in ordine di tempo, completata lo scorso venerdì sulla parete dell’edificio di Villa Fortuna, ad Aci Trezza, di fronte ai faraglioni. «Ho avuto affidata l’opera tramite un bando e dopo un anno è stato possibile dar vita a una scena in un luogo di massima ispirazione, come Aci Trezza – racconta l’artista a MeridioNews – Il volto di Polifemo appare come una scultura in pietra, con delle ombre che conferiscono uno slancio all’immagine, che sembra voglia staccarsi dalla parete».
Ed effettivamente le ombre del volto danno una profondità che fa sembrare l’opera ancora più mastodontica, rendendo giustizia al volto del Ciclope: il gigante che, accecato da Ulisse, scatena la propria furia lanciando i faraglioni. «Se ripenso all’Odissea e contemporaneamente osservo i faraglioni all’orizzonte, Polifemo me lo immagino proprio dov’è adesso a lanciarli verso il mare – prosegue Ligama – Qui sono stato animato dalla leggenda, dallo scenario e da questa megastruttura. Ho potuto dare vita a una figura che mette insieme tutto il mio stile, con l’incontro tra arte classica e quella statuaria fino ai riferimenti storici: ne è venuta fuori una figura forte, vigorosa e iconica». Insieme al volto monocolo di Polifemo, l’opera contiene anche un vaso greco al cui interno viene rappresentata la scena dell’accecamento del ciclope da parte di Ulisse. L’artista unisce la vivacità dei colori ai tanti significati della scultura. Nei suoi murales, è come se volesse giocare con i significati che porta con sé la pietra: elemento che riesce a materializzare i sentimenti dell’essere umano, ma contiene anche le erosioni dettate dal trascorrere del tempo.
E il tempo, inevitabilmente, riconduce all’importanza del valore storico, chiudendo il cerchio. «La particolarità sta proprio nel mito, che attraverso le storie conferisce un fascino particolare agli elementi che fanno parte della realtà – osserva l’autore – Quello dei faraglioni, per esempio, è un fenomeno che trova la sua spiegazione in ambito geologico e scientifico. Ma il mito riesce a tirare fuori da tutto ciò una storia bellissima». La figura emblematica e forte del Ciclope, secondo l’artista, sembra rimandare alla grandezza dei palazzi, dove le opere pittoriche sono realizzate. Analogie che conducono Ligama a svelare cosa significhi per lui l’arte urbana. «Cerco di andare a ritroso – precisa – Questo allo stesso tempo mi permette di guardare al futuro e capire come la nuova figurazione possa evolversi nel tempo. In questo caso il Polifemo viene riprodotto in un palazzo che sembra rimandare alle dimensioni del ciclope: emerge come tra arte urbana e la storicità ci sia un vero e proprio legame». Ligama, parlando del suo stile, si concentra sull’importanza che può ricoprire la Sicilia per la street art: «L’isola è uno dei pochi posti in cui convivono architetture pazzesche in un paradiso naturale – conclude Ligama – Abbiamo anche la presenza di un tessuto storico importante che richiede un maggior rispetto degli spazi circostanti: da parte dell’artista ci vuole una capacità di analisi accurata del territorio. In questo contesto, l’arte urbana può assumere davvero una grande importanza, sia come valorizzazione dei centri storici, che come alternativa di abbellimento all’architettura selvaggia delle periferie».