75 anni di fumetti: tanti auguri Marvel

di Alberto Andaloro

E’ l’agosto del 1939 a New York. Mentre Frank Sinatra diventa l’idolo dei giovanissimi grazie alla sua prima canzone “All or nothing at all” e gli americani cominciano a tremare a causa del caos creato in Europa da Hitler, Martin Goodman, editore nonché proprietario della Western fiction publishing, colpito dal lavoro realizzato un anno prima da 2 23enni di Cleveland, che mescolando il pulp, la fantascienza, i miti classici e l’idealismo del New Deal avevano dato vita a un nuovo personaggio che avrebbe fatto la storia dei fumetti dei supereroi (Superman), fonda la “Timely Comics”, che successivamente prenderà il nome di Marvel.

La società di Goodman sembra riscuotere subito un gran successo; i primi a scendere in campo sono prima Sub-mariner, e poi i fantastici 4 e Spiderman. I supereroi sin dalle prime battute colpiscono l’immaginazione di milioni di lettori che, entusiasti, incominciano ad acquistare numerosi albi nelle edicole. Se pur sia un inizio scoppiettante, non si può però ancora parlare del vero e proprio “Universo Marvel” che noi tutti oggi conosciamo.

La svolta per la Marvel infatti arriva solo negli anni ’60 quando Goodman assume in redazione suo nipote, un certo Stanley Lieber, di fatto per fargli fare il tappabuchi. Presto però, il giovane che porta sempre un cappello a elica, si fa notare per la qualità del suo lavoro e i capi-redazione incominciano ad affidargli sempre più storie, finché a diciotto anni, si ritrova ad essere caporedattore; il giovane sempre sorridente decide di pubblicare le sue opere sotto lo pseudonimo di Stan Lee, nome con cui oggi lo conosciamo; in breve tempo diventa direttore e nel ’61 cambia il nome dell’azienda dello zio da “Timely” alla indimenticabile Marvel. E’ proprio grazie a Lee che i fumetti Marvel fanno il salto di qualità: Stan Lee è uno scrittore straordinario e ha un’idea molto precisa di quello che secondo lui sarebbe dovuto essere l’universo Marvel: un mondo in cui ogni ragazzino americano avrebbe imparato a riconoscere le proprie debolezze e i propri superpoteri per affrontare il quotidiano, ma soprattutto un universo dove ci si sarebbe divertiti da pazzi. Lee insieme a Jack Kirby, incomincia a creare gran parte dei supereroi che popolano il fittizio universo narrativo della Marvel. Con loro i fumetti incominciano ad affrontare per la prima volta le questioni razziali, si lasciano influenzare dalle controculture, e soprattutto prendono posizione nelle battaglie come accade per esempio con il patriottico Captain America, che esordisce nel suo primo numero addirittura sferrando un destro a Hitler. Il supersoldato con la tuta a stelle e strisce è il primo di una lunga serie di supereroi: grazie a Thor, Iron Man, Flash, Dare Devil, Hulk, gli Avengers e gli X-Men (potremmo andare avanti per ore), inizia la cosidetta Silver Age (età dell’argento) dei fumetti, era in cui i supereroi tornano di moda dopo un decennio iniziato con la fine della Golden Age (età dell’oro), segnato dalla nascita di fumetti Horror e poco apprezzati dal pubblico.

Con la trovata di Lee e Kirby, inizia tuttavia uno dei più forti dualismi nell’universo dei fumetti: contemporaneamente alla Marvel infatti, c’è un’altra casa produttrice di fumetti che cresce in maniera esponenziale, ovvero la DC Comics di Batman e Superman. La contrapposizione tra le due case produttrici è piuttosto evidente: mentre Superman e Batman si ritrovano a difendere Metropolis e Gotham City, negli albi Marvel sono New York e le strade percorse dai giovani lettori per andare a scuola ad essere costantemente in pericolo, e questo li eccita moltissimo.

Dopo due decenni di continua espansione per la Marvel arrivano i fatidici anni ’90: la società americana viene acquistata dal miliardario Ron Perelman e incredibilmente, in soli 3 anni, passa dalle 5 milioni di copie vendute degli x-men, alla chiusura di ben 16 testate tra il ’94 e il ’95 e così, nel ’96, una delle più importanti case produttrici di fumetti del mondo rischia di chiudere i battenti per sempre.

Sull’orlo del fallimento però, nel 2009, la Walt Disney Company decide di acquistare proprio la Marvel Comics per una cifra che si aggira intorno ai 4 miliardi di dollari, e decide anche di far ricevere il 30% agli azionisti Marvel che hanno un’azione in loro possesso. Dal 2009 i fumetti tornano di moda, la Marvel e il suo principale concorrente di lunga data la DC Comics riescono a coprire l’80% del mercato dei fumetti americano, e i supereroi tornano in cima alle vendite grazie anche alla trovata di alcuni registi cinematografici che decidono di raccontare proprio le avventure dei supereroi anche sul grande schermo. Per certi versi grazie ad internet, ai videogiochi, al cinema, e via dicendo, oggi i supereroi godono di una popolarità senza precedenti. I supereroi ancora oggi resistono perché rappresentano dei valori fondamentali della società americana: l’idea che si debba scegliere fra il bene e il male, e che gli individui possono fare la differenza, nella società, come nella storia.


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