Comunali Messina, Barrile prova exploit in solitaria «Al teatro vado poco, ma da sindaca lo difenderò»

Unica donna candidata a sindaco alle Amministrative di Messina, Emilia Barrile ha ricoperto negli ultimi cinque anni il ruolo di presidente del consiglio comunale. Eletta tra le file del Pd nel 2013, fedelissima dell’ex parlamentare Francantonio Genovese, è transitata in Forza Italia quando quest’ultimo ha lasciato il partito democratico. Ma dopo lo strappo con la corrente genovesiana in occasione delle elezioni regionali di novembre, dove le fu chiesto di rinunciare alla sua candidatura a favore di Luigi Genovese, il delfino della famiglia messinese, poi eletto con 17mila preferenze. Dopo la mancata candidatura in occasione delle Politiche, ha deciso di correre da sola nella campagna elettorale per la poltrona di sindaco. A suo sostegno soltanto la lista Leali-progetto per Messina.

A Messina partono in cerca di fortuna ogni anno duemila giovani. Come fermare questa emorragia creando posti di lavoro?
«Nel nostro programma abbiamo previsto un grande piano per i giovani e una delega assessoriale per loro. Riteniamo che ci sia l’esigenza di partire da un’educazione scolastica che porti i nostri ragazzi a conoscere le aziende del territorio e che presenti loro concretamente il patrimonio artigianale che insiste nel Messinese, mettendoli in contatto con chi esercita i cosiddetti antichi mestieri. Ma il coinvolgimento non è meno importante e per questo ci rivolgiamo ai giovani degli istituti tecnici e a chi vive il mondo universitario per la realizzazione di progetti di sviluppo sostenibile per la nostra città da sottoporre all’attenzione di chi mette a disposizione fondi da destinare. Bisogna fare rete e attivare concrete sinergie».

Qual è il suo pensiero sulla posizione debitoria del Comune?
«Il consiglio comunale ha messo la prossima amministrazione nelle condizioni di rimodulare il piano di riequilibrio. Abbiamo atteso tempi lunghissimi per avere delle risposte dal ministero, lo ripeto da tempo. Al nostro sindaco attribuisco la responsabilità di non averci provato neanche a ottenerle. Avrebbe dovuto sbattere i pugni a Roma, invece di andare a fare sfilate fini a se stesse, mentre dal Viminale ci facevano aspettare tempi biblici. Mi chiedo perché Messina sia trattata diversamente rispetto ad altre città in difficoltà prese per i capelli con vari decreto salva-Comuni».

Parlando di tram, c’è chi, come De Luca, vorrebbe eliminarlo.
«Penso che a Messina servano soluzioni non ulteriori problemi. E allora intanto pensiamo a come renderlo sostenibile anche sotto il profilo economico: incentiviamone l’uso dando ai messinesi la possibilità di utilizzare un biglietto integrato a tempo che sia funzionale ed economicamente sostenibile. Del resto è vero anche che il tram ha creato problemi effettivi in alcune zone della città, zone che vanno riprese. Penso alla cortina del porto dov’è tante aziende hanno chiuso. Ma li non me la sento di proporre progetti faraonici che costino un’immensità e costringano la città a rimanere ostaggio di lavori interminabili. Eliminiamo le barriere in quel punto specifico. Come? Basta ridurre la velocità in quel tratto di percorrenza. Con qualche migliaio di euro è fatta. Mi lasci aggiungere che sarebbe ora entrasse in servizio a pieno regime e questo significa anche creare quell’onda verde per cui il tram deve avere sempre la precedenza. Un regime che a oggi non mi pare sia mai stato attuato».

Rada San Francesco. Il suo avversario Gaetano Sciacca (M5s) propone di spostare subito le navi nel porto storico.
«Tutti vorremmo una città libera. Ma c’è un problema che va oltre la volontà del sindaco: sediamo ad un tavolo il demanio, la Regione e il Comune e confrontiamoci su possibilità e competenze».

Quante volte quest’anno è stato al teatro quale spettacolo le è piaciuto di più?
«Poco, molto poco. Sono una nonna e l’ultimo anno è stato piuttosto intenso perché da poco ho avuto il dono di avere il mio secondo nipotino. Chi segue la propria famiglia e lavora sa bene che il tempo libero è sempre ridotto al minimo e viene assorbito da genitori, figli e nipoti in modo quasi esclusivo. Ma il teatro è un bene preziosissimo che, da messinese prima che da presidente del consiglio comunale, pretendo vada tutelato e valorizzato. Nei giorni scorsi ho chiesto all’assessore Pappalardo un colloquio per sapere che piano di sostenibilità si sia pensato per l’ente e che ne sia delle promesse in stand by da gennaio».

Quale soluzione per salvare il teatro?
«Tanto per cominciare si potrebbe versare il famoso contributo che il Comune deve e che ultimamente sembra aver dimenticato. Ma è un contributo che va quantificato rivedendo le somme realmente utili. Detto questo, certamente ha l’obbligo morale di rendersi parte attiva nell’interlocuzione con le altre realtà, a partire dalla Regione con le sue competenze».

Il primo provvedimento che firmerebbe da sindaco?
«Il ripristino dell’ufficio Programmi complessi».

Rifiuti, fogne e acqua. Qual è la soluzione?
«Ottimizzare le risorse. Stabilire un piano generale che metta a regime quello di cui si dispone creando una rete davvero funzionale. Bisogna avere un programma per la gestione dell’ordinario e dall’altra parte uno per la gestione delle emergenze, che possono capitare e che un’amministrazione deve saperle gestire. Deve saperle immaginare. Non dico prevedere l’emergenza, ma prevedere un ventaglio di interventi tampone, che non possono ovviamente essere la norma».

Quale ritiene sia la cosa migliore e la cosa peggiore dell’amministrazione uscente?
«Le dico qual è la peggiore: non hanno avuto la minima intenzione di interloquire. Si sono fatti portatori di un verbo che hanno deciso essere assoluto e hanno evitato il dialogo con l’Aula. Non c’è stata alcuna condivisione. Così non si va da nessuna parte».


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