Il gip del tribunale di Catania si è dichiarato incompetente, poiché il reato sarebbe stato commesso a Pozzallo. La procura etnea si era occupata dell'inchiesta ipotizzando la reiterazione di episodi riguardanti il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La difesa di Proactiva Open Arms farà ricorso al Riesame
Nave Ong, cade l’accusa di associazione a delinquere Confermato sequestro in attesa del giudice di Ragusa
Sequestro convalidato, ma cade l’accusa di associazione a delinquere. È questa la decisione del giudice per le indagini preliminari di Catania rispetto alle accuse rivolte a tre esponenti della ong spagnola Proactiva Open Arms. Nei loro confronti resta in piedi la contestazione di aver favorito l’immigrazione clandestina.
Rimarrà dunque al porto di Pozzallo, dove era arrivata lo scorso 16 marzo con 218 migranti, l’imbarcazione della organizzazione non governativa, tra le poche rimaste nel Mediterraneo a prestare soccorso. Il gip, come aveva chiesto la difesa, si è dichiarato incompetente. La procura di Catania era stata investita dell’indagine perché uno dei reati ipotizzati era quello di associazione a delinquere. Venendo meno quest’ultimo, la competenza torna al giudice di Ragusa. E proprio al gip ibleo è stata rimandata la decisione che avrà venti giorni per decidere. Nel frattempo è stato emesso comunque il decreto di sequestro preventivo in attesa che il giudice decida, per evitare che il natante si allontani.
«Non abbiamo ancora letto il provvedimento, ma impugneremo la decisione al Riesame», sono le prime parole di rosa Emanuela Lo Faro, avvocata del comandante di Open Arms, Marc Reig Creus, indagato insieme a alla capa missione Ana Isabel Montes Mier e al coordinatore generale dell’organizzazione Gerard Canals. L’inchiesta è nata dopo che, a metà mese, la ong aveva deciso di non consegnare le persone salvate alla guardia costiera libica nell’ambito di un’operazione di soccorso che, dopo un primo coordinamento da parte della guardia costiera italiana, era passato sotto il controllo dell’autorità del paese nordafricano. Al centro dell’attenzione dei magistrati etnei è finita anche la decisione di portare i migranti in Sicilia, nonostante un primo approdo a Malta, dove l’ong ha fatto scendere una donna con un neonato in gravi condizioni di salute. Decisione che il comandante della nave ha giustificato dal primo momento spiegando che il governo maltese non è mai stato disposto a concedere i propri porti per gli sbarchi, ma che secondo il pm Fabio Regolo sarebbe stata immotivata.