Dal settore delle telecomunicazioni l'appello a unirsi e a rilanciare la conflittualità nel mondo del lavoro. «Politica e sindacati sono da tempo spostati sulla difensiva» dice Angelo Candiloro, che opera in Telecom. Dopo l'assemblea all'oratorio Santa Chiara, si pensa a uno sciopero generale. Guarda le foto
Wind-Tre, dai call center parte la vertenza Palermo «Almaviva rappresenta fallimento della mediazione»
Sono partiti da quella che definiscono «la realtà allarmante di oggi: 107mila disoccupati a Palermo, 6mila posti di lavoro persi solo in un anno, un tasso di disoccupazione che supera il 25 per cento». I lavoratori e le lavoratrici della Wind Tre – 300 persone a rischio esternalizzazione a partire dal 4 luglio – incorniciano la propria singola vicenda in un quadro più generale che riguarda il capoluogo siciliano e più in generale l’Italia intera. E si rivolgono a tutti coloro a rischio «precarietà a tempo indeterminato»: il mondo dei call center in primis, ma anche scuola, banche, libere professioni.
Con l’idea di formare una vertenza Palermo. «Pensiamo a uno sciopero del lavoro e del non lavoro – dice Angelo Candiloro, lavoratore Telecom e responsabile provinciale di Democrazia e Lavoro (Cgil) -. Sappiamo che sarà un percorso lungo e difficile. Politica e sindacati, i cosiddetti corpi intermedi, sono da tempo spostati sulla difensiva. C’è invece bisogno di rilanciare il conflitto, non c’è più spazio per la mediazione anche perchè c’è poco da mediare. Con la contrattazione e la rappresentanza si ottiene il contratto al ribasso di Almaviva».
Il più recente fronte aperto è proprio quello della Wind-Tre. I lavoratori ripetono da qualche giorno di essere consapevoli di poter essere un caso pilota. L’azienda, nata sei mesi fa dalla fusione fra Wind e H3G, non è certo un’azienda in crisi: è il primo operatore mobile in Italia per numero di clienti e vanta ricavi per più di sei miliardi di euro. «Nonostante ciò – dicono in una nota – ha bisogno di ristrutturare e ridurre i costi, perché nell’arena del profitto mondiale in cui si scontrano i giganti delle telecomunicazioni resta a galla solo chi riesce a “tagliare” senza sosta. Il che significa “spremere” sempre più i veri artefici dei ricavi miliardari: i lavoratori, a cominciare da quelli dei settori più strategici, come i call center». Per questo motivo hanno convocato un’assemblea cittadina, che si è tenuta il 13 giugno all’oratorio Santa Chiara di Ballarò. Che ha visto una discreta partecipazione e soprattutto un’accesa voglia di confronto e di solidarietà tra i vari settori.
«Il lavoro non è un’entità astratta ma interessa le persone – introduce Marilena Sansone, di Wind Tre – e di questi tempi se si perde il posto di lavoro non c’è possibilità di trovarne un altro. L’idea nostra è di far partire un movimento di lavoratori, consapevoli che di noi il padrone se ne fotte. Negli scorsi giorni siamo stati ricevuti dall’assessora alla Attività Produttive Mariella Lo Bello: abbiamo aperto un tavolo tecnico, la Lo Bello si è impegnata a contattare i colleghi delle altre Regioni per aprire una vertenza presso il Ministero dello Sviluppo Economico e a convocare l’azienda. Di certo, da quando è stata proposta la cessione del ramo dei call center, siamo stati sottoposti a terrorismo psicologico».
Il rischio paventato da molti è quello di fare la fine dei lavoratori di Almaviva, costretti ad accettare la cassa integrazione con una sospensione media del 35 per cento delle ore lavorabili, il blocco del trattamento di fine rapporto per un anno e pesanti riduzioni normative. Non a caso su 5mila addetti a Palermo («la più grande azienda in città», come ha ricordato Candiloro) all’assemblea del 13 era presente una sola lavoratrice, Loredana: «Noi siamo sempre in vertenza, perchè ogni volta che finisce una commessa rischiamo il posto. Da noi c’è totale apatia. Hanno cominciato con noi e adesso sono arrivati ai lavoratori della Wind-Tre, che per noi erano i privilegiati».
Tra i presenti serpeggia un crescente malcontento verso i sindacati e la politica, che risultano pressoché assenti. Si ricorda che i primi a subire le esternalizzazioni sono stati i lavoratori Telecom: sin dal 2000, e sono ancora numerose le cause in corso contro le decisioni dell’azienda. Anche le banche sono coinvolte da questo processo, nel momento in cui diventano vere e proprie multinazionali in cui il salario non è più garantito ma legato a incentivi e premi. Idem per il mondo della scuola, investito negli ultimi anni da una serie di riforme che fa somigliare sempre più le aule alle fabbriche e con l’introduzione della precarietà nel settore statale, fino a pochi anni oasi del posto fisso. All’assemblea erano presenti anche Pietro Milazzo, tra i fondatori del recente collettivo isati junco #poterepopolare, e Lidia Undemi, dottoressa di ricerca in diritto dell’economia e che da anni si occupa di tutela dei lavoratori coinvolti in operazioni di outsourcing attuate dalle grandi aziende.
Nel tardo pomeriggio è arrivata una nota dal Comune di Palermo nella quale il sindaco Leoluca Orlando, insieme all’assessora alle attività produttive Giovanna Marano, ha fatto sapere di aver a Palazzo delle Aquile le organizzazioni sindacali assieme a una delegazione di lavoratori dell’azienda Wind Tre. Durante l’incontro le segreterie provinciali delle rappresentanze sindacali hanno illustrato le forti preoccupazioni emerse nell’ultimo incontro romano, in cui l’azienda ha palesato l’accelerazione del processo di cessione del ramo d’azienda a cui afferiscono circa 900 lavoratori di cui più di un quarto operano a Palermo. «L’Amministrazione condivide le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali – ha dichiarato il Sindaco, Leoluca Orlando – e attiverà sin dalle prossime ore le interlocuzioni con il Governo nazionale con il fine di tutelare la professionalità e il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori di Wind Tre».