Wikileaks: si scrive Muos si legge La Russa

Ricordate Wikileaks? L’organizzazione di Julian Assange che ha fatto tremare i potenti del mondo con la pubblicazione online di documenti segreti?  Tra questi alcuni riguardavano anche l’Italia. La Sicilia in particolare. Alcuni cablo parlavano della tragedia di Ustica, altri del Muos di Niscemi.  Da questi si evince come l’Italia, rappresentata dall’alora ministro della Difesa, Ignazio La Russa, si sia data un gran da fare per ospitare le antenne a fronte di una possibile sceltta di altri siti da parte degli Usa. Ce ne  parla  Gaetano Impoco, ricercatore, esperto in informatica e rappresentante del Movimento No MUOS Sicilia che ripercorre le tappe di una vicenda che somiglia sempre più ad un vero e proprio giallo.

Tra i cablo di WikiLeaks ha trovato qualcosa che parla del Muos?

Si parla di un incontro tenutosi il 6 febbraio 2010 tra l’allora Ministro della Difesa Ignazio La Russa e il suo omologo statunitense. Che chiede all’Italia di attivarsi per assicurare l’approvazione finale del  sito prescelto. Con una precisazione: gli Usa dicono a La Russa che se la costruzionedell’antenna non fosse cominciata entro marzo (2010, N.d.R.), gli americani  avrebbero cercato altrove nel Mediterraneo.

Queste parole, secondo lei, sottintendono un interesse della parte italiana nell’ospitare questa struttura sul nostro territorio?

Direi di si, ma a confermare quest’interesse è un ufficiale statunitense, l’ammiraglio Vic See, che nel dicembre del 2008 afferma: “Stiamo negoziando con il governo italiano. L’Italia usa il sistema UFO (il sistema di telecomunicazioni già presente a Niscemi, N.d.R.) e so che vorranno
usare il MUOS” .

Ombre anche nella scelta del sito e nell’iter delle concessioni?

E’ noto che la stazione MUOS originariamente avrebbe  dovuto essere ospitata all’interno della base di Sigonella. Notizia confermata dal Comandante di Vascello Thomas Quinn, di stanza a Sigonella nel 2009 . Il cambio di location fu deciso in seguito ai risultati di uno studio effettuato da una ditta statunitense per conto della marina militare USA . Da tale studio risulta, infatti, che il campo elettromagnetico generato dal MUOS, non solo avrebbe interferito con la strumentazione in uso all’aviazione di Sigonella, ma avrebbe comportato un serio rischio di innesco dei missili a bordo dei velivoli militari. La scelta, dunque, cadde su Niscemi, dove è già presente un importante centro di telecomunicazioni, NRTF-8, che ospita un sistema chiamato UFO (Ultra-high frequency Follow-On) e un’antenna a bassissime frequenze (VERDEN) per la comunicazione con i sommergibili. NRTF-8 Tuttavia, la base sorge all’interno di una riserva naturale tutelata da vicoli di inedificabilità assoluta. La Riserva Orientata Sughereta di Niscemi, infatti, è inserita dal 1997 nella Rete Natura 2000 come Sito di Interesse Comunitario (SIC). Quindi, mentre la costruzione del sistema precedente non aveva avuto intoppi, essendo precedente (1991) all’istituzione della riserva, il problema dei vincoli ambientali si pone per la costruzione del MUOS.

E quindi, come si supara questo ostacolo? 

Nel 2008, ad una conferenza dei servizi cui partecipa anche un rappresentante del Comune di Niscemi, tutti i convenuti danno parere positivo all’istallazione. In seguito al successivo monitoraggio effettuato dall’ARPA tra la fine del 2008 e gli inizi del 2009, il Comune di Niscemi riesamina il nulla-osta concesso, rivolgendosi al TAR e al CGA che rigettano l’istanza di revoca. I dati dell’ARPA, infatti, dimostrano il raggiungimento dei limiti di tollerabilità ai campi elettromagnetici imposti dalla normativa italiana, già considerati di scarsa tutela da molti studiosi. Tali dati, inoltre, non sono acquisiti con l’impianto alla massima potenza, come pure prescriverebbe la normativa, ma solo in certe configurazioni concordate con i tecnici di Sigonella.

Quindi l’ARPA si deve accontentare di una dichiarazione giurata del Comandante della base di Niscemi che le configurazioni dichiarate sono effettivamente quelle d’esercizio? Senza poterle verificare di propria mano?

Si, è proprio così.

Cosa mi dice del “principio di precauzione”?

Il principio di precauzione, è quel principio, contenuto nell’articolo 15 della Dichiarazione di Rio De Janeiro, ratificato dalla Comunità Europea e dal Parlamento Italiano, sostiene che non si devono applicare i risultati della ricerca scientifica fino a che non si sia sicuri della loro assoluta non pericolosità per l’ambiente. Diversi dubbi, al contrario, sono stati posti in una relazione di Zucchetti e Coraddu del Politecnico di Torino. In seguito a questo studio diverse istituzioni, tra cui il Ministero dell’Ambiente e la Commissione del Senato che si sta occupando degli effetti dell’uranio impoverito, si sono espresse in favore di una sospensione delle autorizzazioni rilasciate.

La costruzione, tuttavia, procede a ritmo serrato i propri lavori…

Si anche durate il sequestro del cantiere, ad opera del procuratore di Caltagirone, durato soltanto 20 giorni, dal 6 al 26 ottobre 2012. Tempistica quanto mai sospetta, visto che il 6 ottobre era prevista una grande manifestazione di protesta e il 26 si sarebbero invece svolte le elezioni regionali… In questo momento i lavori alla base stanno per essere ultimati.


Proprio in merito alla relazione di Zucchetti e Coraddu si apre un altro giallo.

Ai consulenti è stata consegnata documentazione incompleta dal Comune di Niscemi. Dei documenti prodotti dall’ARPA, pare che addirittura 12 fossero introvabili. Il 26 novembre scorso, l’ex-sindaco Di Martino ha dichiarato che, nonostante alcuni documenti siano riapparsi, altri non risultano agli archivi del Comune. Dal canto suo, l’ARPA in un documento datato 31 aprile 2012 esibisce i numeri di protocollo relativi all’invio dei documenti. Questa situazione grottesca provoca una dura reazione di Zucchetti e Coraddu che, in una nota, esprimono il loro disappunto per l’accaduto . Noi ci aspettiamo che una vicenda così intricata, fatta di documenti smarriti, pareri discordanti , espressi e poi ritrattati, violazioni di vincoli ambientali, portata all’attenzione delle più alte Istituzioni della Repubblica, possa far si che queste si adoperino affinchè questa brutta faccenda sia risolta nel più breve tempo e miglior modo possibile.

Daniela Giuffrida

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