Vittorina Rossi, candidata per Scelta Europea «Puntare sui turisti con capacità di spesa»

Si chiama Vittorina Rossi, è componente del direttivo regionale di Fare per Fermare il Delcino ed è candidata nella circoscrizione Isole per la lista Scelta Europea alle elezioni per il rinnovo del parlamento dell’Unione del prossimo 25 maggio. «Sono nata nel 1954 a Venezia, ma vivo da 36 anni ad Augusta, la Sicilia è la mia seconda patria. Per lavoro giro tutta Italia: sono responsabile vendite per il Sud e il Triveneto di una compagnia aerea, la Blue Panorama», si descrive la candidata. Fa parte del partito fondato da Oscar Giannino fin dalla campagna elettorale per le Politiche del 2013, finita con un risultato al di sotto delle aspettative. «Oggi siamo un po’ cambiati: ci siamo uniti con Scelta civica e Centro democratico», spiega la candidata.

Il vostro partito è nato sull’onda del dissenso alle politiche di austerity dell’allora governo di Mario Monti. Come mai oggi siete insieme per le Europee?
Perché l’unione fa la forza: siamo tutti liberali, questo ci accomuna nell’Alde, l’Associazione dei Liberali europei. Inoltre Monti, ormai da un anno, non fa più parte di Scelta civica. Dopo il 25 maggio, comunque vadano le elezioni, vedremo addirittura se riusciremo a fonderci in un unico partito. E’ un progetto su cui si lavora da tanti mesi, un’ipotesi molto reale, di cui abbiamo parlato nel corso della venuta in Sicilia di Bruno Tabacci.

I siciliani sentono molto distanti le istituzioni europee. Come fare per cambiare questo atteggiamento? magari con un esempio
E’ un atteggiamento che si può cambiare dalla scuola, bisogna iniziare a guardare a una prospettiva molto più ampia, pensare più in grande, non nei confini territoriali. Anche se da isolani mentalmente siamo qui, isolati appunto. Se si comincia dal basso, si può fare rieducazione della cittadinanza. Chissà quante volte ha visto la gente buttare la spazzatura dalle auto, ad esempio.

Un aspetto in cui la Sicilia è in linea con l’Europa e uno in cui è indietro?
La Sicilia è vicina all’Europa per il fatto che, storicamente, i suoi abitanti sono stati emigranti, hanno conosciuto il mondo anche a loro spese e subito tante dominazioni. Paradossalmente è più semplice parlare di Europa a un siciliano. L’aspetto negativo è la carenza di infrastrutture: non possiamo permettere che i turisti per andare ad Agrigento debbano passare per una strada statale, le strade sono la cosa che davvero manca. Oltre agli annosi problemi di Fontanarossa e delle ferrovie. Spagna e Portogallo, Paesi a noi molto simili per cultura, sono molto avanti. Ma già la Puglia ha molte più infrastrutture della Sicilia.

Fondi europei. Bruxelles è l’unica sede decisionale dove è possibile spendere. Come fare in sede locale per spendere davvero le risorse assegnate? Dai parlamentari europei siciliani non sarebbe auspicabile un’azione di controllo o supervisione?
Ho parlato con uno dei valutatori di progetti europei durante la campagna elettorale, lavora proprio per l’ufficio di Bruxelles che si occupa per la Sicilia. Hanno mandato indietro la maggior parte dei fondi per errori nella compilazioni delle domande. Io innanzitutto vedrei quanti soldi vengono assegnati alla Sicilia, poi cercherei chi ha progetti validi e cercherei di farli sviluppare, seguendo le persone. Visto che abbiamo l’opportunità di avere i finanziamenti europei, bisogna essere competenti. Con i ragazzi in Erasmus, ragazzi volenterosi che conoscono web e internet, possiamo creare progetti da far finanziare dall’Europa. Noi diamo soldi all’Europa, con le tasse, e poi li rimandiamo indietro: controlliamo il politico che porta avanti questi fondi. Chiediamo, da cittadini, a chi è più competente, noi abbiamo buttato davvero moltissimi soldi, quando la Sicilia ha fame. Io non butterei mai soldi, farei in modo di fare di tutto pur di averli.

Trasporti e infrastrutture. Abbiamo necessità di rientare nei cosiddetti corridoi Core. Come pensa di contribuire a centrare questo obiettivo? che azioni metterai in pratica?
Bisognerà parlare con operatori del territorio, e farci dire da loro come portare l’aeroporto a Core. Palermo lo è, pur avendo meno passeggeri. Ma il politico non è tuttologo, bisogna mettere insieme le proposte e le competenze. Una esigenza è poi quella di allungare la pista, per attirare le ricche compagnie aerr del Golfo persico, molto interessate alla Sicilia, che operano con grandi aerei. Bisogna operare non solo con le lowcost, che portano poco indotto e soldi al territorio. Dobbiamo portare una tipologia di turismo per persone con capacità di spesa molto alta. La pista si può allungare con i soldi europei. E naturalmente qui entra in gioco chi amministra l’aeroporto, che deve presentare progetti validi.

Qual è la battaglia che porterà avanti In Europa?
Il turismo è il primo tema che mi sta a cuore, non solo perché lavoro in una compagnia aerea, perché può diventare opportunità economica per tutti noi. Potremmo vivere di turismo e Cultura, dovrebbe essere la prima industria in Sicilia, con il suo patrimonio enogastronomico, ambientale. E poi siamo raggiungibili facilmente dal cielo e dal mare. Non dico da terra perché la ferrovia ci ha ormai abbandonato, ma deve diventare il luogo di vacanza degli europei. In secondo luogo penso ai ragazzi costretti ad emigrare: dobbiamo pensare ad allargare la nostra visuale, creare i confini per i giovani che siano europei, non siciliani. Come mio figlio, che è emigrato in un paese extraeuropeo per lavoro. E infine bisogna promuovere la meritocrazia, con cui tutto si può fare. Servono due requisiti: che le tasse non tartassino, e che le banche diano il giusto credito. Temi che stanno a cuore a tutti non solo a me come madre lavoratrice e aderente Scelta civica.


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