«Gente come te mi fa salire il sangue alla testa». Insulti omofobi mentre si scatenava la violenza nella zona industriale della città ragusana. Cinque persone sono state arrestate. In un caso per picchiare è stata usata anche una catena. Guarda video e foto
Vittoria, 5 rapine violente a danno di omosessuali Adescati per incontri, picchiati e insultati: «Frocio»
«Gente come te mi fa salire il sangue alla testa», «pezzo di finocchio», «frocio». Gli insulti omofobi accompagnavano le rapine violente: calci, pugni, in un caso anche colpi di catena a danno di cinque giovani omosessuali, adescati alla zona industriale di Vittoria con la scusa di essere interessati a incontri occasionali. Cinque persone sono state arrestate dalla polizia (tra lo scorso agosto e due ieri) con l’accusa di rapina, estorsione, lesioni gravi e violenza privata, reati aggravati dall’aver agito in luogo isolato, di notte e con scopi discriminatori. Sono finiti in carcere Christian Gerratana, 24enne di Vittoria; Gaetano Velardita, 23enne di Comiso; ed Emanuele Marino, 18enne anche lui di Comiso. A cui ieri si è aggiunto P.S., all’epoca dei fatti minorenne e oggi 18enne; ai domiciliari va il ventenne Salvatore Di Dio.
Le indagini della squadra mobile di Vittoria sono partite dalla denuncia, a fine giugno, della prima vittima che ha raccontato di essere andata alla zona industriale, per poter incontrare un partner occasionale. Dopo aver parcheggiato, mentre attendeva, è stato avvicinato da uno degli arrestati che si è finto interessato a conoscerlo, invitandolo a spostarsi in un luogo più appartato per fare due chiacchiere. I due si sono quindi allontanati con l’auto della vittima, ma non appena giunti in una zona molto buia sono cominciate le violenze: pugni e schiaffi per trascinarlo fuori dall’auto. A questo punto sarebbero intervenuti gli altri due complici e il gruppetto, dietro le minacce di ammazzarlo di botte, si sarebbe fatto consegnare il denaro e gli oggetti di valore in suo possesso. Quindi lo avrebbero costretto ad andare a un bancomat nella vicina Acate per prelevare altro denaro.
Dopo appena tre giorni da questa rapina, gli indagati sono stati protagonisti di un altro colpo con lo stesso modus operandi e sempre ai danni di un giovane che si trovava alla zona industriale per incontrare dei partner occasionali. In questo caso, per picchiarlo, il gruppetto avrebbe usato anche il guinzaglio di un cane, fatto di cuoio e catena, trovato nell’auto della vittima che sarebbe stata bersagliata sempre dagli stessi insulti omofobi. Per il malcapitato la prognosi è stata di trenta giorni. Le indagini hanno permesso di ricostruire cinque rapine nella stessa zona e con le stesse modalità.
Circostanze che hanno spinto gli investigatori a ipotizzare che si trattasse di un gruppo coeso che conoscesse la zona. Quindi sono stati studiati i soggetti che orbitavano ij quel quartiere, individuando un bar poco distante luogo di ritrovo degli indagati. Lo studio di alcuni impianti di videosorveglianza installati nell’area delle rapine, la conoscenza del territorio da parte de poliziotti e i controlli costanti delle volanti hanno permesso di identificare i responsabili. Gli arrestati sono stati videoripresi mentre fingevano di voler essere avvicinati dalle vittime per consumare un rapporto sessuale. Si aggiravano nella zona a piedi per poi salire in auto con la persona offesa da adescare. Il sistema di videosorveglianza ha ripreso mentre alcuni di loro arrivavano con uno scooter in zona e dopo aver fatto un giro di perlustrazione uno scendeva e si metteva sul marciapiede in attesa che qualcuno gli chiedesse un incontro, gli altri restavano nascosti per poi seguire la macchina nella zona isolata.
Tutte le vittime hanno riconosciuto gli autori dei reati subiti senza ombra di dubbio, avendo agito a volto scoperto. Infine, durante le prime perquisizioni effettuate a carico degli arrestati nel mese di agosto erano stati rinvenuti telefoni e tablet di proprietà delle vittime che sono già stati a loro restituiti.