Vincitori di ieri, vincitori di oggi. A perdere è solo la Sicilia

ESATTAMENTE UN ANNO FA QUELLI CHE OGGI INNALZANO RENZI A PROSSIMA GLORIA CONTRIBUIRONO AD AFFOSSARLO. IL CARRO DELL’IMMINENTE VINCITORE SI FA AFFOLLATO E QUALCUNO E’ SBATTUTO GIU’ SENZA TROPPI COMPLIMENTI.

di Aldo Penna

Saltare sul naviglio che si ritiene più saldo e veloce è sport diffuso. A ogni snodo della storia, o meglio della cronaca, interi gruppi di potere compiono delle giravolte per salvare le proprie posizioni. Quello che sta accadendo al candidato alla segreteria nazionale del Pd, Matteo Renzi, più che un assalto somiglia a una grande migrazione. Già venti anni fa qualcosa di simile è accaduto in Sicilia.

Allora sotto l’incalzare del disfacimento del pentapartito, la grande migrazione avvenne in direzione Forza Italia. Oggi a quasi un anno dalla sconfitta siciliana alla campagna delle primarie, Renzi si appresta a essere plebiscitato. Un altissimo esponente politico, dopo i risultati delle primarie favorevoli all’uomo che tutti indicavano come prossimo presidente del Consiglio, dichiarò: “Esprimo sincere congratulazioni a Pierluigi Bersani per la splendida affermazione avuta in Italia e in Sicilia, proponendo un progetto di vero rinnovamento dell’Italia. Il dato delle primarie è la base di partenza di un percorso, che in pochi mesi dovrà portare a un grande rinnovamento del Paese che ponga alla base il rilancio dell’economia, il risanamento, una grande attenzione nei confronti dei più deboli, dei giovani, dei lavoratori e delle imprese che vogliono crescere nella legalità. Una Sicilia rinnovata, sarà accanto a Bersani nella battaglia per cambiare l’Italia”.

E’ finita come tutti sanno: Bersani sparito, un paese che vivacchia governato da un’alleanza impopolare, la Sicilia che si muove al passo di gambero. A un anno esatto dall’affermazione di Bersani le stesse forze che decretarono la vittoria del fu segretario del Pd, del fu designato Presidente del Consiglio, si sono iscritte in massa al partito renziano. Le espressioni usate agli inizi di dicembre del 2012 potrebbero benissimo essere usate domani per i festeggiamenti della vittoria del sindaco di Firenze. Tomasi di Lampedusa e Federico de Roberto nei loro romanzi descrissero molto bene il trasformismo mimetico delle classi di potere siciliane. Sport diffuso nei primi anni venti con il transito di massa nel partito fascista o in quelli post bellici con l’adesione dei blocchi di potere, innervati profondamente con il rinvigorito potere mafioso, nel partito democristiano. E mentre la Sicilia, quella che lavora, suda e piange ha visto la distanza in reddito e aspettativa di miglioramento di vita con il Nord e l’Europa restare immutata o peggiorare, le nuove classi dominanti non più agrarie, ma politico burocratiche e malamente imprenditoriali, hanno costituito cospicue rendite con prebende garantite dalla legge o pensioni d’oro auto attribuitesi.

Spesso in Sicilia, ma non solo, l’attenzione si concentra sul leader lasciando nell’ombra i loro supporter. Quando poi alla fine inevitabile del ciclo si va a vedere cosa il Rinnovatore ha lasciato, ci si accorge delle rovine sterminate accanto a pochi palazzi dorati. Sulle macerie un altro Rinnovatore sarà innalzato ai poteri consolari e il ciclo si ripeterà. Eletti per cambiare i rinnovatori rivoluzionari siciliani, cercano solo di durare. Con Renzi siamo agli inizi di un’altra stagione trasformistica. Si spezzano solide alleanze, se ne costituiscono di nuove. Invincibili armate cambiano colori ai loro vessilli mentre sono in marcia, qualche generale in capo è esiliato dopo la solita congiura di Palazzo. Nel frattempo i suicidi per disperazione aumentano, i giovani fuggono e in molti sognano di farlo. E mentre un buio cupo e denso si stende su sulle macerie della società, le finestre dei Palazzi dorati sono illuminate a festa.


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