Villa Piccolo, è polemica sul trasferimento fondi «Bloccati per 50 cent». Regione: «Tempi tecnici»

Cinquanta centesimi da tirare al presidente della Regione Rosario Crocetta. Ma tramite bonifico. La provocazione, che richiama la sorte toccata a Bettino Craxi nel 1993, in piena Tangentopoli, arriva dagli scrittori Ottavio Cappellani e Pietrangelo Buttafuoco. Stavolta, però, si tratta di un lancio metaforico: su Facebook i due hanno invitato a solidarizzare con Villa Piccolo, fondazione di Capo d’Orlando da anni impegnata nel mondo della cultura. Con una storia pluridecennale alle spalle e una parentela con Giuseppe Tomasi di Lampedusa – che avrebbe scritto il Gattopardo proprio nella residenza messinese -, la fondazione fino a oggi è stata impegnata nella promozione di iniziative volte a valorizzare l’arte. Questo fino a due giorni fa, quando il consiglio d’amministrazione ha deciso di chiudere gli uffici.

Una misura a metà tra provocazione e la consapevolezza che senza denaro, specialmente di questi tempi, si può fare ben poco. La ristrettezza finanziaria deriva da un mancato trasferimento di fondi, previsto da una convenzione stipulata con l’assessorato regionale ai Beni culturali riguardante l’organizzazione di una mostra su Casimiro Piccolo e Carin Grudda. L’esposizione si è tenuta da aprile a novembre 2015 al teatro greco di Taormina e, secondo gli accordi, avrebbe dovuto prevedere la divisione degli introiti in parti uguali tra Regione e fondazione. «Fino ad agosto l’ingresso al teatro era di otto euro, dopodiché il visitatore poteva scegliere se comprare il biglietto della mostra al costo di due euro – dichiara a MeridioNews l’avvocato e componente del cda Andrea Pruiti -. Successivamente, di comune accordo con la Regione, si è deciso di aumentare l’entrata al teatro a dieci euro, includendo la visita alla mostra. In ambedue i casi – continua – gli introiti sarebbero stati spartiti. Per ogni biglietto, un euro a noi e uno alla Regione».

Una convenzione che avrebbe dovuto facilitare il conteggio delle rispettive spettanze, e che invece si è inceppata creando un equivoco kafkiano. «A dicembre abbiamo chiesto agli uffici che ci venisse dato quanto ci toccava – prosegue Pruiti – ma abbiamo scoperto che non si poteva procedere al pagamento perché tra il consuntivo in mano all’assessorato e quello della Ragioneria regionale ci sarebbe una discrepanza di ben 50 centesimi». Ovvero il valore di un singolo biglietto ridotto. Un’inezia che, però, con il passare dei mesi ha causato lo stallo delle attività fino alla decisione del presidente della fondazione, Giuseppe Benedetti, di dimettersi. «Senza soldi non possiamo pagare i due impiegati che abbiamo e la decina di collaboratori che ci dà una mano – ammette l’avvocato -. Parliamo di una somma ridicola ma che ha bloccato l’intero ingranaggio, è assurdo. Anche perché – continua – da avvocato dico che la legge prevedono arrotondamenti e mi pare strano che il problema possa essere un disallineamento di questo tipo».

Al contempo, Pruiti smentisce le voci riguardanti l’esistenza di problemi legati alla certificazione antimafia e al Durc. «Escludo categoricamente ci siano in ballo questioni del genere», taglia corto l’avvocato, specificando che comunque si tratta di «documenti che non produciamo noi». Contattata da MeridioNews, la segreteria del dirigente generale ai Beni culturali, Gaetano Pennino, ha fatto sapere di essere a conoscenza della vicenda. Così come l’assessore al ramo Carlo Vermiglio. «Il problema non sono i 50 centesimi – replica Roberto Palma dell’ufficio di gabinetto -, si tratta semplicemente di attendere i tempi necessari a preparare un capitolo in uscita nel bilancio della Regione. Parliamo di una mostra che si è chiusa quattro mesi fa. Tutta questa polemica si sgonfierà presto».

Intanto, per domani è previsto un vertice proprio tra Vermiglio e i vertici del dipartimento per discutere della questione. Una riunione a cui non parteciperà nessun membro del cda di Villa Piccolo. «Non siamo stati invitati. In questi mesi abbiamo soltanto ricevuto telefonate, in cui si rinviava la risoluzione della questione. Soltanto inefficienza? Me lo auguro», conclude Pruiti. 


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