Per fortuna non si soli rosari crocetti vive questa citta'. Che nonostante politici ascari e venduti, spesso in combutta con mafia e 'stidda', esprime una societa' civile colta che cerca di salvare il salvabile
‘Viaggio a Gela’ Atto II: accanto al futuro e folle Parco eolico l’inferno della chimica ‘pesante’
PER FORTUNA NON SI SOLI ROSARI CROCETTI VIVE QUESTA CITTA’. CHE NONOSTANTE POLITICI ASCARI E VENDUTI, SPESSO IN COMBUTTA CON MAFIA E ‘STIDDA’, ESPRIME UNA SOCIETA’ CIVILE COLTA CHE CERCA DI SALVARE IL SALVABILE
In un precedente servizio abbiamo riportato i termini di una vertenza tra il Comitato No Peos – sigla che sintetizza lo slogan No Parco eolico – e il ministero dell’Ambiente, della tutela del Territorio e del Mare, che ha concesso alla società spezina Mediterranean Wind Offshore l’autorizzazione ad impiantare nel golfo di Gela un parco eolico per la produzione di energia rinnovabile.
Oggi vogliamo rassegnare le ragioni che hanno indotto le varie componenti del comitato No Peos ad intraprendere una battaglia giudiziaria, seppure di carattere amministrativo presso il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio, in difesa della storia, delle testimonianze artistiche, archeologiche ed ambientali del territorio gelese.
Per motivare le ragioni dell’iniziativa intrapresa dal comitato No Peos non può essere sottaciuta la vivacità degli ambienti culturali che la città di Gela esprime. Energie culturali e artistiche che vengono dalla sua storia plurimillenaria. Dalla sua fondazione nel 689 avanti Cristo da parte dei coloni rodio-cretesi ai nostri giorni in questa città è avvenuto di tutto e di più. E anche se oggi questo luogo è pieno di contraddizioni a causa della sua crescita urbanistica tumultuosa e senza regole, la vivacità culturale rimane una caratteristica della gente locale e, segnatamente, delle sue avanguardie.
Non a caso a promuovere l’iniziativa sono, tra gli altri, l’archeologo Giuseppe La Spina, presidente dell’associazione Triskelion che gratuitamente presidia i siti archeologici. Missione più che nobile, atteso che moltissimi reperti gelesi si trovano inspiegabilmente esposti in Scozia, nel museo di Edimburgo; ad Oxford, nel museo universitario; a Londra, nel British Museum; ed ancora a Boston, a Berlino, a Buenos Aires e chissà in quante altre località ancora.
Tra i protagonisti di questa battaglia per la tutela della città ci sono Pietro Lorefici di Legambiente Gela; Nunzio Fortunato dell’Archeoclub locale e Giuseppe Ventura, assessore alla Cultura del Comune gelese. Ed ancora il Wish, sigla che sta per Word International Sicilia Heritage e il pittore Giovanni Judice.
Questa gente, che non abbiamo esitato a definire un manipolo di coraggiosi, assieme ad altre associazioni che abbiamo ricordato nel precedente servizio, si è mossa per salvare l’unica parte del territorio gelese non ancora compromessa dallo stravolgimento, con connesso inquinamento di ogni specie, prodotto dall’impianto petrolchimico dell’Eni.
Sì, inquinamento di ogni specie, per il fatto che la chimica ‘pesante’, oltre ad avere distrutto la grande risorsa agricola della piana di Gela, resa fertile dall’omonimo fiume (ormai ridotto ad un rigagnolo), ha inquinato l’atmosfera e reso cancerogeno l’ambiente: a Gela le malformazioni neonatali sono una piaga sociale, proprio come avviene tra Augusta, Priolo e Melilli, in provincia di Siracusa.
A Gela l’insediamento dell’Eni non ha prodotto sviluppo industriale diffuso, ma soltanto servizi all’attività petrolchimica. In questa realtà economica che è rimasta depressa – e che dagli anni ’70 del secolo passato ad oggi è andata peggiorando – ha trovato terreno fertile una sorta di mafia locale, a stidda, che altro non è, in larga misura, che criminalità giovanile, magari pilotata e ben organizzata.
L’impianto petrolchimico, oltre ai danni appena ricordati, a fronte dei quali l’unica ricchezza che rimane in loco sono i salari per un migliaia di addetti, ha provocato un massiccio inurbamento che ha prodotto il saccheggio abusivo del territorio urbano, avvenuto senza regole e che ha visto sparire sotto il cemento buona parte della piana di Gela.
Detto in altri termini, l’insediamento petrolchimico dell’Eni si è dimostrato il classico esempio di industrializzazione di rapina che produce ricchezza per gli investitori e lascia sul territorio i cascami della sua attività.
Ancora una notazione sulla vivacità culturale di questa comunità. Nei giorni scorsi per iniziativa del Centro dell’Amicizia sono stati assegnati i premi della IV edizione della rassegna ‘Gelesi nel Mondo’. Premi assegnati allo stilista Giuseppe Cosca, noto nell’ambiente del fashion con il nome di Koscanio; all’ostacolista Giorgia Di Vara, cresciuta nella Young Runner di Gela, che a soli 16 anni è già componente della squadra nazionale della Fidal, la Federazione di Atletica leggera; ed al concertista Nicolò De Maia, definito dalla critica il pianista della musica colta.
Queste notazioni al solo scopo di evidenziare il fatto che i movimenti, le associazioni ed i singoli cittadini che hanno intrapreso questa battaglia di civiltà non sono degli sprovveduti. Semmai sono le istituzioni che non hanno fatto fino in fondo la propria parte, ma questo aspetto lo documenteremo nel prossimo servizio di questa inchiesta.
Per concludere sulle contraddizioni cui abbiamo accennato, non possiamo trascurare quella riguardante Rosario Crocetta, l’attuale presidente della Regione siciliana, anch’egli prodotto gelese. Egli, per un lungo periodo Sindaco di Gela, nulla ha saputo o voluto fare per impedire il dilagante abusivismo edilizio e la conseguente urbanizzazione selvaggia del territorio urbano ed extra urbano.
Da presidente della Regione nulla ha finora fatto né per sostenere la lotta di civiltà intrapresa dal manipolo di coraggiosi cui ci siamo riferiti finora, né per interessare della questione le competenti autorità della Commissione europea che sono in attesa delle motivazioni italiane relative alla autorizzazione del Parco eolico offshore, che a loro parere non è compatibile con le prescrizioni sulla salvaguardia ambientale emanate con direttiva europea. A difesa anche del parere negativo espresso dal Governo regionale dell’epoca, ancorché interpellato in sede istruttoria. Del parere negativo del Governo regionale il Ministero delle Infrastrutture e i Trasporti non ha tenuto alcun conto e lo ha liquidato mediante un altro parere tecnico di un organo statale, con tanti cari saluti all’Autonomia siciliana.
A conclusione di queste note vogliamo mettere in evidenza le differenze che intercorrono tra le sensibilità dei Paesi europei verso gli eventi e le località storiche dei loro rispettivi territori.
E’ recente la notizia che la Francia, a memoria dello sbarco alleato del 6 giugno 1944, ha solennemente promosso a valorizzazione storica la località del Calvados, in Normandia, nelle cui spiagge è avvenuto lo sbarco.
In Sicilia, nella medesima località dove è avvenuto lo sbarco delle truppe alleate anglo-americane – e cioè a Gela – andiamo a piantare un bel parco eolico a futura memoria! Come si può notare, l’incultura delle ‘presunte’ classi dirigenti siciliane è pressoché totale.
Delle spiagge di questo splendido litorale – da Manfria a Rupi di Falconara con le Fortificazioni greche di Capo Soprano, area vincolata perché d’interesse comunitario – vogliamo ricordare, concludendo, un messaggio poetico di Salvatore Quasimodo: Sulla sabbia.
Colore della paglia,
mi stendevo fanciullo
in riva al mare antico di Grecia
con molti sogni, stretti nel petto.
Là Eschilo, esule, misurò versi e passi sconsolati.
In quel golfo arso l’aquila lo vide
e fu l’ultimo giorno.