L'operazione nasce dalla denuncia del produttore cinematografico Antonio Chiaramonte. Chiese 200 mila euro ma avrebbe dovuto restituirne 600 mila a Rosario Piacenti, leader degli Irriducibili. Non riuscendo a pagare si è rivolto al clan Mazzei, che però gli avrebbe imposto il pizzo. Guarda il video e le foto
Usura, arrestato capo curva Sud del Catania Nell’indagine pure il boss Sebastiano Mazzei
Sei arresti all’interno della famiglia
Piacenti e dei clan mafiosi Mazzei e Laudani. Tra i quali figura uno dei capi del tifo organizzato della curva Sud del Catania. Sono questi gli esiti dell’operazione, disposta dalla procura distrettuale antimafia etnea, eseguita dalla polizia stamattina. Tutte le persone coinvolte sono accusate, a vario titolo, dei reati di usura ed estorsioni con l’aggravante mafiosa.
Tra i destinatari dell’ordine di custodia ci sono anche
Rosario Piacenti (pregiudicato, classe 1965) e la madre Salvatrice Viola (classe 1950). Ai quali non è tuttavia non è contestata l’aggravante mafiosa. Secondo gli inquirenti avrebbero prestato soldi con tassi di usura, ma a titolo personale. Non sono emersi collegamenti tra questa attività e l’interesse dei clan mafiosi. Piacenti è il leader degli Irriducibili, un gruppo ultras del Catania nato nel 1991 e che anima il tifo in curva Sud. Suo padre Giovanni detto L’elegante, ex marito di Viola, è attualmente detenuto. Sarebbe al vertice del clan mafioso Ceusi ma sarebbe ritenuto un boss caduto in disgrazia: fu scoperto mentre abusava sessualmente di una minorenne, che sarebbe stata la figlia dell’amante.
Coinvolto nell’operazione anche Sebastiano Mazzei (classe 1972): figlio di Santo, reggente e fondatore del clan che porta il suo nome, divenuto uomo d’onore per volontà del killer ergastolano Leoluca Bagarella. Già detenuto per altra causa dopo l’arresto ad aprile 2015. Gli altri nomi sono: Franco Raciti (pregiudicato, classe 1967), sorvegliato speciale. Lucio Stella (pregiudicato, classe 1975) e Sebastiano D’Antona (pregiudicato, classe 1972), entrambi già detenuti per altra causa. Gli ultimi due fanno parte del clan Mazzei, D’Antona è recentemente passato al clan Laudani ed è rimasto coinvolto nell’operazione Vicerè. L’indagine prende spunto dalle dichiarazioni di un testimone di giustizia, sotto protezione da un anno e mezzo. Antonio Chiaramonte, un produttore cinematografico che nel 2005 entrò nel vortice dell’usura.
L’uomo ha dichiarato di avere chiesto un prestito di
200mila euro, che – secondo quanto emerso dalle indagini – gli fu concesso da Piacenti e Viola. Il tasso di restituzione sarebbe stato del 5 – 10 per cento mensile, e avrebbe significato estinguere il debito a fronte di 600 mila euro da pagare. Nel 2007, dopo avere pagato circa undicimila euro al mese, non riuscendo più a fare fronte alle rate Chiaramonte sostiene di essersi rivolto al clan Mazzei, nella persona di Franco Raciti. Con l’obiettivo di fagli da intermediario coi Piacenti. Ma l’imprenditore finì col pagare due volte. A titolo di protezione il clan Mazzei – dal 2009 al 2014 – gli avrebbe domandato 500 euro al mese per un ristorante di sua proprietà e altri 5000 euro all’uscita dell’ultimo film che aveva in cantiere. Inoltre sarebbe stato costretto a pagare altri 500 euro, chiesti da Raciti, per rientrare in possesso di una moto Bmw che gli era stata rubata.
Chiaramonte, nato a Catania nel 1968 è considerato uno tra i più importanti produttori cinematografici italiani. Dal 2006 è anche responsabile commerciale nazionale della filiale siciliana della casa di produzione Cinemaset. Nel 2010 ha prodotto il primo horror siciliano, dal titolo Nero infinito. Le cui scene sono state girate interamente nel Catanese. Nel 2013 in occasione dei festeggiamenti per il compleanno di papa Francesco, fu premiato – alla presenza del pontefice – con la seguente motivazione: «Per il contributo cinematografico che accendendo i riflettori sulle problematiche etiche giovanili, ha apportato ad un arricchimento morale dei nostri giovani». Tra le altre pellicole da lui prodotte: Baci Salati, Midway e The Perfect Husband.