Dai messaggi offensivi alle telefonate minatorie, per passare poi al confronto di presenza diventato rissa in strada, venerdì sera, a Catania all’incrocio tra via Capuana e via Ventimiglia. Una 26enne è rimasta ustionata sul 20 per cento del corpo e adesso si trova ricoverata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Cannizzaro di Catania, mentre due donne […]
Parla la donna accusata di tentato omicidio: «Avevo comprato la benzina solo per minacciare il gruppo»
Dai messaggi offensivi alle telefonate minatorie, per passare poi al confronto di presenza diventato rissa in strada, venerdì sera, a Catania all’incrocio tra via Capuana e via Ventimiglia. Una 26enne è rimasta ustionata sul 20 per cento del corpo e adesso si trova ricoverata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Cannizzaro di Catania, mentre due donne – Agata Vitanza e Rosa Alessandra Gennamari – sono state fermate con l’accusa di tentato omicidio. Questa mattina, nel corso dell’interrogatorio, hanno risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari ricostruendo la vicenda dal loro punto di vista. E dovrebbe arrivare, già nelle prossime ore, la decisione del gip sulla convalida del fermo per le due donne e sull’eventuale misura cautelare per loro.
Secondo quanto è stato ricostruito finora, la figlia di Vitanza avrebbe ricevuto messaggi offensivi in chat e anche telefonate di minaccia. Conversazioni in cui la minorenne sarebbe stata insultata come una «poco di buono in tutte le lingue del mondo», le avrebbero «leso l’onore» inventando anche una presunta gravidanza. A un certo punto, sempre nella stessa chat, sarebbe arrivato un messaggio con la posizione di via Capuana insieme a una sorta di invito provocatorio per testare il coraggio di presentarsi per affrontare la questione di presenza. Arrivate in zona, Vitanza, Gennamari, altre due donne in macchina e un’altra in scooter avrebbero visto che ad attenderle in strada c’era un assembramento di circa una ventina di altre donne. Così, Vitanza avrebbe pensato di procurarsi del liquido infiammabile da portare con loro e da usare «soltanto come minaccia e deterrente».
In effetti, dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza di un rifornimento di benzina, si vede l’auto che accosta. Senza nemmeno scendere dalla macchina, la donna avrebbe acquistato un euro e 20 centesimi di benzina, facendosi riempire dal benzinaio una bottiglietta di plastica di quelle con il beccuccio che si utilizzano per i bambini. Tornate nel luogo dell’appuntamento, la discussione sarebbe degenerata al punto che la donna avrebbe lanciato il liquido infiammabile colpendo la 26enne e versandosene inavvertitamente anche un po’ addosso.
Stando a quanto emerso finora, però, a tirare fuori l’accendino sarebbe stata una donna del gruppo della controparte. Anche se, proprio da qui, sarebbe invece arrivata l’accusa per Gennamari. La donna che, secondo la versione che lei stessa e altre testimoni hanno fornito, sarebbe invece rimasta in macchina nelle fasi più accese della discussione. «Proprio per chiarire questo e anche altri aspetti della dinamica della rissa – dice a MeridioNews l’avvocato Daniele Cugno, che assiste Gennamari – abbiamo chiesto al pubblico ministero Fabio Salvatore Platania di acquisire pure i filmati delle telecamere di videosorveglianza private della zona, che avrebbero potuto riprendere la scena dall’alto». Dalla procura, però, pare che non abbiano ancora provveduto.