Condannati i componenti della cellula italiana, finiti in manette nell'operazione Glauco1. Processo sospeso per i tre vertici dell'organizzazione, tra cui il latitante Ermias Ghermay. Determinanti le testimonianze di alcuni superstiti del naufragio e di Nuredin Atta, primo collaboratore tra i trafficanti di esseri umani
Un’organizzazione dietro il traffico di migranti Storica sentenza, anche grazie al primo pentito
Dietro al naufragio nelle acque di Lampedusa in cui morirono 366 migranti nell’ottobre 2013 c’è stata la mano di un’organizzazione criminale. A stabilirlo è la sentenza emessa dal gup di Palermo, Angela Gelardi, che ha condannato sei persone finite nel mirino della magistratura nell’ambito dell’operazione Glauco1, scattata subito dopo il tragico evento. Gli imputati rispondono di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tra loro c’è Nuredin Atta, il primo pentito tra i trafficanti di esseri umani, che è stato condannato a cinque anni con la speciale attenuante prevista per i collaboratori di giustizia.
Tra i grandi assenti in aula i tre vertici dell’organizzazione, tra cui Ermias Ghermay, ancora latitante, per cui il processo è stato sospeso. Ghermany è considerato il capo indiscusso del traffico di migranti dall’Africa verso il Nord Europa attraverso la rotta libica. Gli altri condannati sono Tesfahiweit Woldu, quattro annia Samuel Weldemicael, sei anni e quattro mesi, Mohammed Salih, sei anni, Yared Afwerke, due anni e Matywos Melles, due anni e quattro mesi. A causa della mancanza dei tre capi il gup ha escluso l’aggravante della transnazionalità, ma ha riconosciuto l’esistenza dell’organizzazione di cui gli imputati presenti sarebbero la cellula italiana.
«Siamo decisamente soddisfatti – commenta il procuratore aggiunto Maurizio Scalia – L’impianto accusatorio ha retto e tutti gli episodi contestati agli imputati, che nell’organizzazione della tratta gestivano la permanenza e gli spostamenti degli extracomunitari, sono stati confermati». Determinanti per le indagini sono state le testimonianze di alcuni superstiti del naufragio del tre ottobre, che hanno descritto scafisti e capi dell’organizzazione.