Sui 128 corsi di laurea dell'offerta formativa dell'ateneo palermitano, quasi un terzo resta con l'accesso programmato, nonostante qualche lieve miglioramento. Per il sindacato studentesco «ciò di cui davvero abbiamo bisogno al momento è un serio intervento, a prescindere dal colore del governo»
Università, cosa serve sapere sul numero chiuso Udu: «Serve abbatterlo, stiamo tornando indietro»
Ogni anno a settembre gli studenti che vogliono iscriversi all’università devono cimentarsi con il test di ingresso per i corsi ad accesso programmato. Ciò vale anche per Palermo, dove rimangono a numero programmato i corsi di laurea della Scuola Politecnica, delle Scienze Umane e del Patrimonio Culturale, delle Scienze di Base e Applicate. D’altra parte Ingegneria, Scienze delle Attività Motorie e Sportive, Biotecnologie, Chimica e Farmacia sono solo alcuni fra i corsi che, per essere frequentati, richiederanno il superamento di una prova di esame.
L’offerta formativa 2018/19 prevede 128 corsi in totale, di cui 20 a programmazione nazionale, se si pensa alle Professioni Sanitarie che fanno riferimento alla Scuola di Medicina e Chirurgia. Sui restanti 108, senza distinzioni tra lauree triennali, magistrali e magistrali a ciclo unico, si è calcolato che il 31,5 per cento dei corsi è a numero programmato locale, gli altri ad accesso libero. Nonostante rispetto all’anno scorso siano stati aumentati i posti disponibili in alcuni corsi di laurea, come Psicologia, e nel corso degli anni siano stati introdotti alcuni corsi di laurea ad accesso libero, come Lettere e Filosofia, il sindacato studentesco Unione degli Universitari si dice insoddisfatto e determinato ad abbattere completamente almeno la programmazione locale, mirando alla predisposizione di un tavolo tecnico con i rappresentanti del governo per quanto riguarda invece la programmazione nazionale.
Questo ciò che risulta sin dalle prime parole di Davide Patricolo, vice coordinatore dell’Udu Palermo, impegnato ormai da anni, insieme al coordinatore Marco Campagna e tutti i membri dell’associazione nella battaglia contro il numero chiuso. La storia inizia a settembre 2017. «In quel periodo l’Udu Milano vinse il ricorso presso il TAR del Lazio sulla sospensione dei test di ingresso per i corsi di laurea umanistici – spiega Davide -. Quella fu una grande vittoria per l’associazione che ispirò le basi locali per seguire l’esempio di Milano. A Palermo abbiamo optato per un ricorso interno per il ritiro in autotutela dei bandi di concorso 2017/18, e in seguito siamo stati ricevuti dal Prorettore Vicario, il professore Fabio Mazzola». Emerge dalle sue parole la volontà di dialogare e di cercare punti d’incontro.
« Penso che il rettore Fabrizio Micari ci avrebbe sicuramente incontrato – continua lo studente – purtroppo però dopo aver preso la decisione di candidarsi alla Presidenza della Regione il nostro interlocutore è diventato il professore Mazzola, la cui libertà di azione era più limitata. Le nostre richieste quindi sono state in larga parte rifiutate perché ritenute troppo impegnative per l’amministrazione in quel momento, anche se siamo riusciti a ottenere un aumento di posti a Psicologia e il mantenimento del numero aperto per quei corsi dove già era presente, come Scienze della Comunicazione. A volte infatti accade che alcuni corsi che prima erano ad accesso libero ritornino ad accesso programmato, questa volta siamo riusciti a impedirlo».
Possono sembrare piccole conquiste, ma non lo sono per chi ogni giorno vive e studia a Unipa: «Penso che, non smettendo di impegnarsi in tal senso, il numero chiuso possa essere abbattuto del tutto. In realtà, ciò di cui davvero abbiamo bisogno al momento è un serio intervento sull’università e la ricerca, a prescindere dal colore del governo». Davide dunque non si limita a frequentare le lezioni e a sostenere gli esami. Per lui, che studia Scienze della Comunicazione, entrare nell’associazione è stato un modo di prendersi cura degli altri.
«Chi fa parte dell’Udu sa che non si parla mai di un io ma di un io collettivo, per cui i più deboli, come gli studenti idonei ma non beneficiari della borsa di studio, vanno aiutati – afferma – Solo in questo modo possiamo effettivamente garantire a tutti il diritto allo studio e permettere ai giovani di formarsi e raggiungere così non solo il proprio benessere, ma contribuire a migliorare quello del Paese, dal punto di vista economico come da quello sociale e culturale. Quest’anno continueremo a sensibilizzare gli studenti e ascoltare le loro necessità, e non smetteremo di interloquire con l’amministrazione. Psicologia è un buon risultato, è vero, ma è anche vero che a oggi tutti i corsi di laurea di Ingegneria sono ad accesso programmato, con un totale di 180 posti per corso, mentre l’anno scorso alcuni erano a numero programmato e altri ad accesso libero. È un paradosso ma siamo tornati indietro».