In meno di un chilometro di distanza si affrontano due diverse idee di famiglia. In piazza Stesicoro gli attivisti lgbtqi sostengono la proposta di legge che giorno 26 gennaio sarà discussa al Senato. In piazza Università le Sentinelle in piedi, in silenzio, esprimono il loro dissenso
Unioni civili, manifestazioni a favore e contro Tra «diritti per tutti» e «tutele solo a famiglia»
«Catania, perché non rifiuti l’omofobia?», urlano un gruppo di attivisti Lgbtqi in piazza Stesicoro. Sotto la statua di Vincenzo Bellini, vestita per l’occasione dei colori dell’arcobaleno, si tiene la manifestazione #SvegliatItalia a sostegno del disegno di legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso e convivenze sia omo che eterosessuali. Quasi in contemporanea e a meno di un chilometro di distanza, in piazza Università, fermi e silenziosi davanti a una candela poggiata sull’asfalto ci sono i componenti etnei del movimento Sentinelle in piedi. Che esprimono disappunto sulla medesima proposta di legge – firmata da Monica Cirinnà – che il 26 gennaio verrà discussa a Palazzo Madama. Sul confine ideale tra via Etnea e lo slargo dinanzi a Palazzo centrale i collettivi Spedalieri, Marchesi, Red Militant e Principe Umberto urlano: «Vergogna, siete solo dei fascisti!» alle Sentinelle in piedi. La tensione dura poco perché le forze dell’ordine presenti sul posto – due camionette dei carabinieri e una della poliziaì – allontanano gli studenti.
«L’Italia è uno dei pochi Paesi fondatori dell’Unione europea che non riconosce le unioni tra persone dello stesso sesso», dice Giulia, 19enne studentessa di Lingue. La sensibilità nei confronti della tematica l’ha sviluppata grazie alle esperienze degli amici omosessuali. «Diversi ragazzi che conosco sono stati allontanati dall famiglie perché gay. Ogni volta che ci penso la cosa mi fa rabbrividire perché in questo Paese c’è troppa ignoranza», afferma. Una questione che, secondo lei, non viene abbastanza affrontata a scuola. «Quando ero al liceo non se ne parlava mai ufficialmente in classe», precisa. «Conosco le Sentinelle in piedi e, da cattolica praticante, non penso che Dio voglia che i suoi figli siano infelici».
«Abbiamo il diritto di poterci sposare e di avere figli. Io non sono credente ma credo nella bontà delle persone e penso che questo conti più di ogni altra cosa», dichiara Valentina, 25enne lesbica. «Catania è molto gay friendly. Non penso che la città sia indietro rispetto ad altre, soprattutto dal punto di vista sociale – interviene Riccardo, ventenne etneo gay – Ma ci mancano i diritti e vogliamo credere che lo Stato non faccia un passo indietro al Senato». «Non devono lottare soltanto gli omosessuali: è una questione di civiltà», commenta Rita, 51enne che osserva le Sentinelle.
«Nel 2016 il loro atteggiamento è incivile e irrispettoso nei confronti di persone che amano. Ho sempre manifestato per la parità dei sessi e vorrei dire che l’omosessualità non è una scelta ma un modo di essere», continua la donna. «Il nostro silenzio scuote più di ogni parola. E veniamo contestati solo da chi si lascia influenzare dalle ideologie», spiega dal microfono il portavoce delle Sentinelle in piedi Vittorio Leo, che per direttive nazionali non può rilasciare interviste non preventivamente concordate. «Per noi esistono solo gli uomini e le donne e siamo qui anche per i gay, affinché comprendano che non si devono fare incasellare nelle definizioni della lobby omosessuale», continua. I loro no vanno all’indirizzo non solo del ddl Cirinnà ma anche della presunta teoria gender e delle pratiche di utero in affito. «Sono passato da piazza Università, ho visto molti presunti etero più omosessuali di me», commenta l’attivista di Arcigay Dario De Felice.