Proseguono le cessioni di rami d'azienda con relativi dipendenti. Adesso tocca alla societa' che si occupa dei crediti anomali. 5 cordate pronte a rilevarla. E i sindacati proclama uno sciopero in tutta italia per venerdi'
Unicredit: avanti tutta con lo spezzatino. Venerdì in sciopero i dipendenti Uccmb
PROSEGUONO LE CESSIONI DI RAMI D’AZIENDA CON RELATIVI DIPENDENTI. ADESSO TOCCA ALLA SOCIETA’ CHE SI OCCUPA DEI CREDITI ANOMALI. 5 CORDATE PRONTE A RILEVARLA. E I SINDACATI PROCLAMA UNO SCIOPERO IN TUTTA ITALIA PER VENERDI’
La parola d’ordine, ormai, sembra solo una: esternalizzare. Servizi e dipendenti. In casa Unicredit si procede con le dismissioni dei rami d’azienda che destano più di un ‘apprensione tra i dipendenti.
Dopo la Ubis (Unicredit Business Integrated Solutions) società che si occupa di bak-office, confluita in una new company creata ad hoc (e in cui il gruppo di Piazza Cordusio ha mantenuto una quota), adesso tocca alla UCCMB, Unicredit Credit Management Bank, che si occupa di contenziosi e crediti deteriorati. E che, visti i tempi di vacche magre, lavora a pieno ritmo, accumulando un bel po’ di utili, tanto da essere considerata un vero e proprio ‘gioiello di famiglia”.
Non a caso, infatti, stuzzica gli appetiti di almeno cinque cordate interessate a rilevarla, molte straniere: una sarebbe quella costituita da Prelios e Fortress (con l’assistenza di Mediobanca), mentre un altro consorzio sarebbe quello che vede alleati Deutsche Bank, Goldman Sachs e Tpg. Ci sarebbero poi Cvc-Jupiter e Cerberus e altri gruppi finanziari esteri come Blackstone, Oaktree e Apollo.
Insomma, il piatto è ricco: si parla di 4,4 miliardi di euro di non performing loan (crediti anomali) e secondo le indiscrezioni, anche in questo caso, Unicedit manterrebbe una quota.
Ma la strategia del gruppo bancario guidato da Federico Ghizzoni, non convince i sindacati. Che parlano di una navigazione a vista che si ripercuoterà sulla tenuta occupazionale. Anche su quest’ultima operazione si teme, infatti, per gli 800 dipendenti sparsi sul territorio (la UCCMB ha sede a Verona), 60 dei quali in Sicilia, 35 solo a Palermo.
Un malessere che porta i sindacati di tutte le sigle (Dircredito, Fabi, Fiba, Fisac, Uilca) alla proclamazione di uno sciopero per venerdì prossimo:
Oggi laffollata assemblea presso il CRAL aziendale di Palermo ha confermato i nostri dubbi afferma Gabriele Urzì della Segreteria di Gruppo Unicredit FIBA CISL – non comprendiamo la ratio di questa operazione, abbiamo perplessità sulle conseguenze giuridiche economiche e sociali sui circa sessanta lavoratori di UCCMB presenti in Sicilia, anche se ci riserviamo valutazioni più precise appena si aprirà il tavolo negoziale nazionale. Intanto conclude Urzì venerdì è confermato lo sciopero in tutto il territorio nazionale e aggiungo: non vorremmo si trattasse della vendita di un gioiello di famiglia solo per fare cassa.
In una nota congiunta, i sindacati, spiegano nel dettaglio le ragioni dell’agitazione, “evidenziando come siano due i fronti sui quali le lavoratrici ed i lavoratori di Unicredit Credit Management Bank hanno ritenuto necessario aprire una vertenza:
1) gli eccessivi carichi di lavoro, evidenziati anche dal persistente e cospicuo ricorso al lavoro straordinario e alle prestazioni extra, aggravati dalle ulteriori nuove incombenze previste dalle normative, nonché da nuovi obiettivi commerciali che poco si conciliano con la natura della banca e la professionalità degli addetti;
2) l’incertezza del futuro assetto societario, che prevede, come chiaramente evidenziato dal Piano Industriale di Unicredit, la possibilità della cessione di UCCMB al momento senza ulteriori dettagli né d’altra parte la certezza di sufficienti garanzie occupazionali e professionali”.
L’Azienda -si legge sempre nel comunicato di FABI, FIBA,FISAC,UILCA -ha fatto presente che sono già state predisposte alcune iniziative di carattere organizzativo per ricalibrare carichi e ritmi di lavoro, preannunciando la convocazione di un incontro nel quale verranno rappresentate nel dettaglio. Per quanto riguarda gli assetti societari futuri, confermando che sono state raccolte importanti manifestazioni d’interesse da parte di soggetti esterni al Gruppo, ritiene sia una questione che deve ricadere nella libertà imprenditoriale.
Non ritenendo esaustive né sufficientemente rassicuranti le risposte aziendali, rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori di Unicredit Credit Management Bank hanno ritenuto negativo l’esito del tentativo di conciliazione”.