Una legge speciale per risarcire la Puglia e un calcio al rigassificatore. E la Sicilia?

Niki Vendola, governatore della Puglia, si sta battendo come un leone per difendere la sua regione dai killer dell’ambiente (e della salute). Sarà per questo che, al di là della sua collocazione politica, i pugliesi gli hanno riconfermato la fiducia.

Stamattina, sull’edizione di Bari della Repubblica, leggiamo che il leader di Sel, “invoca  una legge speciale con cui lo Stato deve risarcire Taranto per le scelte fatte dal ‘61 al 1995”
“… Noi operiamo in un contesto in cui vale la regola del “chi inquina paga”: vale per Riva, ma vale ovviamente anche per lo Stato visto che per oltre trent´anni la vecchia Italsider ha, come ‘gioiello dell´industria pubblica, avvelenato il capoluogo ionico». Un ragionamento che si potrebbe fare anche per la Sicilia: Gela e Priolo devastate dall’industria petrolifera dal punto di vista ambientale e sanitario. Priolo, ad esempio, ha uno dei tassi tumorali più alti in Europa. Gela ha un altro triste primato, quello delle malformazioni neo-natali.

Alla Sicilia manca però un cosa essenziale per invocare una legge come quella voluta da Vendola per la sua regione: la coerenza. Perchè mentre, giustamente, accusa lo Stato di non volere riconoscere i danni ambientali perpetrati a danno del suo territorio, dall’altro apre la porta a nuovi insediamenti industriali non proprio benefici. Parliamo del progetto del rigassificatore di Porto Empedocle, a ridosso della Valle dei Templi e del centro abitato empedoclino. Il governo di Vendola ha cacciato via un colosso mondiale dalla sua terra. La British Gas, è notizia di ieri, ha fatto le valigie definitavamente: il rigassificatore a Brindisi non si fa:

“Ero e resto convinto” dice stamattina a Repubblica “che non è possibile realizzare un rigassificatore a Capobianco, dentro un porto, a pochi passi dal centro di Brindisi. Poi sul progetto di British LNG, in questi 11 anni, si sono consumate vicende giudiziarie ancora non definitivamente risolte che hanno pesantemente influito sulla tempistica del procedimento di autorizzazione. Sono molto sensibile alla nostra capacità di attirare gli investimenti stranieri, ma sono finiti i tempi del “tutto va bene, purché si muova l´economia”.

Non sentiamo discorsi simili in Sicilia. Anzi. Il governo Lombardo  ha bloccato il rigassificatore di Priolo, è vero. Ma ha aspettato 4 anni per farlo e non si capisce se questo stop si inserisca nell’ambito dell’inchiesta della procura di Siracusa. Un sospetto che nasce dal fatto che già quattro anni fa si sapeva che era una idea peregrina costruire un impianto del genere in una zona già devastata e per giunta altamente sismica.

Ma, con la complicità della solita Confindustria e dei soliti sindacalisti ambigui, ha autorizzato quello di Porto Empedocle, nonostante la vicinanza al centro abitato e ad un’ area archeologica che è patrimonio dell’Unesco. Cosa pretendiamo dallo Stato se sono i siciliani stessi che non difendono il proprio territorio, i propri cittadini e la propria cultura? Sarà forse vero quello che dice oggi il quotidiano francese Le Monde (nel corso di una intervista a Emma Dante) che accusa la Sicilia di non avere nessuna sensibilità per la cultura?
Non vogliamo crederci. E non vuole crederci nemmeno il comitato “Salviamo La Valle dei Templi” che sul quotidiano online “LaValledeiTempli.net” si augura che anche l’Enel faccia le valigie e abbandoni l’idea di costruire l’impianto a Porto Empedocle. Leggiamo cosa dice il presidente del comitato Gaetano Graziano:
“La British Gas abbandona il progetto di costruire il rigassificatore di Brindisi della capacità del rigassificatore di Porto Empedocle. Ne dà notizia Il Fatto Quotidiano. ‘Troppa burocrazia’ è stata la motivazione offerta dai dirigenti della multinazionale gasiera di sua Maestà Elisabetta II. I motivi veri, però, sono ben altri. Primo tra tutti, ricorda il quotidiano di Padellaro e Travaglio, il processo di corruzione che vede alla sbarra ex dirigenti della British Gas ed ex dirigenti locali brindisini (di destra e di sinistra). La multinazionale inglese lamenta che è costretta ad abbandonare il progetto dopo avere già speso 250 milioni di euro. Non precisa però quanti di questi milioni sono stati sborsati per tangenti. Una risposta ci verrà certamente dalla sentenza dei giudici di Brindisi, che però non potrà comprendere tutte le mazzette effettivamente sborsate. Si ipotizza anche che l’abbadono del progetto gasiero sia un colpo di teatro della British Gas per fare pressione sui giudici per ottenere una decisione di assoluzione. Può darsi. “Undici anni abbiamo aspettato” piangono gli sciacalli del gas della terra di Albione. Tra i motivi del ritardo va pure annoverata la procedura di infrazione del diritto comunitario cui è stato sottoposto il governo italiano da parte della Commissione Europea per la violazione di due direttive, quella sulla Valutazione di impatto ambientale e quella sulla consultazione popolare. Ma non è stato ricordato, però, che alla base della decisione della British Gas ci sta pure la non convenienza di costruire i rigassificatori dopo la scoperta dello shale gas (gas non convenzionale), per cui nel mondo c’è un enorme surplus di gas. E’ questa la vera motivazione per cui oggi le società gasiere abbandonano i progetti di nuovi rigassificatori, anche se in Italia vengono costruiti con gli aiuti di Stato, cioè a carico dei contribuenti italiani. Grande, è perciò, la nostra speranza che anche Enel abbandoni il progetto del rigassificatore “Valle dei Templi” di Agrigento. Anche per questo progetto valgono le stesse considerazioni del progetto di Brindisi. Soprattutto il fatto che non si è ancora chiusa l’indagine per infrazione della normativa comunitaria aperta dalla Commissione Europea a carico del governo italiano,né quella del Mediatore Europeo (Difensore Civico), né quella della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) di Strasburgo. E siamo ancora in attesa dell’esito delle indagini della magistratura penale…


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