Un inferno quotidiano chiamato 101 In viaggio tra calca e lunghe attese

«All’inferno se la passano meglio che sul 101. Almeno lì non piove». Parole di esasperazione quelle dei tanti passeggeri accalcati questa mattina sull‘autobus della linea più trafficata di Palermo, quella che dalla stazione centrale porta fino allo stadio attraversando il centro della città. Un’odissea iniziata con una lunga attesa sotto l’acqua. Già, perché in una Palermo messa in ginocchio, come spesso accade, dalle prime piogge, l’autobus proprio non arriva. Nessuna vettura parcheggiata in attesa di partire, solo freddo, molto, persone al capolinea che aumentano a vista d’occhio tanto da affollare i portici della stazione e gli uomini dell’Amat che invitano a tenere duro con i loro «sta arrivando». 

Giunto, finalmente, il tanto atteso autobus, scatta la corsa per riuscire non tanto a prendere posto, ma a salire a bordo, con le persone che, pur di partire in pole position al momento dell’apertura delle bussole, occupano parte della carreggiata della strada, incuranti della pioggia battente e del vento che porta via gli ombrelli. Il motivo di tanta ansia è presto spiegato. A bordo del mezzo, stracolmo, spinte, urla, liti. Alcuni ragazzi si siedono sopra i corrimano di metallo, altri cercano di spingersi dentro con la forza mentre le bussole non riescono a chiudersi, fermate dalle loro spalle. Molta gente resta a terra. E restano a terra anche i tanti che affollano le prime fermate di via Roma, ignorate. Poco prima di partire immancabile l’aggressione – questa volta fortunatamente soltanto verbale – dell’autista da parte di alcuni passeggeri. «Perché non ha chiamato i carabinieri – si difende il conducente incalzato da una signora -? Lei deve chiamare i carabinieri in questi casi. Anzi no, perché non chiama il sindaco Orlando che non vuole comprare gli autobus, visto che siamo senza?». 

«Dove finiscono i soldi che paghiamo con i biglietti?» risponde la signora, ma a fermarla è questa volta un ragazzo, che le fa notare: «Nessuno ha fatto il biglietto. Io ce l’ho, ma neanche ci arrivo all’obliteratrice con questa folla e poi anche se ci fosse un controllore alla fermata di certo non potrebbe salire». «Io non farò mai più né l’abbonamento né un biglietto – replica un’altra passeggera – Non è colpa della pioggia, ogni mattina è così, il 101 delle otto non si può prendere». «Io il biglietto finché il servizio è così penoso non lo timbro» le fa eco un altro. Il viaggio prosegue lungo via Roma, tra i finestrini completamente appannati per la condensa e le infiltrazioni d’acqua quando, superato l’incrocio con corso Vittorio Emanuele, ecco spuntare nel senso di marcia opposto un altro autobus della stessa linea, seguito da un 107 e da altri due 101. «Ecco – riprende la signora – è sempre così. È già tanto che non ci sia il quarto autobus vuoto in coda con gli altri». Ed effettivamente il quarto 101 è poco distante, all’altezza della sede centrale delle poste.

Arrivati alla fermata di via Filippo Turati, accanto al teatro Politeama, il panico. L’autobus non riesce a ripartire. Si spegne. Dopo diversi tentativi ecco riaccendersi le luci all’interno. «Questo abbiamo a disposizione» dice sconsolato l’autista alla signora che poco prima lo aveva rimproverato. Le bussole si richiudono e il 101, ancora una volta, può finalmente riprendere la sua corsa.


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