Una carrellata dei punti salienti dei programmi degli sfidanti di Leoluca Orlando, riconfermato sindaco di Palermo, ormai superati. Così come le aspettative di alcuni candidati al consiglio e assessori designati. Tra boutade, progetti e promesse che, purtroppo o per fortuna, rimarranno inattuati
Tutto ciò che non vedremo nei prossimi cinque anni Dalla demolizione dello Zen alle dirette di Benigno
Lo spoglio non è ancora concluso, ma i primi verdetti sono già inesorabili. Contro l’iceberg delle percentuali naufragano sogni, speranze, promesse più o meno ambiziosi di candidati sindaco e consiglieri che non vedranno luce tra i banchi di sala delle Lapidi. «Già il 12 giugno sospenderò la Ztl». A dirlo con la certezza del vincitore era Fabrizio Ferrandelli alla vigilia del voto. Una promessa che, nel day after, si è tramutata in: «La mia prima battaglia tra i banchi dell’opposizione sarà contro il provvedimento antitraffico». Non si cambia in centro, dunque, ma neanche in periferia. Possono stare tranquilli gli inquilini dello Zen, che non verrà demolito per lasciare il posto a una nuova concezione architettonica ispirata al concetto di borgo, come avrebbe voluto Ciro Lomonte: il candidato dei Siciliani liberi con il suo quasi due per cento non troverà posto nemmeno in Consiglio.
E tra quelli che non varcheranno la soglia di palazzo delle Aquile c’è anche uno dei veri e propri casi social di questa tornata elettorale: Francesco Benigno. Il suo candidato, Ismaele La Vardera, ambisce al massimo al tre per cento. Niente dirette fiume da sala delle Lapidi per l’attore di Mery per sempre, che da solo porta a casa poco più di un centinaio di preferenze. Sempre a proposito La Vardera, un punto del programma condiviso con i Cinquestelle era quello di dare maggiore autonomia alle ciroscrizioni, trasformandole in veri e propri mini consigli comunali, forti di un loro bilancio esclusivo. Niente di tutto ciò, salvo ripensamenti orlandini o grandi capacità persuasive degli eletti grillini andrà in porto.
E non ci sarà neanche la svolta verde programmata da Nadia Spallitta, che non solo non interromperà il trend che dura da 33 anni, in cui Palermo ha visto solo sindaci uomini, ma che dovrà lasciare lo scranno dopo dieci anni vissuti da protagonista nel parlamento cittadino. Nelle nostre tasche non ci sarà la tessera del cittadino, con cui Ismaele La Vardera avrebbe garantito benefit e sconti in cambio di punti accumulati con «le buone abitudini di tutti i giorni». Non vedremo un assessore dichiaratamente massone (Giuseppe Labita, designato da Ferrandelli alla Programmazione europea), né un sindaco a cui l’Opus Dei ha cambiato la vita (cioè Ciro Lomonte).
A questo proposito: dall’ispirazione divina che ha guidato la decisione di La Vardera alla grande devozione per il sacro dell’architetto di Siciliani liberi, quello religioso non si è rivelato un appoggio vincente in questa tornata elettorale. Ma non lo è stato neanche quello molto terreno di Totò Cuffaro, con il suo endorsement nei confronti di Ferrandelli. Un dubbio, invece, resta e riguarda il pentito dem Roberto Speranza, con il suo comizio fissato nello stesso giorno di quello del pentastellato Di Maio e di Ferrandelli, e pure di una conferenza di Orlando. Esattamente, chi sosteneva?