I documenti sono riconducibili a Francesco Schifani, esponente del movimento carbonaro nel Sud Italia. Il Comune, con la collaborazione del museo nazionale del Risorgimento italiano di Torino, aprirà un sito entro l'estate 2017. Prevista anche una borsa di studio per un ricercatore
Troina, scoperto archivio su Risorgimento siciliano Contiene lettere autografe di Garibaldi e Mazzini
Ci sono anche lettere di Garibaldi e Mazzini nell’archivio scoperto a Troina, in provincia di Enna. Il materiale è riconducibile a Francesco Schifani, esponente del movimento carbonaro nel Sud Italia, e comprende – secondo quanto riporta l’agenzia Agi – numerosi documenti inediti che testimoniano la sua attività cospiratoria. Schifani, che fu vittima di torture da parte dei Borbone, morì nel 1873, dodici anni dopo l’Unità d’Italia.
L’archivio andrà a far parte dei documenti del museo del Risorgimento, la cui apertura nella località ennese è prevista entro l’estate 2017. A lavorare alla nascita del sito – che sorgerà su un edificio storico a due piani, e racconterà la storia e la vita di quel periodo, con contributi anche multimediali – è il Comune, con la collaborazione fondamentale del museo nazionale del Risorgimento italiano di Torino. L’intento dichiarato è quello di riscoprire la storia del territorio, attirando su Troina l’interesse dell’opinione pubblica: «Dopo aver portato le foto di Robert Capa, portiamo avanti un nuovo importante progetto per il rilancio turistico della nostra comunità», ha dichiarato il sindaco Fabio Venezia.
Collegata alla scoperta dell’archivio, anche la decisione di istituire una borsa studio per approfondire gli studi sul Risorgimento siciliano: «Il nostro è un gesto di amore e di orgoglio – ha detto Maria Rosa Russo, erede di Schifani – vogliamo che si approfondisca la lotta del nostro avo, un sincero democratico che credeva già allora nell’Italia». A commentare il ritrovamento delle lettere è stato anche Umberto Levra, professore ordinario di Storia del Risorgimento alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino: «I documenti ritrovati dimostrano il funzionamento della fitta rete di opposizione democratica, compresa la componente massonica, e meritano un approfondimento scientifico», ha detto lo studioso.