Rimarrà solitaria la piattaforma Prezioso, di proprietà dell’Eni, a largo del tratto di mare compreso tra Gela e Licata. E se a Gela si teme per un ulteriore disimpegno da parte del cane a sei zampe, a Licata si esulta. Accanto alla struttura – che sorge a 12 chilometri dalla costa – avrebbe dovuto essere affiancata, nell’ambito del progetto offshore ibleo, la sorella Prezioso K. Ma non sarà più così e la multinazionale ha già pronto un piano B.
Il 19 settembre, all’incontro periodico sullo stato di attuazione del protocollo d’intesa che ha sancito la riconversione della Raffineria di Gela, i vertici dell’Eni hanno presentato una novità sostanziale: un’ipotesi di ricollocazione degli impianti di trattamento del gas, non più a mare su una nuova piattaforma, ma a terra nelle aree rese disponibili dalla Raffineria. Dove, tramite un sistema di condotte, arriverebbe il gas estratto dai pozzi Argo e Cassiopea. «Dopo la sentenza del Consiglio di Stato – rende noto l’ufficio stampa Eni – del 31 agosto scorso che ha respinto il ricorso di alcune associazioni ambientaliste e di quattro comuni siciliani, Eni ha confermato la volontà di portare avanti il progetto».
Nonostante, sia in primo che in secondo grado, le decisioni dei giudici abbiano sostanzialmente confermato le ragioni del progetto, la volontà del cane a sei zampe è stata di modificare in parte i propri disegni industriali. A causa dei procedimenti giudiziari la realizzazione della piattaforma ha accumulato notevoli ritardi e spese in aggiunta. Da qui la decisione di puntare sugli impianti a terra, nelle aree rimaste inutilizzate di quella che un tempo era la Raffineria di Gela e che – messe a disposizione negli scorsi mesi per attrarre nuove aziende – non hanno avuto il successo sperato.
A Gela l’ennesima giravolta di Eni spezza il clima da unità nazionale. Da una parte il Pd locale e i sindacati temono un ulteriore disimpegno industriale, sancendo in un certo senso il fallimento di quell’accordo firmato neanche due anni fa. Dall’altra l’amministrazione comunale si dice certa che il management della più grossa azienda mai esistita a Gela, provvederà a relazionare e documentare sulle reali ricadute occupazionali del nuovo piano finanziario di investimenti, sottolineando il migliorato e ridotto impatto ambientale, derivante dalla nuova soluzione più sostenibile dai punti di vista economico, sociale e ambientale. «Saranno coinvolte aziende e manodopera gelesi – rassicura un’altra nota stampa di Eni – a differenza della piattaforma la cui realizzazione sarebbe avvenuta al di fuori del territorio in mancanza di strutture locali e comunque soggetta a bando internazionale».
A pochi chilometri di distanza dalle traversie gelesi, invece, si esulta per la mancata realizzazione della piattaforma Prezioso K. «In altri termini – scrive il comitato No Triv di Licata – Eni ammette implicitamente che fosse vero quanto i cittadini hanno sempre sostenuto con riferimento agli effetti delle trivellazioni: impatto visivo, emissioni, scarichi diretti in mare, solo per limitarci a ciò che l’azienda petrolifera afferma espressamente. Ciò che sta accadendo, al di là dei risvolti definitivi di tutta la vicenda, dimostra che attraverso la mobilitazione e la partecipazione attiva della popolazione, può essere ridiscussa e ribaltata ogni decisione».
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