Sala d'Ercole ha ha approvato un odg, firmato dai capigruppo della maggioranza, che è semplicemente un auspicio: si spera che il Governo nazionale coinvolga la Regione prima di rilasciare permessi ai petrolieri. Nello Musumeci, Gino Ioppolo e Giorgio Assenza, abbandonano l'Aula per protesta. Il Movimento 5 Stelle attacca il Presidente Ardizzone. Ferrandelli critico con il Governo
Trivelle, l’Ars approva un ordine del giorno farlocco E l’Anci annuncia un nuovo presidio di protesta
Dopo quasi tre ore di vivacissimo dibattito, l’Ars ha approvato un ordine del giorno sul tema delle trivellazioni, firmato dai capigruppo della maggioranza, che impegna il governo «a mettere in atto ogni azione utile affinché i piani che disciplinano l’utilizzo delle aree territoriali non siano stabiliti con provvedimenti adottati unilateralmente dal governo nazionale ma piuttosto con il coinvolgimento delle autonomie locali e, dunque, della Regione siciliana in sintonia con le disposizioni e le prerogative dello statuto regionale».
Tradotto, un atto che è semplicemente un auspicio. Non recepisce, infatti, l’emendamento delle opposizioni che chiedeva una sospensione di tre mesi delle autorizzazioni in corso. Motivo per cui alcuni deputati, come Nello Musumeci, Gino Ioppolo (Lista Musumeci) e Giorgio Assenza (Forza Italia) hanno abbandonato l’Aula in segno di protesta al momento del voto.
«Lo scorso 12 novembre – ha dichiarato Ioppolo – questo Parlamento ha approvato due mozioni sul tema delle trivellazioni. Oggi, con questi due ordini del giorno, siamo di fronte a una pezza della maggioranza per tentare di raddrizzare la barra di una sconfitta parlamentare subita in quell’occasione».
Furiosi anche i deputati del M5S: «Il presidente Ardizzone ha impedito all’opposizione di svolgere il proprio come da regolamento. Ha gestito l’aula come un monarca, imponendo un ordine del giorno della maggioranza», ha detto il capogruppo Valentina Zafarana che, al Presidente della Regione siciliana, intervenuto al dibattito, ha regalato un cappello da texano.
«Schizofrenia allo stato puro nell’azione del governo – prosegue Valentina Zafarana – che prima approva e favorisce, poi blocca e ferma, e poi ancora riapprova le trivellazioni in Italia, definite addirittura da Crocetta nelle ultime settimane come grande opportunità per il futuro della Sicilia, in termini economici ed occupazionali. E così si va avanti con lo scempio delle nostre coste e dei nostri mari».
«Crocetta mente sapendo di mentire – aggiunge il presidente della commissione Ambiente e Territorio, Giampiero Trizzino (anche lui grillino) – parla di un protocollo di giugno quando in realtà il vero protocollo è quello firmato a novembre dove si prevedono nuove trivellazioni a mare. Lui invece inganna l’Aula sostenendo di aver firmato alcun accordo in cui si parla di trivellazioni».
«Crocetta interpelli i siciliani con un referendum consultivo sulle trivellazioni ed ascolti, una buona volta, cosa ne pensano – afferma Giancarlo Cancelleri, altro esponente del Movimento 5 Stelle -. Mercoledì prossimo, il 17 dicembre, i deputati grillini interverranno in conferenza stampa all’Ars per fare chiarezza su quanto è già stato fatto e sulle azioni future che il Movimento intende portare avanti contro le trivelle.
Per il parlamentare azzurro, Giorgio Assenza «l’ordine del giorno presentato dai gruppi di maggioranza è riduttivo e significa tornare indietro rispetto alla volontà espressa dal Parlamento regionale di rivolgersi alla Corte Costituzionale per bloccare l’articolo 38 dello Sblocca Italia. Il presidente Crocetta si arroga diritti e poteri che il nostro Statuto nemmeno lontanamente gli attribuiscono».
Crocetta, nel suo intervento, ha ovviamente difeso a spada tratta gli accordi con i petrolieri:
«Sulle trivellazioni in Sicilia in quest’aula si è voluto creare un mostro immaginario, qui all’Ars si è creata una vera e propria mostrificazione di una vicenda che agisce sull’ambiente molto meno di quanto si possa pensare. Non ci siamo svenduti ai petrolieri. Il protocollo d’intesa che abbiamo raggiunto con Assomineraria non riguarda affatto le trivellazioni off shore, dove la Regione tra l’altro non ha alcuna competenza».
«Inoltre – dice ancora Crocetta – nei tavoli di confronto con l’Eni, la società ci ha rappresentato che le trivellazioni non sarebbero legate alla ricerca petrolifera, ma al gas che non presenta pericoli ambientali, a meno che non dobbiamo abolire pure la ricerca del gas. L’accordo non contiene alcuna deroga ambientale, anzi inserisce paletti ambientali che non sono mai stati praticati dal dopoguerra».
Intanto, al di là delle chiacchiere, i territori continuano la loro protesta. Un presidio per dire No alle trivelle per la ricerca del petrolio in Sicilia verrà messo in atto il 19 dicembre, a Palermo, davanti a Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione Siciliana. L’iniziativa è di Legambiente e di ANCI Sicilia. Aderiranno i Sindaci di alcune località turistiche come San Vito Lo Capo e Favignana, in provincia di Trapani, e Santa Marina Salina (Eolie) nel Messinese che si sono opposti con forza all’idea di vedere i loro territori, vere perle del turismo siciliano, invaso dalle trivelle. Ci saranno anche i rappresentanti di Greenpeace, il comitato No Triv e le altre associazioni ambientaliste.
Non tutti tra i parlamentari più o meno vicini al Governo la pensano alla stessa maniera. E’ il caso di Fabrizio Ferrandelli, deputati del Pd. Che dice: «Se oggi la maggioranza decide di intervenire su una materia politica così importante, così tanto da attivarsi con il governo nazionale, significa che entrata forte in questa aula la voce della maggioranza dei siciliani che non dice quello che dice il presidente Crocetta».
Ferrandelli ha chiesto al presidente dell’Ars, Ardizzone, di riconvocare l’aula l’8 gennaio «per verificare se il percorso che il Parlamento regionale ha tracciato darà il risultato sperato e cioè quello del rispetto delle competenze e delle prerogative della Regione. Se ciò non avverrà – aggiunge Ferrandelli – non ci resterà che impugnare, così come previsto dal mio ordine del giorno assorbito da quello del 12 novembre, l’art.38 dello Sblocca Italia entro il 10 gennaio».