L'Ersu ha chiesto e ottenuto dal governo regionale il comodato d'uso gratuito della struttura di via Antico Corso da tempo dismessa. Grazie a una legge del 2000, a finanziare la riqualificazione per tre quarti potrebbe essere lo Stato
Trasformare l’ex Santo Bambino in alloggi universitari «Almeno 200 posti letto». Piano per avere fondi del Pnrr
Agganciare i fondi del Pnrr per elevare l’offerta abitativa per gli studenti che frequentano l’ateneo di Catania. È questo il piano condiviso da Ersu e Regione che la scorsa settimana è finito all’attenzione della giunta guidata da Nello Musumeci, che con una delibera ha formalizzato l’apprezzamento. Sul tavolo c’è la possibilità di rilanciare l’ex Santo Bambino, il presidio ospedaliero di via Antico Corso a Catania, dismesso dopo che i servizi sono stati trasferiti nel nuovo ospedale San Marco nel quartiere di Librino. Per l’Ersu – l’ente regionale che si occupa dei servizi per il diritto allo studio, nel capoluogo etneo guidato da Mario Cantarella – i locali che ospitavano il nosocomio potrebbero essere riconvertiti in alloggi per i tanti giovani che, provenienti da fuori città, cercano casa nel capoluogo per potere seguire da vicino le attività didattiche. «Questo ente, a fronte di circa tremila richieste di posti letto da parte di studenti meritevoli e bisognosi, riesce a soddisfarne circa seicento», si legge in una missiva inviata da Cantarella all’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza.
Razza, dal canto suo, ha proposto e ottenuto la concessione all’Ersu, con la formula del comodato d’uso, dell’immobile di cui è proprietario il Policlinico. Stando alle previsioni, tramite l’ex Santo Bambino il numero di posti letto in città dovrebbe salire ad almeno ottocento. Il dato lo si evince dalla stessa lettera del presidente dell’Ersu, in cui non si avanzava alcuna preferenza ma si specificava la necessità di individuare una struttura «ubicata in prossimità delle varie facoltà universitarie e una dimensione tale da poter accogliere almeno duecento studenti». Condizioni soddisfatte dall’ex ospedale, sia per dimensioni che per la zona in cui si trova, a poche centinaia di metri dalle facoltà di Lettere e Lingue e sufficientemente vicina anche a Giurisprudenza.
Localizzato il sito, resta da capire da dove trarre i fondi per riqualificare l’immobile. Ed è qui che entra in gioco il Piano nazionale di ripresa e resilienza. A novembre il ministero dell’Università e della Ricerca ha varato un decreto che disciplina le modalità per accedere ai fondi che lo Stato – in base a una legge che risale al 2000 – mette a disposizione per realizzare residenze universitarie. La norma prevede che Roma compartecipi per un massimo del 75 per cento della spesa prevista. Somme queste ultime che lo Stato metterà a disposizione attingendo dal mare magnum rappresentato dal Pnrr, anche in considerazione del fatto che tra i soggetti che possono proporre interventi da finanziare ci sono anche gli Ersu. «L’articolo 6 del decreto ministeriale – ha ricordato Razza, presentando la proposta alla giunta – indica quale condizione necessaria per accedere al cofinanziamento che l’immobile risulti, al momento della presentazione della richiesta, nella piena disponibilità del soggetto richiedente». Condizione che può essere dimostrata sotto forma di proprietà o diritto di superficie, usufrutto, concessione o – come nel caso deciso dal governo Musumeci – comodato d’uso gratuito. Nella propria nota, Razza ha ricordato come a Catania ci sia stato già un caso di concessione all’Ersu di locali in passato destinati all’attività sanitaria. Il riferimento è all’Ascoli-Tomaselli di proprietà dell’azienda ospedaliera Garibaldi e che qualche anno fa sembrava dovesse essere destinato a ospitare gli uffici regionali etnei. Con il tempo, invece, i piani sono mutati e l’Ersu ha chiuso un accordo per l’utilizzazione di parte dell’immobile.
Dovesse andare in porto l’iter con il ministero, quello dell’ex Santo Bambino rappresenterebbe il secondo importante intervento di riqualificazione nel quartiere. Il primo e più impattante ha riguardato un altro ex ospedale, l’ex Santa Marta e Villermosa che, dopo essere stato demolito, dovrebbe lasciare spazio a una piazza con un colonnato. Uno spazio su cui si affaccerà il palazzo di epoca settecentesca, per decenni sottratto alla vista dei passanti e che potrebbe diventare la nuova sede della Soprintendenza ai beni culturali di Catania. Nel caso dell’ex Santa Marta, non sono mancate le polemiche da parte di chi ha messo in discussione la scelta della Regione. Basterà attendere per capire se la possibile futura destinazione dell’ex Santo Bambino troverà un’accoglienza diversa.