Tragedia al Massimino: muore un poliziotto, il calcio si ferma

CATANIA – Doveva essere una giornata di festa, è finita in tragedia, con un rione di Catania trasformato in un campo di battaglia e scene di guerriglia urbana da parte dei tifosi etnei. Una tragedia che ha avuto la sua vittima, Filippo Raciti, 38 anni, ispettore capo di polizia che era un esperto di ordine pubblico, visto che aveva un brevetto da istruttore. Proprio nei giorni scorsi aveva tenuto dei corsi ai colleghi in previsione del derby.

E da investigatore esperto aveva agito anche ieri sera, davanti lo stadio Massimino. Dopo ripetuti scontri aveva bloccato un tifoso del Catania e con un altro agente lo aveva fermato: il suo collega ha messo le manette all’ultras e l’ha portato via. Raciti è rimasto sul posto, è entrato in auto per fare un ‘giro’ attorno alla Curva Nord quando all’improvviso un’esplosione ha squarciato la vettura. Due le ipotesi al vaglio degli investigatori: un pezzo di marmo lanciato dai tifosi l’ha centrato al torace e dopo una bomba carta è esplosa dentro la vettura. La miscela tra trauma polmonare e l’inalazione dei fumi del piccolo ordigno più quelli di altri petardi scoppiati vicino si sarebbe rivelata letale.

L’altra ipotesi è che il trauma sarebbe stato causato direttamente dalla bomba carta. Dettagli che chiarirà l’ autopsia disposta dalla magistratura che ha aperto un’inchiesta, ma che non consoleranno gli anziani genitori, la moglie e i due figli (uno di 15 e l’altro di 9 anni) dell’agente morto. Soccorso da alcuni colleghi, Raciti li avrebbe tranquillizzati: “Non è niente di grave non vi preoccupate”, avrebbe detto loro prima di perdere i sensi. La corsa verso l’ospedale è stata veloce quanto inutile. I medici hanno tentato di rianimarlo e sembrava avesse recuperato la forza per superare le difficoltà. Ma è stata solo un’ illusione. Alle 22.10, nonostante gli sforzi dei medici, è morto. La notizia viene tenuta ‘segreta’ per dare il tempo di avvertire la moglie e i parenti più stretti. Ma poi il caso esplode.

E’ la madre di Raciti a correre per prima in ospedale, scortata da agenti in lacrime, “voglio vederlo, voglio vederlo…” dice, preoccupandosi anche di suo marito: “Ha bisogno di assistenza, sta male, pensate a lui”, aggiunge. Poi dai volti dei colleghi del poliziotto davanti l’ ospedale emerge la certezza del dramma.

Pochi vogliono parlare. Qualcuno, protetto dall’ anonimato, esclama: “Adesso basta, questo non è calcio, potevo morire io, e chi avrebbe pensato alla mia famiglia”. La rabbia e il dolore sono palpabili tra poliziotti e carabinieri che auspicano “la fine di queste guerriglie con interventi durissimi da parte delle autorità competenti”. Tutti invocano “tolleranza zero”.

Tra i colleghi si parla anche dell’accaduto. Gli agenti parlano di “ultras del Catania in azione contro il Palermo” ma “il cui vero obiettivo è sempre e solo la polizia”. Le lacrime non sono solo di rabbia ma anche di dolore perché, spiegano, “Filippo Raciti era una persona dolce, serena, un professionista ineccepibile, che lascia una famiglia splendida”. Passa anche il suo capo, il responsabile del Reparto Mobile della polizia, Pietro Gambuzza, ha il volto solcato dalle lacrime e le labbra serrate. Non parla e invita i giornalisti a lasciarlo solo nel suo dolore. “Era un bravo ragazzo…” dice prima di andare via.

La Procura della Repubblica di Catania ha aperto un’inchiesta. Lo ha confermato il procuratore capo facente funzioni Vincenzo D’ Agata. All’ospedale Garibaldi di Catania, dove era stato ricoverato l’ispettore capo Raciti, si è recato il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Ignazio Fonzo, uno dei due magistrati titolari del fascicolo. Secondo stime ancora approssimative i feriti sarebbero un centinaio, compresi decine di appartenenti alle forze dell’ordine. Tra le numerose persone portate nell’ ospedale Garibaldi di Catania c’è anche un agente di polizia ricoverato con la prognosi riservata. Lo si apprende da fonti mediche, secondo le quali il paziente non sarebbe però in pericolo di vita. Secondo quanto si è appreso sarebbe stato colpito durante gli scontri con i tifosi fuori dallo stadio.

Le forze dell’ordine avrebbero bloccato e condotto in Questura e nella caserma dei carabinieri una ventina di persone per controlli. Sarebbero quasi tutti ultras del Catania, fermati durante gli scontri, la cui posizione è al vaglio della Procura della Repubblica. Nove tifosi del Catania, cinque adulti e quattro minorenni, sono stati arrestati dalla Digos della Questura di Catania. I fermi sono stati disposti dal sostituto procuratore Antonella Barrera, che ha nominato anche il medico legale per l’autopsia.

Il commissario straordinario della Figc Luca Pancalli ha deciso, in seguito agli incidenti di Catania in cui ha trovato la morte un poliziotto, di sospendere tutti i campionati di calcio in programma nel prossimo week end, dalla serie A alle giovanili.

 

www.lasicilia.it
02/02/2007


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