«Un posto dove il cibo si trasforma in esperienza». È così che Joel Rodriguez descrive Tobu sushi boutique. Un’esperienza che inizia dalla scelta del nome – Tobu, infatti, in giapponese significa volo – e non finisce con il viaggio attraverso diverse culture culinarie del mondo. Non solo il Giappone, ma anche Argentina, Ecuador, Panama e Qatar. Che […]
Quando mangiare il sushi si trasforma in un’esperienza: i consigli di Tobu sushi boutique
«Un posto dove il cibo si trasforma in esperienza». È così che Joel Rodriguez descrive Tobu sushi boutique. Un’esperienza che inizia dalla scelta del nome – Tobu, infatti, in giapponese significa volo – e non finisce con il viaggio attraverso diverse culture culinarie del mondo. Non solo il Giappone, ma anche Argentina, Ecuador, Panama e Qatar. Che si incontrano a Sant’Agata Li Battiati, nel Catanese, con un take away che porta il ristorante a casa. «Per tenere fede alla seconda parte del nome dell’attività – racconta Rodriguez- Ci siamo concentrati su ogni minimo dettaglio dell’estetica e del packaging». Buste eleganti realizzate con una carta simile a quelle delle boutique per garantire la qualità del prodotto. Perché forma e contenuto, quando si parla di sushi, non sono distanti.
Preparazioni artigianali per cui vengono scelte materie prime di eccellenza: riso categoricamente di qualità giapponese, pesce (dal tonno al salmone, fino al pesce bianco) conservato seguendo rigide regole, alghe, verdure, frutta di vario tipo e salse preparate utilizzando spezie particolari per accompagnare il tutto. Dietro c’è la sapiente arte dello chef Joel Rodriguez, affiancato da una squadra di altre sei persone, che ha girato il mondo e non ha mai smesso di ispirarsi a diverse culture per preparare tutte le pietanze. Tra le novità introdotte di recente ce n’è una che mette in discussione con originalità il concetto stesso di sushi, ma senza stravolgerlo. È l’affumicatura, un’antica tecnica di insaporimento dei cibi che con il pesce (in particolare il salmone) si coniuga perfettamente. «Una combinazione di sapori e odori che è difficile da spiegare. Ed è per questo – dice – che bisogna provarlo». L’invito del titolare è rivolto soprattutto ai più scettici. «Perché il limite nei confronti del sushi e di tutte le sue declinazioni – ne è convinto Rodriguez- è soprattutto un pregiudizio di tipo culturale che è stato infarcito anche di falsi miti».
Tanto che ad apprezzarlo di più, almeno nel Catanese, è la fascia che va dai 15 ai 50 anni. Tra questi, per il delivery, il sushi è al secondo posto. Superato solo dalla pizza, si lascia alle spalle anche hamburger e patatine fritte. Fondamentale, però, è riuscire a scegliere bene il posto giusto in cui ordinare e mangiare. «Ci sono dei dettagli a cui prestare attenzione per evitare di finire nel posto sbagliato – suggerisce Rodriguez- Bisogna allenare un po’ anche l’occhio, che vuole la sua parte. Dal menù presentato in modo confusionario a un prezzo eccessivamente basso a fronte di una quantità di prodotto che, nella maggior parte dei casi, non può garantirne la qualità». Un mercato in crescita quello del sushi: «Intorno alla metà del mese di aprile – annuncia – apriremo nella piazza centrale di Trecastagni un ristorante di sushi con pochi tavoli sia dentro che fuori in cui potersi sedere a fare insieme a noi questo tobu (volo, ndr) nell’esperienza culinaria».