La zona resta interdetta da un'ordinanza sindacale per motivi di igiene e sanità, mentre resta ancora da capire di chi sa l'effettiva competenza dell'intervento tra Comune e demanio marittimo. Intanto sono al vaglio diverse soluzioni, nessuna delle quali, tuttavia, di semplice attuazione
Terrasini, capodoglio morto sulla spiaggia da 20 giorni Il vicesindaco:«Non abbiamo soldi per rimuoverlo»
È lì, sulla spiaggia di San Cataldo dallo scorso due dicembre. Il capodoglio che vedete nelle immagini, lungo circa sedici metri e largo oltre quattro, era stato trovato, senza vita, incastrato fra le rocce della costa di Capo Rama, il 29 novembre. Gli uomini della capitaneria di porto di Terrasini tre giorni dopo lo hanno trainato per la coda spostandolo dove si trova tutt’ora e lo stesso giorno il sindaco Massimo Cucinella, ha emesso un’ordinanza che vieta l’accesso alla spiaggia per motivi di igiene e sanità pubblica «fino a quando gli organi competenti non provvederanno al recupero e allo smaltimento della carcassa».
La balena, in decomposizione sulla battigia da circa 20 giorni, rimarrà lì non si sa ancora per quanto tempo. Servono infatti 30 mila euro per le operazioni di smaltimento e il comune di Terrasini, questi soldi non li ha. «Sono cifre enormi per un piccolo comune come il nostro – dice a MeridioNews il vicesindaco Fabio Censoplano – e per noi è impossibile affrontare una spesa simile. Stiamo quindi cercando delle alternative, ma non è semplice trattandosi di un cetaceo di dimensioni e peso imponenti». La prima cosa da fare però, ha spiegato il vicesindaco, è capire di chi sia l’effettiva competenza, trattandosi di spiaggia e dunque p possibile che sia il demanio marittimo a dover intervenire «ad ogni modo – continua Censoplano – stiamo andando avanti e ci stiamo muovendo in accordo con la Capitaneria e l’Asp e al momento sono due le possibilità, o trasportarlo a largo o spostarlo in altra zona e bruciare la carcassa, come previsto dalla normativa». Ma entrambe le ipotesi son rese complicate proprio dalle dimensioni dell’animale. «Nel primo caso – spiega Censoplano – bisogna trovare una zavorra molto potente e grande in grado da poter spostare il capodoglio, ma è chiaro che non potrebbe rimanere a largo a galleggiare perché creerebbe un grosso problema al traffico in mare e sarebbe pericoloso. Bruciare la carcassa invece – continua – prevede che prima del trasporto venga sezionata, con tutte le conseguenze del caso, un vero e proprio scempio purtroppo, e poi va trovata un’area adatta dove poterla bruciare, considerando che si tratta di un rifiuto speciale».
I tempi? Non è dato saperli purtroppo, si attende intanto l’esito della corrispondenza attualmente in corso con il demanio per stabilire le competenze. Il povero capodoglio quindi rimane lì, in brutta mostra.