Mentre per la sicilia governo nazionale e governo regionale hanno siglato un accordo per bruciare i rifiuti nei forni delle cementerie (di fatto, avvelenando l'aria con le diossine e con altre sostanze pericolose per la salute) l'emilia romagna dice "basta" ai termovalorizzatori.
Termovalorizzatori: l’Emilia dice “no”, la Sicilia sì…
Mentre per la Sicilia Governo nazionale e Governo regionale hanno siglato un accordo per bruciare i rifiuti nei forni delle cementerie (di fatto, avvelenando l’aria con le diossine e con altre sostanze pericolose per la salute) l’Emilia Romagna dice “basta” ai termovalorizzatori.
Anche su questo fronte la Sicilia si conferma terra pirandelliana. Quando in altre Regioni italiane si realizzavano i termovalorizzatori per bruciare rifiuti e produrre energia (ma anche sostanze inquinamenti), la Sicilia diceva “no” ai termovalorizzatori.
In verità, a un certo punto – correva l’anno 2002 – sull’onda di un Piano di raccolta e smaltimento dei rifiuto elaborato nel 2000, la Regione siciliana elaborava un piano che prevedeva la realizzazione di ben 4 termovalorizzatori. La storia di questi impianti sarà tormentata e culminerà con il blocco dei lavori in seguito a una sentenza della Giustizia europea.
Il successore di Totò Cuffaro (il presidente della Regione che avrebbe voluto realizzare i quattro termovalorizzatori) Raffaele Lombardo, insediatosi nel 2008, farà della ‘guerra’ contro i termovalorizzatori un cavallo di battaglia. Denunciando anche ingerenze della criminalità organizzata.
Fino a qualche mese fa in Sicilia non si doveva parlare di bruciare i rifiuti. Sembrava una delle pochissime cose serie fatte dal Governo Lombardo. Ma si è trattato di un’illusione.
Poco più di un mese fa, la sorpresa: come già ricordato, nel silenzio generale, Governo nazionale e Governo regionale raggiungono un accordo per bruciare i rifiuti siciliani nei forni delle cementerie.
Si tratta, alla fine, di un passo indietro anche rispetto ai quattro termovalorizzatori di Cuffaro. Quegli impianti, almeno, prevedevano un abbattimento dei fumi, cioè dei veleni provocati dalla combustione. Bruciare i rifiuti nei forni delle cementerie è una follia, perché tutti i veleni – senza alcun abbattimento – vengono immessi nell’aria.
Sarebbe interessante capire dove sono finiti tutti gli ambientalisti siciliani che, tra il 2003 e il 2007, hanno combattuto contro la realizzazione dei quattro termovalorizzatori. Il dubbio, alla luce dei silenzi sulla combustione dei rifiuti siciliani programmata tra Roma e Palermo, è che quella combattuta qualche anno fa contro i quattro termovalorizzatori sia stata una battaglia di ‘affari’ piuttosto che una battaglia per la tutela dell’ambiente.
Per la cronaca, il Governo Lombardo, tanto per non smentire il gusto per la contraddizione (o per gli affari?), di recente ha abbracciato la causa dei termovalorizzatori, dimenticando di averli rifiutati per quattro anni. La spiegazione? Li vuole Roma. Peccato che quando Lombardo parlava contro il termovalorizzatori a Roma c’era un Governo – il Governo Berlusconi – che i termovalorizzatori li voleva, eccome se li voleva realizzare!
In tutto questo, tra termovalorizzatori sì e termovalorizzatori no, in tante città della Sicilia l’immondizia resta nelle strade non raccolta. Effetto combinato del vuoto amministrativo prodotto dal Governo Lombardo in materia di raccolta e gestione dei rifiuti e dalla crisi finanziaria degli Ato rifiuti. Succede che ad Agrigento, città turistica per antonomasia, i rifiuti per le strade gareggino con i Templi, tanto per fare ridere il mondo.
E mentre nel resto d’Italia – con in testa il Movimento 5 Stelle a Parma – si dice “no” al termovalorizzatore, in Sicilia i rifiuti li lasciamo in mezzo alle strade o li bruciano nelle cementerie. E, magari, costruiremo pure qualhe termovalorizzatore, con il silenzio di quegli ambientalisti che, tra il 2003 e il 2007, si opponevano strenuamente alla combustione dei rifiuti…
Viva la coerenza e la serietà…