Via un liquidatore, ne arrivano tre. Lo scorso 30 gennaio l’assessorato regionale al Bilancio ha definitivamente liquidato l’uscente Gianfranco Todaro, avvocato vicino al consigliere comunale catanese Daniele Bottino, e nominato una nuova terna di commissari delle Terme di Acireale. A guidarla sarà Francesco Petralia, già vice sindaco di Aci Catena, che sul piano politico rappresenterebbe l’area Pd del deputato regionale Luca Sammartino. Assieme a lui opereranno Nino Oliva, che sarebbe uomo del segretario regionale di Sicilia Futura Nicola D’Agostino, e Vincenza Mascali, la cui nomina sarebbe in quota al governatore Rosario Crocetta. Una tripartizione che, secondo il parlamentare Ars di Forza Italia Marco Falcone, avrebbe «un sapore clientelare». E che, specie ad Acireale, ha generato dietrologie sulle prossime amministrative di Aci Catena, dato che Petralia e Oliva provengono proprio dalla cittadina etnea un tempo feudo di Ascenzio Maesano. L’esperienza e un’indole da pacificatore suggeriscono a Petralia di lasciar cadere i veleni. «Parlo solo del destino delle stabilimento», avverte. Poi però si concede un’unica battuta: «Al netto delle tasse, il nostro compenso mensile – spiega – è inferiore a 800 euro. Molto meno di altri incarichi, anche nello stesso settore». In totale, i tre costeranno alla Regione circa 39mila euro lordi l’anno, contro i circa 30mila lordi che guadagna da solo Carlo Turriciano, liquidatore delle Terme di Sciacca.
Nel 1999 una legge regionale trasforma l’azienda autonoma Terme in una società per azioni. Proprietà e patrimonio rimangono pubblici. Ma lo stabilimento continua ad accumulare passività. Oggi la situazione debitoria delle Terme è disarmante. Il passivo ammonta a non meno di 13, 14 milioni di euro. Il primo passo del terzetto liquidatore sarà per l’appunto effettuare una precisa ricognizione della miriade di creditori accumulatasi negli anni. Completata questa fase, i commissari chiederanno all’Agenzia delle entrate una valutazione immobiliare dell’hotel Excelsior e del polivalente, due beni al momento inutilizzati e pertanto improduttivi. «Ottenuta la valutazione – spiega Petralia – potremo emettere un avviso pubblico per la vendita dei due immobili. Un avviso a cui potrà partecipare la stessa Regione, affinché rientrino a pieno nel suo patrimonio».
Con il denaro ricavato da una simile operazione, i commissari potrebbero saldare i creditori ed esaurire la fase della liquidazione. Il solo Excelsior, oggi chiuso come del resto tutta la struttura termale, avrebbe un valore di circa 20 milioni di euro. Una stima che però risale a una decina di anni fa. Oggi le strutture sono quasi fatiscenti, il che non potrà non influire sulla valutazione immobiliare. Ma il grande creditore Unicredit, che potrebbe pignorarle, condividerà questo percorso? «Avvieremo un tavolo con la banca – dichiara il commissario – credo che alienare i beni a un prezzo stabilito da organismi neutri possa essere conveniente anche per Unicredit». L’ipotesi opposta, ovvero la vendita dei due immobili sul mercato privato, possibilmente all’asta, indebolirebbe gravemente le possibilità di un vero rilancio delle Terme.
L’hotel Excelsior è il bene più esposto. La struttura — aggiunta a un patrimonio immobiliare composto dallo stabilimento di Santa Caterina e Santa Venera, dal complesso principale che ospita gli uffici e dal parco di via delle Terme — era in passato un pastificio, affidato alla Regione dopo la cessazione della produzione. Affinché divenisse un albergo vennero accesi dei mutui bancari, ma molte rate non sono mai state versate. Entrò in funzione per qualche anno, con gestione privata. La chiusura definitiva è del 2011. Un discorso analogo si può fare per il polivalente, un edificio che sarebbe dovuto divenire un centro dedicato al benessere e alla riabilitazione, mai entrato in funzione.
Tutelata l’integrità del patrimonio, chiusa la gestione liquidatoria ed estinta la società per azioni, lo stabilimento – alleggerito dai debiti – rientrerebbe nella completa disponibilità della Regione, che potrebbe dunque pubblicare un bando per consegnare la gestione dell’impianto a soggetti privati, pur mantenendo la proprietà pubblica dei beni. Ma i tre liquidatori riusciranno a completare questo piano? Saranno capaci di evitare una svendita speculativa dei beni immobiliari? Al di là della facile battuta, quel rischio – che da tempo aleggia su Acireale – non sarà facile da liquidare.
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