Nella struttura che il pastore Luciano Reina ha costruito a partire dal 1970 a Santo Stefano Quisquina nell'Agrigentino, ogni 21 dicembre i raggi del sole passano attraverso l'occhio bronzeo. Guarda le foto
Teatro di Andromeda: il luogo dove il sole bacia la pietra «Ci portavo le pecore, oggi si assiste al solstizio d’inverno»
«Prima di tramontare nel mare africano, un raggio di sole penetrerà l’occhio bronzeo del portale restando sospeso tra terra, cielo e suoni ancestrali». Uno spettacolo a cui si può assistere dentro un teatro in pietra, a mille metri d’altezza e con lo sguardo rivolto al Canale di Sicilia. La cornice è quella del teatro di Andromeda – dedicato alla costellazione da cui prende il nome – un ambiente suggestivo immerso tra i monti Sicani nell’Agringentino, in contrada Rocca all’esterno delle mura perimetrali del borgo medievale di Santo Stefano Quisquina.
Il creatore del teatro, Luciano Reina, cominciò a scolpire un recinto sacro alle 108 stelle visibili della Costellazione di Andromeda nel luogo dove originariamente portava, insieme a suo padre, le pecore al pascolo. Sono 108, infatti, i posti a sedere, tutti a forma di stella a otto punte. Mentre i tasselli che compongono la scena sono 365, come i giorni dell’anno. Il teatro è di forma ellittica. Un ambiente in cui la realtà diventa una visione quasi onirica, specie quando il sole investe l’arco in pietra del teatro, l’occhio bronzeo che dà accesso alla struttura all’aperto. I miracoli avvengono il 21 giugno e il 21 dicembre, quando, rispettivamente, la primavera dà spazio all’estate e l’autunno saluta l’ingresso dell’inverno.
Col solstizio d’inverno, il sole raggiunge la sua minima declinazione a mezzogiorno, raggiugendo il punto più basso rispetto a tutti gli altri giorni, inoltre l’arco che compie da est a ovest è il più breve in assoluto. Nel teatro di Andromeda il sole filtra dal portale, mentre gli spettatori assistono allo spettacolo gustando tisane calde, vin brulè e ciliegie sciroppate. L’idea di Reina, appassionato di storia e filosofia, è di offrire uno spettacolo in quelli che erano i pascoli dell’entroterra agrigentino dove ha potuto apprendere l’arte della pastorizia tramandata da suo padre. Nel teatro di Andromeda il visitatore compie un viaggio, avvolto dal silenzio, mentre si trova sospeso a mille metri, ammirando un panorama dove lo sguardo si perde all’interno di una struttura che «ha una forma di un’astronave», come la definisce Reina. Oltre a filtrare per il portale, i raggi passano anche dalla bocca della maschera della parola, una delle sculture realizzate da Reina.
«Mio padre mi voleva pastore – racconta – così ho passato la mia infanzia tra pecore e cani e un solo libro. Di notte scolpivo alabastri in una stalla dove riposavano altri pastori, che mi urlavano di andare a dormire. Scolpivo al lume di un pezzo di stoffa immersa nella nafta e, quando le mie narici si riempivano di polvere e di fumo, uscivo fuori a respirare sotto le stelle. Una notte chiesi al cielo di non farmi mai sazio della mia arte e sono stato ascoltato». Reina così abbandona il suo pascolo e si lascia guidare dall’aura misteriosa e affascinante del luogo.
«È scritto che lo Spirito, come il vento, soffia dove vuole e ha soffiato qui – spiega – dove alla fine del 1970 portavo le pecore al pascolo e, al tramonto, le ho viste più volte ruminare in pace, ferme come nell’immobilità della pietra. Sentivo che in questo luogo dimoravano spiriti santi e, così, ho deciso di costruire qui un teatro di pietra. Molti anni dopo, ho saputo che la Galassia M31 della costellazione di Andromeda entrerà in collisione con la nostra Galassia tra circa quattro miliardi e mezzo di anni e ho cominciato a scolpire un recinto sacro – aggiunge – ispirato alle 108 stelle visibili della costellazione di Andromeda. Un incontro tra due galassie, così come il teatro: luogo di condivisione e di unione», conclude. Il teatro conta circa 12mila visitatori l’anno, tra spettacoli ed eventi culturali.