Dopo il successo in Piemonte, Lombardia e Toscana e l'investimento di un milione di euro da parte della venture capital Principia, l'ecommerce per botteghe specializzate in qualità locale e filiera corta fondato da due giovani di Asti sceglie la città etnea per il lancio nel sud Italia. Con una chiamata di affiliazione rivolta ai bottegai catanesi e un obiettivo: «Promuovere l'eccellenza agroalimentare siciliana e rilanciare l'economia del territorio partendo dai piccoli commercianti e produttori», spiega la co-fondatrice Giulia Valente
Tacatì, la start-up del Km0 apre a Catania «Sostenere la filiera locale grazie al web»
La passione per il cibo genuino, un progetto di business innovativo, e l’obiettivo di supportare la filiera alimentare locale dei piccoli produttori e commercianti, rilanciando l’economia del territorio in modo sostenibile. Per combattere la crisi del settore unendo i sapori della tradizione alle potenzialità del web. E’ da questi presupposti che nasce Tacatì, la start-up fondata nel 2012 da Stefano Cravero e Giulia Valente, giovani neo-imprenditori di Asti che hanno messo in piedi un ecommerce in cui è possibile fare la spesa di tutti i giorni online, acquistando, direttamente dalle piccole botteghe della propria città, prodotti biologici e a filiera corta dal produttore al consumatore.
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Un progetto ambizioso che, grazie alla tenacia degli ideatori e al supporto del fondo Sgr Principia – uno tra i più importanti operatori di venture capital italiani – nel giro di un anno ha conquistato Piemonte, Lombardia e Toscana. E adesso si prepara a mettere radici anche in Sicilia, partendo da Catania, città scelta come trampolino di lancio del servizio nel sud Italia. Qui Tacatì è alla ricerca di botteghe da affiliare per trasformare il capoluogo etneo in un «punto di riferimento da cui partire per espandere il servizio sull’Isola», spiegano i fondatori. Anche grazie al contributo dei cittadini, che possono segnalare la propria bottega del cuore, contribuendo così a sviluppare una rete di negozi anche all’ombra dell’Etna.
Tacatì è un vero e proprio supermercato in Rete a filiera corta, che si pone come alternativa sostenibile e locale alla grande distribuzione. Un’idea semplice e allo stesso tempo innovativa, con Catania scelta per il fermento innovativo e per la cultura del mangiare bene insita nel dna dei suoi abitanti. «Con l’arrivo in Sicilia, Tacatì vuole innescare un circolo vituoso che, partendo dalle piccole botteghe di quartiere, possa promuovere l’eccellenza agroalimentare del territorio siciliano, ricco di risorse, e rilanciare l’economia locale», spiega Giulia Valente, responsabile marketing di Tacatì.
Il lancio nella città etnea è un passo importante per la start-up astigiana, nata dall’incontro casuale – e fortuito – tra i due fondatori, perfetti sconosciuti fino a marzo 2012. Tutto ha inizio quando quasi in contemporanea, Giulia e Stefano tornano in Italia dopo varie esperienze lavorative all’estero, con l’idea di mettere su un’attività in proprio basata su imprenditorialità e passione per il buon cibo, interessi condivisi da entrambi. «Mi trovavo a Madrid, dove lavoravo nel reparto marketing di una multinazionale, quando ho sentito il richiamo di casa», racconta Giulia, 28enne astigiana, con una laurea in Economia alla Bocconi e un master in management all’HCE di Parigi. Rientrata nel Bel Paese, Giulia ha deciso di dedicarsi ad un progetto imprenditoriale che unisse la sua passione per il mangiar bene e genuino all’esigenza personale di reperire facilmente prodotti locali e genuini online. «Sono sempre stata una mangiona – ammette ironizzando – Mi piace mangiare bene ma quando non si ha il tempo di fare la spesa, trovare prodotti buoni e di qualità è difficile».
Stefano Cravero e Giulia ValenteDa qui l’idea di creare un ecommerce specializzato in qualità locale, coinvolgendo le piccole botteghe di quartiere e i produttori della zona. Un progetto condiviso a sua insaputa con Stefano, 34 anni, di cui molti passati all’estero nelle capitali della finanza a lavorare nei fondi di investimento. Persino in Bangladesh, dove è stato consulente nel think tank del Premio Nobel per la Pace Mohammad Yunus. «Anche Stefano ha deciso di tornare in Italia e aprire un’attività in proprio che avesse anche un impatto sociale», racconta Giulia. L’attuale amministratore delegato di Tacatì aveva in mente proprio una piattaforma online dove poter fare la spesa a Km0. «Ci siamo incontrati casualmente in Coldiretti ad Asti perché, a distanza di pochi giorni, abbiamo presentato la stessa proposta – continua la co-fondatrice – Così ci hanno messi in contatto, ci siamo conosciuti e abbiamo deciso di unire le forze e lavorare insieme».
Da quell’incontro in Coldiretti al lancio di Tacatì – che in dialetto piemontese vuol dire vicino a te – sono passati appena tre mesi. «Abbiamo iniziato a lavorare immediatamente al progetto – continua Giulia – e a maggio 2012 il sito era già operativo». Nel frattempo, il team si è portato a casa premi e piazzamenti di successo nell’ambito di numerose competezioni per start-up, tra cui il Barcamper di Biella e la qualificazione tra i finalisti della Global Social Venture Competition. Ma a segnare il punto di svolta per la start-up astigiana è stato il sostegno di Principia, che ha creduto in Giulia e Stefano investendo su Tacatì un milione di euro. «Tramite l’acceleratore iStarter, che ci ha seguiti nella fase iniziale, abbiamo inviato il business plan a Principia, che ha ritenuto valido il nostro progetto e ci hanno dato fiducia investendo nella nostra idea», racconta la co-fondatrice.
Adesso Tacatì può contare su una rete di botteghe e produttori in continua espansione e su una community fidelizzata ed esperta di acquirenti. «C’è anche un gruppo di suore che fanno la spesa sul nostro sito», racconta Giulia. Il segreto del successo della piattaforma? «Fare la spesa online come dal bottegaio sotto casa, con la certezza di acquistare prodotti buoni e genuini come quelli scelti personalmente al mercato o in bottega – spiega la responsabile marketing – Senza rinunciare alla qualità, alla fiducia e al contatto umano tra cliente e negoziante». Unendo la genuinità dei sapori locali a tutta la comodità degli acquisti sul web, e risparmiando tempo e denaro. Tutto grazie all’implementazione delle nuove tecnologie e all’esperienza accumulata sul campo dai suoi giovani fondatori, che hanno potuto contare anche sull’aiuto di un’esperta d’eccezione. «La nonna di Stefano aveva una bottega di alimentari nell’Astigiano, dove lui da bambino passava molto tempo. Durante i primi test ad Asti siamo andati spesso a trovarla e, nonostante sia molto avanti con l’età, ci ha dato moltissimi consigli su come impostare logistica, rapporti con i produttori e consegne a domicilio».
Il successo ottenuto durante il primo anno di attività ha spinto Giulia e Stefano a porsi un obiettivo ambizioso: affiliare 1000 botteghe in cinque anni. La prossima tappa? «Rafforzare il servizio in Italia aumentando il numero di botteghe partner nelle grandi città, partendo proprio da Catania», sottolinea la co-fondatrice. Sempre con la stessa mission: «Tacatì vuole promuovere e supportare una filiera alimentare locale che sia davvero sostenibile e che porti benessere a tutti i suoi attori: bottegai, produttori e clienti», spiega Giulia.
Un sistema che fa bene all’economia locale e che, insieme all’impegno dei suoi giovani fondatori, ha permesso a Tacatì di tagliare tanti traguardi, tra cui quello più importante: trasformare una semplice idea in un’impresa 2.0. «Il nostro progetto è stato premiato perché fin da subito ci siamo dedicati al cento per cento in qualcosa in cui crediamo», ammette Giulia. Che lascia anche un consiglio a chi, come lei e Stefano, vorrebbe lanciare un proprio business partendo da una buona idea. «Per farcela bisogna metterci tanto, avere coraggio e tenacia e non mollare davanti alle difficoltà – sottolinea la giovane imprenditrice – Senza dimenticare di approcciarsi a chi ha esperienza nel settore. E’ facendo rete che nascono le possibilità».